L e t t e r e

 
Da sempre comunista rivoluzionario, ritengo il PMLI e “Il Bolscevico” leali, onesti e a favore della classe operaia
Sono siciliano di Noto, di famiglia contadina.
Nei primi mesi del 1968 ero col Partito comunista marxista leninista maoista rivoluzionario con Segretario P. G. Mi piaceva molto la politica rivoluzionaria dello Statuto del partito però col tempo ho incominciato a capire che il Segretario tutto poteva essere fuorché comunista. Non mi è piaciuto e non accettavo il ruffianismo.
Disoccupato, trovai in Svizzera dove ho conosciuto mia moglie Anna D’Angelo. Ho tre figli sposati e sei nipoti.
Sono rimasto di idee comuniste rivoluzionarie perché quello che avevo imparato con quel partito a Noto lo ritrovo negli insegnamenti del PMLI, che mi piace sempre più. Purtroppo nei 38 anni vissuti in Svizzera non ho trovato un partito comunista rivoluzionario, solo tra il 2006 e il 2008, tramite Internet, ho conosciuto il PMLI e il giornale Il Bolscevico. Li ritengo i migliori Partito e giornale, leali e onesti, comunisti veri a favore della classe operaia.
Sinceri saluti a pugno chiuso a tutti i compagni del PMLI e saluti ai bravissimi compagni della Redazione de Il Bolscevico.
Coi cinque Maestri vinceremo!
Corrado Mulè Terranova - Ispica (Ragusa)
 
Come ci insegna Mao le due enormi montagne che dobbiamo affrontare sono ancora l'imperialismo e il capitalismo
Rileggere i Maestri è sempre fondamentale, come indica anche il compagno Giovanni di Campobasso (“Il Bolscevico” n. 17). In particolare, in questo momento in cui la borghesia fa strage di giustizia sociale e persino di libertà borghesi (sempre da loro tanto decantate, in altre occasioni), lo è un testo come quello di Mao "Come Yu Kung rimosse le montagne". La dialettica nel Partito Comunista Cinese ferveva come in tante altre occasioni, in quell'VII Congresso nazionale, l'11 giugno 1945. Lo dimostra la storia di quel glorioso Partito, almeno fino alla scomparsa di Mao. “È il Congresso della liberazione della Cina, che aveva sconfitto gli aggressori giapponesi, liberato tutto il popolo e edificato il nuovo Statuto del Partito" (testo che raccoglie anche altri scritti ossia "Al servizio di Norman Bethune", 1968).
Mao parla anche di nuovo statuto del Partito e dell'elezione del Comitato centrale quale organo dirigente per guidare il partito: "Molti compagni hanno un'autocritica; partendo dal desiderio dell'unità, si è raggiunta l'unità attraverso l'autocritica " (op. cit., pp. 8-9). Dopo il congresso "molti compagni faranno ritorno ai loro posti di lavoro e ai vari fronti di combattimento. Ovunque vadano, devono diffondere la linea del congresso e, attraverso i membri del Partito, illustrarla alle masse nel modo più ampio " (cit., p. 9).
Ciò si vede da quanto nel PMLI è successo, succede, succederà: tanti di noi (compreso chi scrive) hanno fatto autocritica e per moltissimi aspetti sarà necessario tornare a farla. Per acquisire quello che Mao prospetta come lo scopo, ossia che "tutto il Partito e tutto il popolo acquistino la certezza nel trionfo della rivoluzione ", ci vuole "l'elevazione della coscienza politica dell'avanguardia perché sia risoluta, non tema i sacrifici e sormonti ogni difficoltà per raggiungere la vittoria ", ma al tempo stesso "dobbiamo risvegliare la coscienza politica delle larghe masse popolari di tutto il paese perché volontariamente combattano insieme con noi per riportare la vittoria " (ancora stesso luogo del testo). Non sono, si badi, obiettivi facili ma certamente possibili, non nell'immediato della situazione nella quale ci troviamo ora, ma sono indicazioni fondamentali per ogni società che voglia e possa divenire socialista, non hic et nunc , in prospettiva.
Se guardiamo all'oggi, alla pandemia indotta soprattutto dal capitalismo e a come la sta gestendo, le masse hanno fatto esperienza e aperto ulteriormente gli occhi sulla necessità di sbarazzarsi finalmente del capitalismo stesso. L'antica favola cinese che Mao ripropone non è solo adatta alla Cina della rivoluzione, della costruzione della società rivoluzionaria sotto la guida di Mao, ma può valere per noi oggi, tenendo conto del fatto che le due enormi montagne che oggi affrontiamo sono ancora l'imperialismo e non più il feudalesimo, pur se lo stesso si ripropone talora, influenzando molti comportamenti della borghesia (si veda la maniera di trattare i nuovi "servi della gleba", ossia i lavoratori immigrati che lavorano nelle campagne, e il capitalismo perché permangono le contraddizioni individuate dai Maestri, ossia prima da Stalin e poi da Mao: quella primaria "tra proletariato e borghesia nei paesi imperialistici ", quella "tra le varie potenze imperialiste " e in terzo luogo quella "tra i paesi coloniali e semicoloniali e le metropoli imperialiste " (Mao, op, cit., p. 13). Da rileggere sempre, per approfondire e per adattare alla nostra situazione attuale, dove, per esempio, la speculazione sul vaccino anti-Covid riattiverà, ancora una volta, tutte e tre queste contraddizioni, dove la terza sarà tra paesi coloniali e semicoloniali con manodopera ancora una volta brutalmente sfruttata e metropoli imperialiste in concorrenza tra loro dove possiamo senz'altro riconoscere gli Usa, la Cina, la Russia e il “fantasma” Ue, ovviamente diviso in varie parti-componenti, nazionali e non.
Eugen Galasso - Firenze
 
