Nostra intervista a Monica Riccio, esponente del Collettivo “Magma”
De Magistris ha abbandonato le periferie dell'area Nord di Napoli
A De Luca abbiamo chiesto i tamponi e lui ci ha mandato i droni

Dal corrispondente della Cellula "Vesuvio Rosso" di Napoli
Sabato 9 maggio la Cellula “Vesuvio Rosso” di Napoli del PMLI ha realizzato un'intervista con Monica Riccio del Collettivo Autonomo “Magma” e co-fondatrice della “Brigata di Appoggio Mutuo” (BAM). Trattasi di associazioni particolarmente attive nell’area Nord di Napoli e, in particolar modo, nel quartiere di Scampia. La loro attività si svolge quotidianamente nei quartieri periferici e, nel periodo del coronavirus, gli attivisti hanno incentivato il loro impegno a favore delle masse popolari.
Questa intervista evidenzia come, ancora una volta, le istituzioni centrali e locali in camicia nera al di là di vuoti proclami non sanno risolvere i bisogni immediati della popolazione. Nel contempo tanti Comitati di quartiere e territoriali stanno sperimentando sempre più la possibilità di collegarsi alle istituzioni senza che vi sia l’intervento dei governi, soprattutto locali, dimostrando questi ultimi di essere lontani anni luce dal popolo e che, nei casi di De Luca, pronti a terrorizzarlo soltanto con minacce nazistoidi senza riuscire a essere conseguenti nemmeno nell’ordinario e nel quotidiano.
 
Che cosa è B.A.M?
B.A.M. Sta per Brigata di Appoggio Mutuo e nasce da una rete di Associazioni e Realtà di base presenti a Scampia tra queste: “Collettivo Autonomo M.A.G.M.A” (di cui faccio parte), Centro “Hurtado”, associazione “Chi ROM e Chi NO” e “Il Giardino del Mille Colori” di Suor Edoarda. Abbiamo riunito in maniera eterogenea componenti religiose e componenti territoriali di Base più ricche di contenuti politici.
 
Come è nata “B.A.M.?
Sin dai primi giorni dell’emergenza sanitaria, ci sono arrivate numerose richieste di aiuto da parte degli abitanti del quartiere prevalentemente rom e istantaneamente abbiamo attivato una raccolta fondi su “BuonaCausa.org” attraverso l’associazione “Chi ROM e Chi NO” e in maniera molto spontanea abbiamo deciso di intraprendere con la pratica diretta sul campo, questo percorso di solidarietà volto a quelle famiglie che vertevano in condizioni di povertà. Povertà che attanagliava questa fetta di popolazione già da prima, lo scoppio della pandemia non ha fatto altro che contribuire all’implosione di una situazione già gravissima da tempo.
 
Come avete celebrato il 25 Aprile e il Primo Maggio?
Quando abbiamo deciso di praticare il mutualismo con l’idea di sovvertire l’imposizione di “restare a casa” abbandonando le fasce popolari a se stesse, come hanno fatto le istituzioni, il nostro obbiettivo non è nato solo per fare “supporto” ma anche innescare un pensiero critico rispetto a quello che stiamo vivendo. Il Primo Maggio e il 25 Aprile abbiamo colto l’occasione di attraversare tutte le strade del quartiere, con l’ausilio di un furgoncino dotato di altoparlanti e bandiere antifasciste denunciando i responsabili di questa crisi sanitaria ed economica diffondendo il messaggio di resistenza spiegando che vi possono esistere comunità resistenti. Comunità che dal basso si attivano in maniera autonoma e indipendente dalle istituzioni borghesi che vivono attraverso il principio di solidarietà condividendo in maniera attiva lo spazio pubblico.
 
Quante persone siete riusciti ad assistere sul territorio?
Grazie alla nostra “spesa solidale” abbiamo raggiunto 1.500 persone, molte di queste richieste ci sono arrivate dal Comune, dalla Municipalità, dagli stessi assistenti sociali, tutto ciò a dimostrazione del fatto che la macchina istituzionale fa acqua da tutte le parti e che quando la comunità si auto organizza riesce ad essere molto più efficiente delle istituzioni. Abbiamo attivato altri servizi per la comunità, con un centralino che offriva supporto psicologico e medico e attivando dei corsi on line sportivi dedicati ai bambini. I bambini che in questo stato emergenziale sono i più dimenticati perché riteniamo che il governo, tra l’economia e la vita delle persone, tra la produzione e la cura per le persone, sceglie solo la via dell’economia e del profitto abbandonando purtroppo inevitabilmente bambini.
 
