Spartizione delle poltrone alle partecipate
Confermati gli imputati Descalzi (Eni) e Profumo (Leonardo)
Un posto al compagno di scuola di Di Maio
Abbuffata del M5S

Alla chetichella, col favore dell'emergenza sanitaria provocata dalla pandemia del coronavirus, sotto la regia del Quirinale e soprattutto senza alcun rispetto per le decine di migliaia di morti e di infettati in tutta Italia, il 20 aprile Pd, Cinquestelle, Italia viva e Leu si sono accordati per spartirsi vergognosamente le poltrone in tutte le sette maggiori aziende pubbliche: Enel, Eni, Poste, Finmeccanica-Leonardo,Terna, Mps e Enav, che a maggio nelle rispettive assemblee ratificheranno la nuova composizione dei nuovi consigli di amministrazione (cd) e la nomina dei presidenti designati dalle varie cosche parlamentari.
La fetta più consistente se l'è accaparrata il M5S che ha piazzato i suoi uomini nelle poltrone più prestigiose a cominciare da Carmine America, ex compagno di Luigi Di Maio al liceo Imbriani di Pomigliano e attuale suo consigliere speciale per la sicurezza; e Paola Giannetakis, già "ministra" M5S candidata alle politiche 2018 e docente alla Link Campus e Emanuele Piccinno, già membro dell’ufficio legislativo M5S, nominati nel cda di Finmeccanica-Leonardo. Una mossa che permette a Di Maio di presidiare le scelte strategiche di una delle più grosse aziende di armi al mondo, in particolare riguardo al sito industriale Leonardo-Finmeccanica di Pomigliano d’Arco, dove lo scorso anno sono confluiti 130milioni di euro di investimenti per rilanciare la produzione.
Mentre Lucia Calvosa, Michele Crisostomo e il generale di corpo d’armata della Guardia di Finanza, Luciano Carta, sono stati designati rispettivamente alla presidenza di Eni, Enel e Finmeccanica-Leonardo.
 

I conflitti di interesse targati M5S
La nomina di Carta (attuale direttore dell’AISE Agenzia informazioni e sicurezza esterna) alla presidenza di Leonardo, azienda che è una dei principali produttori di armamenti e di sistemi di difesa al mondo e di cui il Ministero dell'economia e delle Finanze (MEF) è azionista di riferimento, è stata invece sponsorizzata personalmente dal premier Conte in barba al gigantesco conflitto di interessi che ne consegue.
Sulla nomina di Carta infatti anche la Rete Italiana per il Disarmo “esprime forte preoccupazione in quanto il generale passerebbe a svolgere un ruolo di 'promotore' di quelle operazioni che, da funzionario dei Servizi di Sicurezza con autorità e incarichi connessi al controllo sulle autorizzazioni all'esportazione di armi, era finora stato chiamato a definire anche sulla base di informazioni riservate: un tipo di 'conflitto di interesse' espressamente vietato dalla legge 185/90”.
La scelta di Carta e di America, fidatissimo di Di Maio, piazzati insieme a Giannetakis al vertice di una della maggiori aziende di armi al mondo, la dice lunga anche sulla vocazione guerrafondaia del Movimento.
Poi c'è Stefano Donnarumma, sponsorizzato da Fraccaro, che siederà invece nel cda di Terna; mentre Paolo Simioni è il nuovo ad di Enav e Emanuele Piccinno consigliere Eni.
Non solo. I Cinquestelle, che già nel 2018 con Fabrizio Palermo, hanno messo le mani sulla potentissima Cassa depositi e prestiti, adesso sono riusciti a ottenere anche la guida del Monte dei Paschi di Siena con la designazione di Guido Bastianini, ex vicedirettore di Capitalia, presidente di Banca Profilo e, nel 2017, ad di Banca Carige, e le nomine di Rosella Castellano e Laura D'Ecclesia nel cda. Col colpo messo a segno sono riusciti a realizzare il vecchio sogno, spezzato dalle inchieste giudiziarie, dell'allora segretario dei Ds Piero Fassino e dell'allora ad di Unipol Giovanni Consorte: annunciare al mondo, magari via web e non per telefono, che ora anche noi “Abbiamo una banca”.
Un bel risultato per un Movimento che ancora oggi continua a ingannare le masse e i suoi elettori ripetendo di “non volersi sporcare le mani con i giochi di potere” e le lottizzazioni.
 

