Abrogare immediatamente il divieto di manifestazione e di corteo

Pochi giorni fa è toccato alle 20 lavoratrici e lavoratori di Roma Multiservizi, identificati e sanzionati perché in presidio al Campidoglio per salvare il proprio lavoro, a fronte di 270 licenziamenti annunciati. Ecco come si comporta lo Stato borghese che non si vergogna di multare per 400 euro ciascuno, persone che sono già in grande difficoltà economica e che rivendicano semplicemente i propri diritti.
Questo è uno degli ultimi casi avvenuti nel nostro Paese, nel quale da mesi è negato il diritto di manifestare, ma l'elenco è lungo e destinato ad allungarsi ancora.
Il "Decreto Rilancio" infatti ha prorogato fino al gennaio 2021 lo stato di emergenza nel nostro Paese, ridisegnando nuove regole per affrontare la cosiddetta “fase 2”, ma conferma il divieto generale di assembramento di persone in luoghi pubblici o aperti al pubblico, precisando che eventuali riunioni potranno svolgersi nel rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno 1 metro. I cortei e le manifestazioni in senso classico rimangono dunque “fuorilegge”.
Insomma, il Covid-19 continua a essere utilizzato come pretesto per annullare il diritto di sciopero nella sua pienezza, che per i lavoratori e le lavoratrici e per i sindacati è sempre stata l'astensione dal lavoro trasformata in una occasione di lotta in piazza e di corteo.
Permane questo provvedimento grave e liberticida, in una situazione sociale che si preannuncia densa di tensioni a causa delle poche briciole destinate ai lavoratori dalle manovre economiche del governo, insufficienti a fronteggiare le condizioni sempre più miserevoli nelle quali sono costrette le masse popolari, in specie le più povere ed emarginate. Nessuno deve disturbare il manovratore e guai a manifestare nelle piazze contro la dittatura antivirus del premier Conte, complici i partiti che lo sostengono.
Ciò però non ci stupisce poiché con questo provvedimento - come tempestivamente denunciò Il Bolscevico - il governo ha voluto colpire fin dall'inizio i cosiddetti “assembramenti”, e cioè il diritto sacrosanto e inalienabile dei lavoratori di manifestare, e non già gli assembramenti in sé che in certi casi sono nei fatti consentiti. Insomma ha vietato un diritto che non può essere in alcun modo vietato, impedendolo con la forza col ricorso alle forze armate.
Durante un'interessante intervista al Fatto quotidiano , il costituzionalista Massimo Villone ha trattato il tema evidenziando come non esista ormai alcuna ragione per tenere in piedi il divieto che calpesta - fra l'altro - gli articoli 16 sulla libertà di circolazione e 17 sulla libertà di riunione, oltre ad avere un grosso impatto sociale e di relazione.
Villone purtroppo non vede nei provvedimenti del governo derive autoritarie in senso stretto, ma dichiara che “la storia ci insegna che il sogno dei governanti è quello di avere strumenti per tenere i governati docili e obbedienti... Oltretutto, viste le difficoltà economiche di molte categorie, è possibile che si vada verso un periodo di tensioni sociali anche forti. La risposta non può essere quella di impedire alle persone di andare in piazza”.
Non condividiamo la sottovalutazione della deriva autoritaria poiché, più che un rischio, la dittatura di Conte è ormai una realtà che subiamo quotidianamente, ma senz'altro concordiamo con tutto il resto.
Il costituzionalista continua affermando di sentirsi a disagio “per il fatto che queste decisioni siano passate come una sorta di trattativa tra Palazzo Chigi e i governatori, senza nessun passaggio parlamentare... Conte avrebbe dovuto usare i decreti leggi e non i dpcm: avrebbero avuto più forza e rispettato la centralità del Parlamento”.
Ormai si fa strada anche tra i democratici più avanzati e attenti una critica serrata all'operato di Conte che col pretesto dell'emergenza ha calpestato i più elementari diritti democratici e costituzionali, ha imprigionato e imbrigliato nei divieti le lavoratrici ed i lavoratori e le masse popolari impedendo loro di manifestare, non solo sui grandi temi di politica interna e internazionale ma persino su questioni concrete che riguardano le loro condizioni di vita e di lavoro.
Forse Il Manifesto trotzkista continuerà nella difesa d'ufficio di Conte anche su questo provvedimento specifico? E intanto notiamo che non ha speso una parola sul tema, che è come dire: lasciatelo continuare a governare così.
Noi ci appelliamo nuovamente a tutte le forze democratiche, ai partiti antifascisti a partire da quelli con la falce ed il martello, alle associazioni progressiste affinché si formi un fronte unito che rivendichi con forza e senza indugio l'abrogazione immediata del divieto del diritto di sciopero, di manifestazione e di corteo affinché il proletariato e le masse popolari se ne riapproprino in tutta la sua pienezza e urgenza.

20 maggio 2020