Ormai siamo quasi al termine del mandato della giunta De Magistris. Puoi fare un bilancio del suo operato per quanto concerne i quartieri periferici dell’area Nord?
Per quanto ci riguarda lui ha una dialettica molto affine a quella dei movimenti e le realtà di base sul territorio napoletano che utilizza però solo a scopi propagandistici. Nonostante si dimostri sensibile ad argomenti importanti come i diritti degli “LGBQT”, o alla salvaguardia dell’arte di strada fino ai “beni comuni”, registriamo che nei fatti lui ha fatto molto poco o quasi niente. Solo grandi proclami. Basti pensare proprio in merito alla questione dei “beni comuni”: l’associazione “GRIDAS”, spazio sociale presente nel quartiere di Scampia sin dal 1983, che ora noi abitiamo e curiamo, è in attesa ancora di una fantomatica delibera che riconosca la legittimità del nostro spazio sociale sul territorio. Si è mostrato totalmente assente su questioni strutturali come la raccolta differenziata e la gestione dei campi Rom. Ad esempio a Secondigliano abbiamo un campo Rom gestito dal comune che nella fattispecie si mostra come un vero e proprio “lager”, mostra una serie di carenze causate certamente dalle vecchie amministrazioni ma che lui ha totalmente ignorato senza mai correggere il tiro.
Potremmo parlare anche dei “buoni spesa” messi a disposizione recentemente dal Comune ma che a nostro avviso si sono dimostrati una vera e proprio farsa. Una grandissima fetta di popolazione è stata esclusa perché i requisiti d’accesso erano talmente articolati che tantissime persone in stato di povertà sono rimaste escluse. Potremmo fare un elenco lunghissimo delle inefficienze del Comune e della sua amministrazione che per gran parte ci ha soltanto profondamente deluso. Denunciamo anche la questione relativa alle “Vele” di Scampia dove gli abitanti in coordinamento con il “Comitato Vele”, dopo una lunga lotta sono riusciti ad avere gli alloggi. Parliamo di una lotta che va avanti da anni che solo recentemente ha visto l’assegnazione delle abitazioni. Riteniamo che l’obbiettivo era di portare a termine questa vertenza il più avanti possibile in concomitanza delle elezioni regionali con il solo scopo propagandistico.
 
Cosa pensi del governatore regionale De Luca?
De Luca per noi è un vero e proprio sceriffo. Durante il Covid-19 abbiamo chiesto i tamponi e lui ci ha dato i droni. Crede di risolvere tutte le amenità della sanità regionale, addossando alla popolazione le responsabilità del contagio. Lo “stare a casa”, i “lanciafiamme”, hanno contribuito alla sua figura populista giocando sulla paura delle persone. A queste stesse persone dobbiamo ricordare, al momento della sua candidatura alle prossime elezioni regionali, le malefatte in ambito sanitario. Basti pensare al depotenziamento delle infrastrutture ospedaliere con la successiva chiusura dei vari presidi presenti in città. Accentrando la possibilità di cura a pochi nosocomi ha generato ingorghi così gravi che ripetutamente chi aveva bisogno di soccorso veniva abbandonato nei corridoi dell’ospedale “Cardarelli”, attendendo giorni prima di essere smistato in un reparto adeguato di degenza. Il settore dei trasporti fa acqua da tutte le parti, per poi non parlare della questione dei rifiuti e la bonifica dei territori dove il presidente della Regione e il suo PD non hanno fatto che incrementare la gravità della situazione che già esisteva.
 
Cosa ne pensi della proposta del PMLI sulle Assemblee Popolari e sui Comitati Popolari?
È una di quelle cose che noi tentiamo di fare. Uscire dalle pareti vivere lo spazio pubblico auto-organizzandosi cercando di comprendere le esigenze delle masse presenti nel quartiere. Noi crediamo saldamente a questa pratica nonostante pochi anni fa attraverso “Spazio Pubblico” un comitato di quartiere, affrontammo l’esperienza delle assemblee popolari indette dall’attuale giunta comunale che si rilevò l’ennesimo strumento di propaganda da parte del sindaco De Magistris facendo spaccare l’assemblea mandando tutto a gambe all’aria. Invece la nostre esperienze nel recente passato ci fanno intravedere che ci sono tutte le potenzialità per essere sinceramente rivoluzionari per percorre la via dell’autodeterminazione delle masse e dei territori e che lì dove la politica istituzionale mette il suo zampino finisce sempre per inquinare qualsiasi operato.
Noi purtroppo viviamo in una grande metropoli e può sembrare difficile riproporre questo modello ma ci crediamo. A tal proposito vorrei citare una frase di Galeano che dice: “lei è lì all’orizzonte, mi avvicino di due passi. Lei si allontana di due passi. Mi avvicino di dieci passi e lei si allontana di dieci passi”. Il nostro percorso può sembrare un’utopia ma ci serve a camminare e a perseguire il nostro obbiettivo. Magari il nostro obbiettivo non lo raggiungeremo ora ma intanto stiamo cambiando e costruendo assieme agli abitanti del quartiere, praticando uno stile di vita che rifiuta il “potere” e questo tipo di “sistema”. Scampia ha una tradizione di associazionismo e comitati territoriali di assemblee popolari molto vecchia, quando io ho cominciato con l’allora comitato di quartiere “Spazio Pubblico”, ora trasformatosi in “Progetto Pangea”, di cose ne ha fatte. A dimostrazione che dal basso siamo davvero capaci di rivoluzionare i territori e quindi dobbiamo credere nelle lotte che noi intraprendiamo.

13 maggio 2020