Si moltiplicano gli appelli
Ristrutturare subito le scuole e metterle in sicurezza per poterle riaprire a settembre
Garantire a tutti il diritto allo studio e all'istruzione

“Se le scuole resteranno chiuse fino a settembre o magari anche oltre” e nel frattempo il governo non interviene per metterle in sicurezza sia dal punto di vista edilizio che igienico sanitario “a pagare saremo soprattutto noi donne. Sblocchiamo i cantieri nelle scuole. Adesso che sono chiuse è il momento per risistemarle. Non perdiamo questa occasione”.
Si moltiplicano gli appelli lanciati in questi giorni da centinaia di “donne della società civile”, presidi, insegnanti, Province, Comuni, Enti locali e decine di istituti di ogni ordine e grado per chiedere al governo il varo di un piano straordinario per rilanciare il sistema scolastico nazionale colpito al cuore dall'emergenza coronavirus e già ridotto a brandelli dagli infiniti tagli ai finanziamenti e al personale, attuati da tutti i governi di “centro-destra” e di “centro-sinistra”, compresi i due governi Conte, e dalla sciagurata autonomia scolastica che lo ha spezzettato in venti regni autonomi e sospinto in mano alle borghesie locali attraverso il nuovo sistema di formazione e lavoro a tutto vantaggio delle scuole private e paritarie.
In una lettera aperta inviata nei giorni alle ministre dell'Istruzione e per le Pari Opportunità e la Famiglia, Azzolina e Bonetti, i firmatari dell'appello riassumono in cinque punti il senso delle loro richieste: “interventi immediati sull’edilizia scolastica per garantire la riapertura delle scuole al massimo a settembre, utilizzando anche le risorse europee per aumentare gli spazi richiesti dal distanziamento sociale”; provvedimenti specifici e urgenti per le famiglie con figli diversamente abili”, la dotazione di “adeguati supporti tecnologici e connessione per seguire le lezioni a distanza” e “programmare fin da ora la fase estiva per il periodo in cui i genitori dovranno rientrare al lavoro”.
Richieste che mettono in evidenza quanto l'emergenza sanitaria abbia messo a nudo non solo lo sfascio del sistema sanitario nazionale ma anche il sistema scolastico nazionale ormai ridotto a un livello di arretratezza strutturale e tecnologico da terzo mondo.
Salute e istruzione, sottolineano i firmatari dell'appello, “sono entrambi valori costituzionalmente garantiti. Noi genitori ci siamo, ma lo Stato si assuma subito l’onere della formazione: mancano 5 mesi, non si può ancora tentennare dicendo 'non sappiamo se le scuole riapriranno’ a settembre”.
Bisogna immediatamente ristrutturare, mettere a norma e sanificare centinaia di istituti, aule, corridoi, uffici, biblioteche, palestre, laboratori, aule studio, spazi esterni, facciate. Ci sono oltre 200 milioni di euro già stanziati e centinaia di cantieri di edilizia scolastica bloccati che potrebbero ripartire subito. Tanti altri si potrebbero avviare velocizzando l'iter burocratico attraverso procedure di gara più snelle e semplificate fermo restando il rigore delle norme di sicurezza da rispettare in cantiere e della trasparenza nell'assegnazione delle gare d'appalto e delle procedure amministrative.
C'è anche la necessità urgente di “assistere le famiglie con problemi di disabilità, mentre ci sono Comuni che hanno tolto i finanziamenti per gli insegnanti di sostegno”. E poi “mancano gli strumenti: ciascuno studente deve avere il proprio computer o tablet, se la formazione è un diritto costituzionalmente garantito lo deve essere anche quella sostitutiva della classe. Non è pensabile che chi non può garantire pc o ipad o connessione ai suoi figli li condanni a non fare scuola. Per questo al governo diciamo: almeno poneteveli, questi problemi, invece sono lasciati inevasi e siamo preoccupate” anche perché alla fine il conto finisce in tasca alle donne: “Già c’è una disparità salariale, è ovvio che se uno dei genitori deve rinunciare è quasi sempre la donna a farlo perché ha uno stipendio minore. Così vuol dire scaricare la crisi sulle donne e sui minori. Servono aiuti concreti, e bisogna pianificare subito una serie di attività da far fare a ragazzi e ragazze nel periodo estivo: non potranno certo restare insieme ai nonni, lo Stato deve stringere convenzioni con piscine e centri sportivi, con associazioni culturali, teatri, cinema, con artisti…”.
Bisogna soprattutto lanciare un piano di nuovi investimenti sulla scuola e un piano straordinario di nuove assunzioni di docenti e personale Ata che preveda prima di tutto l'immissione in ruolo di tutti i precari fino alla copertura completa di tutte le cattedre disponibili in organico attraverso un concorso per soli titoli.
Ma di tutto ciò al governo pare non interessi granché visto che Conte ha impostato tutta la cosiddetta “fase 2” sul rilancio del sistema economico foraggiando a suon di miliardi i pescecani capitalisti e finanziari i cui profitti evidentemente vengono prima dei diritti dei lavoratori e delle masse popolari.
La ministra Azzolina elogia la didattica a distanza ma dimentica che circa un terzo del territorio nazionale è tagliato fuori dalla connessione internet e che centinaia di migliaia studenti di estrazione popolare non dispongono dei mezzi necessari per connettersi alla rete. Farfuglia di far tornare a scuola i ragazzi che devono sostenere l'esame di maturità entro giugno, di dimezzare le classi e di riaprire le scuole a settembre ma non dice nulla sulle condizioni di lavoro e soprattutto di sicurezza in cui ciò debba avvenire.
La verità è che la scuola, la sanità, la giustizia, i diritti e le tutele delle masse popolari, dei lavoratori, dei pensionati e degli studenti non fanno parte dell'agenda di governo e saranno costrette a pagare ancora una volta sulla propria pelle la spaventosa crisi che si prospetta all'orizzonte!
A conferma che non siamo tutti sulla stessa barca, come predicano insistentemente Conte e i partiti governativi, ai quali si è aggiunto ora il papa. Le barche sono due, quella della borghesia e del capitalismo e quella del proletariato e del socialismo. L’una e l’altra hanno rematori diversi e destinazioni opposte.
L’emergenza sanitaria non ha annullato né le disuguaglianze sociali e territoriali, che anzi sono aumentate, né le classi e la lotta di classe che invece deve spirare forte nel Paese; e sul fronte scolastico e universitario deve battersi per una scuola e una università pubbliche, gratuite e governate dalle studentesse e dagli studenti attraverso la democrazia diretta, che non siano più impoverite e compromesse dai tagli di bilancio ma finanziate e arricchite nelle strutture e nelle dotazioni, e soprattutto non siano più un privilegio per i figli della borghesia e dei più ricchi ma un diritto delle giovani generazioni, indipendentemente dal reddito e possibilità delle loro famiglie.

6 maggio 2020