Documentato Appello di un antifascista di Prato
"Allontanare Mieli dalla Rai per tradimento della Repubblica antifascista"

Riceviamo e volentieri pubblichiamo in ampi stralci.
 
Dopo l’ottimo successo delle iniziative, svoltesi in tutta Italia, per la Festa della Liberazione è opportuno non abbassare la guardia. A tal riguardo, è bene sottolineare che la destra italiana non ha accettato in passato e a maggior ragione non accetta neanche oggi che si sente forte i valori della Resistenza.
Purtroppo, di questo tipo di Stato in Europa ce ne sono parecchi. In questo contesto, il noto neofascista Ignazio La Russa, esponente di primissimo piano di “Fratelli d’Italia” ha tentato il “colpo gobbo”, proponendo di “cancellare” il 25 Aprile, come Festa della Liberazione e di dedicarlo ai morti di tutte le guerre, nonché ai morti del coronavirus.
A tal proposito, è opportuno che ogni sede provinciale ANPI organizzi dei corsi sulla storia europea del 1900, sia on line, sia con la presenza fisica dei partecipanti, in quanto molte persone non conoscendo la storia del secolo scorso, non possono apprezzare pienamente il valore della Resistenza e della Liberazione.
Comunque, la soluzione definitiva di questo problema ci sarà soltanto quando nelle scuole italiane verrà studiata la storia contemporanea, con molto maggiore approfondimento di quanto non se ne faccia oggi. La mancanza di una cultura storica di base obbliga i cittadini a bere l’acqua avvelenata dalle labbra di qualche “santone” televisivo.
È quello che è successo in questi giorni con il prof. Paolo Mieli, il quale pontificando su La7, in occasione della messa in onda il 23 e il 24 Aprile scorso, del film di Carlo Lizzani “Mussolini ultimo atto”, ha teso a ridimensionare enormemente il valore e il significato della Resistenza.
Quello che ancora è più grave, sul piano culturale e storico, che egli ha esaltato Giampaolo Pansa come un “grande storico”. Mieli sa benissimo che Pansa è stato un giornalista e non uno storico, in quanto non ha seguito un metodo storico, cioè, quello di ricercare dei documenti negli archivi statali od in altre sedi, ma si è affidato opportunisticamente a testimonianze orali di persone interessate alle vicende da esse raccontate. Senza contare che molte delle vicende raccontate da Pansa non sono significative sul piano storico.
Tanto per fare un esempio quando Pansa parla di esecuzione di camicie nere, avvenute dopo il 25 Aprile 1945, volutamente dimentica che si trattava di bande armate che avevano compiuto in Toscana ed Emilia stragi orrende e cercavano di mettersi in salvo passando il confine del Brennero. Di esempi simili se ne potrebbero fare tantissimi. In definitiva, Pansa ha voluto intenzionalmente infangare la Resistenza.
In sostanza, Mieli, tra decine e decine di autori che hanno scritto sulla Resistenza, con competenza e equilibrio, ha fatto il nome di chi ha volutamente denigrato la Resistenza, non riferendo nulla di nuovo, ma delle semplici dicerie e di stampo fascista.
Venendo a parlare della storia del fascismo, dobbiamo dire che il comportamento, culturalmente più deleterio per l’Antifascismo, il Prof. Mieli l’ha tenuto quando parlando del fascismo ha riferito che la classe politica liberale negli anni 1920-1922 non si è accorta delle mire autoritarie di Mussolini.
La verità storica è ben diversa: il mondo industriale lombardo e quello agrario emiliano-romagnolo, ben sapevano chi era Mussolini e che egli voleva instaurare un regime autoritario, ma nonostante ciò l’hanno utilizzato in funzione antisocialista.
Sarebbe finalmente l’ora che Mieli dicesse chiaramente che Mussolini non è piovuto dal cielo, ma è stato coccolato e sostenuto, oltre che dagli industriali e dagli agrari, anche dalla grande stampa, dalla Chiesa, dalla massoneria e dall’esercito.
La ciliegina sulla torta che il Prof. Mieli ha voluto propinare ai telespettatori è quella secondo la quale il neofascismo, oggi in Italia, è presente soltanto in alcuni gruppi minoritari, quali Casaggi, Casa Pound e via dicendo.
La verità è ben diversa: il neofascismo impregna tutto il campo del centrodestra.