Continuiamo sempre e senza stancarci a lavorare per il socialismo
Come sempre con gioia grande accolgo i vostri inviti e le vostre comunicazioni e le condivido pienamente. Mandatemele sempre. Mi riferisco stavolta alla riapertura della Sede centrale del PMLI e de “Il Bolscevico”.
Continuiamo sempre e senza stancarci a lavorare per il socialismo sapendo che con lo spirito dei Maestri nulla ci potrà fermare.
Uniti sempre nel marxismo-leninismo.
Ema - provincia di Napoli
 
"Stato e Rivoluzione", opera dal grande valore politico, sociale e morale che ogni marxista-leninista deve studiare
Stimolato dal Partito ad approfondire gli studi sulle opere fondamentali dei nostri Maestri per affinare la conoscenza dei principi del marxismo, ho voluto iniziare dall'opera "Stato e Rivoluzione".
Questa è, secondo me, un'opera dal grande valore politico, sociale e morale che (proprio per la complessità degli argomenti trattati) necessita di uno studio ben approfondito, quindi di tempo. D'altronde la necessità che il marxista-leninista sia istruito a dovere richiede che la questione dello Stato debba essere analizzata e sviscerata in ogni singolo punto e particolare, perché tale questione è fondamentale nel passaggio dal capitalismo alle due fasi del comunismo: passaggio per il quale lotto e fortemente auspico.
L'opera è articolata su più capitoli dove il Maestro Lenin (alla vigilia della Rivoluzione del 1917) richiama il lettore a conoscere fatti e avvenimenti avvenuti fino ad allora per comprendere al meglio l'essenza di una Rivoluzione proletaria. Egli ben si adopera per mantenere saldi i principi del marxismo, difendendoli strenuamente (in quel momento così particolare) dagli attacchi degli opportunisti e degli anarchici. Allo stesso tempo Lenin offre al lettore una attualizzazione ben precisa del marxismo stesso. È un'azione questa che ogni marxista-leninista deve sempre tenere presente in quanto il marxismo non è dogma ma guida per l'azione.
È per questo che in "Stato e Rivoluzione" (essendo oggi tornati alla situazione preesistente allo sviluppo del pensiero del Maestro Marx) ho trovato insegnamenti che sono strettamente attuali.
Ad oggi, in Italia, la struttura dello Stato burocratico è pienamente funzionale agli interessi della borghesia e del capitale: una struttura organizzata capillarmente che, attraverso leggi e ordinanze, limita fortemente le libertà borghesi, seppur concesse al proletariato e alla classe operaia. Dico libertà borghesi perché ho ben compreso che ci sarà vera e completa libertà solamente nella seconda fase del comunismo ovvero, quando lo Stato si sarà estinto. Quella che oggi viviamo è una libertà non di fatto perché subordinata agli interessi di una classe sull'altra.