Il PD impone gli impresentabili Descalzi e Profumo
Pur di ottenere quelle poltrone, il M5S ha accettato senza batter ciglia la conferma alla guida di Eni e di Finmeccanica-Leonardo degli imputati Claudio Descalzi e dell'ex banchiere Alessandro Profumo imposti dal Pd.
Il primo è imputato di corruzione internazionale dalla Procura di Milano per le tangenti di oltre un miliardo di dollari pagate in Nigeria e risulta pesantemente coinvolto anche negli affari sporchi della moglie (di cittadinanza congolese) titolare di una società anonima di Cipro attraverso cui sono transitati i 310 milioni di dollari che il gruppo Eni ha girato a una cordata di aziende africane; senza dimenticare che alcuni suoi fedelissimi, come ad esempio Massimo Mantovani, sono coinvolti nell'indagine sui tentati depistaggi dell'inchiesta milanese sul Russiagate di Gianluca Savoini messi in atto dal gruppo di faccendieri capitanati dall' ex legale dell'Eni Piero Amara e nelle trame interne al Csm fra l'ex ministro renziano Luca Lotti e il magistrato romano Luca Palamara contro il pm Paolo Ielo.
Mentre il secondo è stato indagato per frode fiscale dalla procura di Milano e rinviato a giudizio dal Gup di Lagonegro per usura bancaria in qualità di ex amministratore delegato di Unicredit.
Insomma due conclamati “impresentabili”, come li apostrofavano fino a poco tempo fa gli stessi pentastellati che dai banchi dell'opposizione alzavano le barricate contro Descalzi e ne chiedevano le immediate dimissioni.
Come mai, viene da chiedersi, ora i Cinquestelle hanno cambiato idea e non gridano più allo scandalo?
La risposta è molto semplice: in primo luogo perché la nuova presidentessa dell'Eni, Lucia Calvosa, ordinaria di diritto commerciale all’università di Pisa, esperta di diritto e già consigliere di Tim, siede anche nel consiglio di amministrazione della società editrice del Fatto Quotidiano diretto dal capo ultrà dei Cinquestelle Marco Travaglio con tutto il gigantesco conflitto di interessi che ciò comporta.
In secondo luogo perché tra Descalzi e la Casaleggio Associati, come denuncia lo stesso Fatto Quotidiano del 22 aprile, c’è uno stretto rapporto di collaborazione che dura da almeno due anni, come minimo a partire dalla vigilia del voto del 4 marzo 2018, e che ha accompagnato e condizionato non solo la formazione dei governi Conte ma anche e soprattutto questa tornata di nomine.
Ecco perché i Cinquestelle, una volta arrivati al governo hanno smesso di chiedere le dimissioni di Descalzi!
Ecco perché non si sono mai opposti alla sua riconferma proposta dal Pd
Anzi, per dirla tutta, sono stati proprio loro ad avallare a metà febbraio tramite il sottosegretario Riccardo Fraccaro, uomo di fiducia di Luigi Di Maio, che ha incontrato Descalzi presso gli uffici di Palazzo Chigi per assicurargli il sostegno dei Cinquestelle alla sua riconferma.
 

Una vergognosa lottizzazione
Una lottizzazione di questo genere non si era mai vista nemmeno ai tempi dei governi Berlusconi e del famigerato “CAF” di Craxi-Andreotti-Forlani. Anzi, è ancora peggiore del passato, se si pensa che l’Eni, fin dai tempi di Enrico Mattei, ha sempre avuto un fortissimo peso sulle vicende politiche italiane e tuttora condiziona una parte dell’informazione.
Una lottizzazione avallata e coperta anche dalla cosiddetta “fronda oltranzista” e degli altrettanti cosiddetti “duri e puri” del Movimento capeggiati da Alessandro Di Battista che hanno inscenato una ridicola pantomima sull'impresentabile Descalzi pur sapendo benissimo che i giochi di potere sulle nomine erano ormai chiusi.
Il Pd dal canto suo invece ha chiesto e ottenuto il lotto di poltrone di maggior peso sul piano decisionale dal momento che, oltre a Descalzi e Profumo è riuscito a piazzare Francesco Starace (organico al giglio magico renziano insieme agli inquisiti Marco Carrai e Alberto Bianchi rispettivamente ex consigliere e ex presidente della Fondazione Open) sulla poltrona di amministratore delegato della Leonardo. Liberando così la casella di presidente dell'Enel che a suo tempo gli aveva affidato proprio Renzi e poi riconfermato nel 2017 Gentiloni.
A Matteo Del Fante il Pd ha affidato la carica di ad di Poste. A Valentina Boselli la presidenza di Terna. A Patrizia Grieco quella di Mps. A Maria Bianca Farina quella di Poste e a Francesca Isgrò quella di Enav. Mentre a Nathalie Tocci, Roberto Rao, Francesca Bettio, Bernardo De Stasio e Valentina Canalini il Pd ha assegnato una poltrona da consigliere rispettivamente in Eni, Mps, Poste e Terna.
Insomma una grande abbuffata di poltrone consumata sotto la regia di Mattarella che ha imposto alla maggioranza di governo di non toccare quasi nulla in nome dell’emergenza sanitaria.
Per i Cinquestelle il mercimonio sulle nomine lo hanno condotto il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e il sottosegretario alla presidenza Riccardo Fraccaro. È lui lo sponsor del presidente designato di Enel Michele Crisostomo, già avvocato a Clifford Chance, e anch’egli in passato lambito da una indagine per ostacolo alla vigilanza in qualità di consulente del Monte dei Paschi. Ed è sempre Fraccaro lo sponsor che porterà Stefano Donnarumma dai vertici della società pubblica di Roma Acea a Terna. Come pure il nuovo Ceo di Enav, la società di gestione del traffico aereo, Paolo Simioni, personaggio vicino alla sindaca Virginia Raggi per conto della quale ha amministrato l’Atac, azienda della mobilità di Roma capitale, con risultati a dir poco disastrosi.

13 maggio 2020