La Meloni che spinge il sindaco di Affile (Roma) a costruire un mausoleo a Graziani, la Lega che ad Omegna (Verbania) delibera l’intitolazione di una piazza per il ministro di Mussolini, Armando Diaz, la destra compatta che a Grosseto ha già deciso di intitolare una strada al fucilatore di italiani, Giorgio Almirante. Per arrivare al potente Ignazio La Russa, che è tanto neofascista da difendere ufficialmente, come avvocato, in Corte di Appello, a Roma due assessori di Affile, dall’accusa di apologia di fascismo, per il monumento al criminale di guerra Rodolfo Graziani, affermando che Graziani ha combattuto per “l’Italia”.
Abbiamo il dovere di concludere questo lungo elenco ricordando che l’On. Giorgia Meloni, memore delle imprese coloniali del “duce”, vorrebbe utilizzare la nostra Marina Militare contro gli immigrati, che “invadono l’Italia”, dimenticando che la vera invasione militare l’ha fatta il duce il giorno 03 ottobre del 1935, per conquistare l’Impero.
Stando il dibattito storiografico in Italia, nei termini sopra descritti, Mieli ha violato tutte le regole sia del buon giornalista, sia dello storico imparziale.
Infatti, tra tutti gli autori di libri sulla Resistenza che hanno parlato di questo argomento con imparzialità, ha indicato soltanto Giampaolo Pansa, noto in Italia non come ricercatore e scopritore di documenti inediti, bensì come raccoglitore di dicerie antipartigiane messe in circolazione dai più incalliti nazifascisti di Salò.
Il suo comportamento assume un rilievo eccezionale dal momento che egli, pur parlando in quell’occasione da una TV privata è un consulente di Storia per la RAI e come tale dovrebbe essere sempre imparziale. Parimenti, dovrebbe essere imparziale come giornalista, ma egli invece ha preso in giro i telespettatori quando li ha tranquillizzati dicendo che in Italia il neofascismo è relegato in alcuni gruppi extraparlamentari di destra.
In realtà, in neofascismo è ben presente nel partito di Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia, il cui gruppo dirigente è di provenienza missina. Non per nulla ha mantenuto la fiamma di Mussolini nel simbolo. Parimenti, forte è il richiamo neofascista nel comportamento del “Capitano” Salvini, che spera di diventare futuro “duce”.
Una frangia di neofascisti si è trasferita anche in Forza Italia ed è capitanata da Maurizio Gasparri che non perde occasione per osannare il fascismo.
Sull’adesione alle idee neofasciste, comunque, tutto il centro-destra si trova compatto quando nei vari Comuni, in cui governa, deve intestare delle strade o delle piazze a fascisti del secolo scorso come Giorgio Almirante, Armando Diaz, Gabriele D’Annunzio e quando deve votare contro la commissione Segre.
In questo panorama preoccupante per tutti i democratici, eccetto che per Paolo Mieli, spicca la personalità neofascista collaudata di Ignazio La Russa.
Stando così le cose, è chiaro che Mieli ha volutamente preso in giro tre volte i telespettatori:
1) Ha indicato Pansa come storico della Resistenza, quando sa che Pansa era un avversario giurato della Resistenza;
2) Ha parlato del neofascismo come di un fenomeno poco rilevante a livello politico, relegato soltanto nella destra extraparlamentare, mentre egli ben sa che le idee neofasciste circolano abbondantemente in tutto lo schieramento del centrodestra;
3) Non ha detto nulla sulla proposta di La Russa di cancellare la ricorrenza del 25 Aprile.
Pertanto, dal momento, quindi, che il Prof. Mieli è venuto meno al suo dovere di obiettività ed ha dimostrato di remare contro la Resistenza, è bene che venga “licenziato” dalla RAI nel senso che il servizio pubblico interrompa con lui ogni rapporto.
Infatti, se la Repubblica Italiana è figlia della Resistenza non è corretto che pontifichi dallo schermo colui che non apprezza i valori della Resistenza, anzi la denigra.