Ben diversa però sarebbe la situazione nella fase in cui la macchina statale fosse passata nelle mani degli operai armati. Perché è facendo forza sulla debolezza, sull'egoismo, sull'arrivismo proprio del genere umano che la borghesia e il capitale strutturano la propria macchina statale. Se tu sei inamovibile dalla tua funzione maturerai che nessuno potrà portati via ciò che hai, che però non è ciò che ti sei guadagnato ma ciò che ti è stato concesso. La garanzia per fare sì che ognuno faccia il proprio dovere è quella che la tua funzione possa essere revocata in qualsiasi momento e svolgendo il tuo lavoro a fronte di un salario equo.
Di stretta attualità è anche la questione riguardante le articolazioni amministrative dello Stato borghese, che Lenin affronta nel paragrafo riguardante la "Critica al programma di Erfurt". Nel corso dell'emergenza che stiamo tuttora vivendo bene si è visto cosa vuol dire applicare il federalismo che oggi si potrebbe declinare anche in "autonomia differenziata". In una repubblica di fatto federale così com'è attualmente l'Italia, la creazione di "tanti piccoli staterelli" ha allargato il potere di oppressione e repressione nelle mani di presidenti di Regione, di Città metropolitane, di sindaci. Che operano da veri e propri cani da guardia del capitale.
In ultimo vorrei soffermarmi sulla questione dell'opportunismo. Bene hanno fatto i nostri Maestri a metterci in guardia da questo aspetto che fa parte della natura umana. Secondo me l'opportunismo è una forma di egoismo che porta ad esitare nel momento in cui c'è da fare un passo in avanti. Per il sincero marxista-leninista questa pratica è deleteria, possiamo al limite fermarci tatticamente solo nel momento in cui il nostro fare un passo indietro può servire per far poi due passi in avanti. Altro non può essere permesso e concesso.
Su questo tema esemplare è l'affermazione del Maestro Lenin nel paragrafo "La polemica di Kautsky con Pannekoek" laddove Lenin dice: "La Rivoluzione non deve consistere nel fatto che la nuova classe comandi o governi per mezzo della macchina statale, ma che, dopo averla spezzata, comandi e governi per mezzo di una macchina nuova: è questa l'idea fondamentale del marxismo che Kautsky fa sparire o non ha assolutamente capito ".
In conclusione mi sento di dire che lo studio di "Stato e Rivoluzione" è stato un ottimo passo in avanti per la mia maturazione politica. Per la complessità del tema è stato uno studio impegnativo ma ne è valsa veramente la pena. Consapevole del fatto che, appena sarà possibile, mi confronterò con il compagno al quale faccio riferimento per chiarire alcuni aspetti con chi, più esperto di me, puoi aiutarmi in ciò. Per poi mettere in pratica questi preziosi insegnamenti.
Grazie ai Maestri per averci donato le "guide per l'azione"! Tutti uniti per l'avvento del socialismo! Coi Maestri e il PMLI vinceremo!
Andrea Bartoli, operaio - Borgo San Lorenzo (Firenze)
 

27 maggio 2020