Del resto, è da parecchio tempo che il Prof. Mieli dimostra di essere vicino ai neofascisti. Appena arrivato in “RAI Storia” ha epurato tutti i suoi colleghi storici, che hanno idee progressiste ed ha, nel contempo, stretto “un’alleanza diabolica” con Franco Cardini e con Francesco Perfetti, chiamando sempre loro in molte trasmissioni televisive, anche se gli argomenti in discussione non erano attinenti ai loro titoli accademici. Franco Cardini è un conservatore poco illuminato, che vorrebbe intitolare una strada di Firenze a Giovanni Gentile, mentre Francesco Perfetti è un neofascista dichiarato, che da anni dirige a Firenze le case editrici degli eredi di Giovanni Gentile, noto filosofo del fascismo, che nel corso della sua vita ha sempre seguito Mussolini, anche nell’avventura di Salò e non si è mai dissociato dalle imprese scellerate del duce.
Cardini, Perfetti, Gennaro Sangiuliano e altri intellettuali di destra per diverso tempo hanno dominato il premio Acqui Storia, premiando libri che parlano male della Resistenza e persino dei Fratelli Cervi.
La cosa non deve sorprendere, in quanto fino a qualche anno addietro l’Acqui Storia è stato in mano a C. Sburlati, noto neofascista, esaltatore di Peron e di Codreanu.
Così va il mondo degli intellettuali italiani!
Per concludere il nostro discorso, ci teniamo a sottolineare che il modo di parlare di Storia in televisione del Prof. Mieli non convince.
Infatti, egli non illustra ciò che è accaduto in un dato periodo storico, come un tale decennio, un secolo, ma pone la sua attenzione su un singolo fatto o su un dato personaggio facendo così perdere allo spettatore il quadro storico generale di quel periodo.
Questo è un peccato che qualcuno potrebbe considerare veniale, ma ci sono ben altri e ben più gravi come quello che è lui ha tirare la conclusione per ogni puntata, mentre egli dovrebbe esporre tutte le tesi, senza poi trarre alcuna conclusione. Egli, poi, preferisce la Storia Romana, in particolare gli Imperatori, ma si guarda bene dal parlare del periodo centrale della Storia Italiana del secolo scorso, cioè del fascismo. L’unica volta che l’ha fatto è quando ha parlato degli “Atlantici”, cioè dei trasvolatori capitanati da Italo Balbo. Naturalmente, ha incensato il personaggio, costruendogli attorno un alone di “cavaliere dell’aria”, di uomo coraggioso e competente in tema di aviazione. Una figura buona in rapporto a Mussolini che era irascibile. Sarebbe stato più corretto preparare diverse puntate sul fascismo nel suo complesso e sul ruolo avuto dal Balbo in tale movimento. Purtroppo, il Prof. Mieli si è volutamente dimenticato di fare ciò. In tal modo, i telespettatori non hanno appreso che Balbo è stato un violento squadrista, che ha creato nella provincia di Ferrara tra il 1921 ed il 1922 un clima di terrore. Questo fatto doveva essere ben messo in evidenza, in quando Egregio Prof., dire una mezza verità equivale a dire una menzogna. In sostanza, per chi vuole chiamare le cose con il loro nome, Balbo non è stato un avversario del “duce”, bensì un nemico del Popolo Italiano.
In sostanza, prof. Mieli, quella persona che lei in trasmissione ha tanto esaltato era un fascista violento come tanti altri, che ha predicato la guerra anziché la pace.
Da quanto sopra esposto, appare chiaro che il prof. Mieli non è uno storico imparziale, ma bensì un seguace di Pansa. Pertanto, è bene che egli venga “licenziato dalla RAI” per tradimento della Repubblica Antifascista e che al suo posto venga messo uno Storico più giovane e più obiettivo, con un contratto annuale, in modo che ci sia una rotazione tra diversi Professori.
Le trasmissioni di Storia dovrebbero essere ripensate nel senso che dovrebbero essere concentrate soltanto sulla storia del novecento e confezionate in modo comprensibile a chi non ha compiuto gli studi universitari.
In Italia, c’è bisogno non solo di trasmissioni molto approfondite sui singoli argomenti, adatte agli studiosi, bensì e soprattutto di trasmissioni che diffondono le notizie di base sul novecento. Soltanto con la diffusione della cultura storica, gli Italiani potranno comprendere il disastro in cui ci ha condotto il fascismo nello scorso secolo ed i disastri in cui ci condurrebbero i sovranismi, meglio dire i neofascismi di oggi.
Saluti partigiani.
Francesco Mandarano, Antifascista militante - Prato
 

6 maggio 2020