Per ricordare i troppi morti e protestare contro le precarie condizioni di lavoro
Protesta degli infermieri a Torino

Il Piemonte è una delle regioni più colpite dal coronavirus ma anche una in cui l'emergenza è stata gestita nel peggiore dei modi. Una situazione che ha messo a nudo le molteplici lacune di un sistema sanitario del tutto inadeguato a supportare le esigenze della popolazione, sempre più sbilanciato verso il privato mentre il pubblico, salvo rari casi, è a corto di finanziamenti, personale, posti letto, macchinari. Negli ultimi anni questa tendenza si è fortemente accentuata e gli ospedali e i presidi sanitari, che già annaspavano a condizioni normali, sono completamente deflagrati di fronte alla pandemia.
Come ci ricorda il sindacato professionale Nursind: “Gli infermieri, gli oss e il resto del personale sanitario, sono stati l’unica vera prima linea in questa emergenza e lo sono ancora. I 23.000 infermieri piemontesi rappresentano oltre il 60% del personale sanitario, sono quelli dell’assistenza diretta, quelli che hanno permesso di gestire con tutte le difficoltà e le criticità questa emergenza”. Con questa consapevolezza una rappresentanza degli infermieri il 20 maggio scorso ha organizzato un flash mob davanti alla sede regionale in Piazza Castello, per ricordare i lavoratori morti e protestare contro le precarie condizioni di lavoro.
“Ci avete abolito per legge la quarantena preventiva facendoci diventare untori dei nostri colleghi, dei nostri pazienti e delle nostre famiglie. Non ci avete fatto i tamponi nonostante molti di noi avessero sviluppato sintomatologia. Abbiamo indossato sacchi dell'immondizia rinunciando anche alla nostra dignità personale e abbiamo dovuto indossare pannoloni sotto le tute perché ci era impossibile fare i nostri bisogni", si legge in un passaggio della lettera che hanno letto davanti alla Regione Piemonte.
“Nessun premio o bonus rimarginerà le ferite di quel che è stato” puntualizzano gli infermieri, però non vogliono rinunciare al riconoscimento anche economico dei loro sacrifici, promesso dalla Regione e dal Governo nazionale di cui al momento non si è visto neppure un euro. Indossando sacchi neri della spazzatura al posto dei camici, incatenati e sdraiati per terra a simboleggiare i 40 infermieri morti sul lavoro, hanno ottenuto un incontro con il governatore berlusconiano Alberto Cirio e l'assessore Icardi, e l'impegno di fissare subito un incontro con la direzione regionale della sanità al fine di garantire un tavolo di discussione e confronto costante.
Non è la prima manifestazione messa in atto dai lavoratori della sanità in Piemonte nel periodo di pandemia da Coronavirus. Meno di un mese fa Cgil, Cisl e Uil avevano scioperato e organizzato presidi e flash mob in tutta la Regione per protestare contro la mancanza di dpi, di test sierologici e di tamponi agli operatori, di indicazioni e direttive chiare, per denunciare più in generale la deficitaria gestione dell'emergenza Covid-19, accusando la politica sanitaria regionale per la mancanza cronica di personale e per la gestione criminale delle case di riposo, le RSA, che hanno causato centinaia di morti tra gli anziani, i pazienti, i medici e gli infermieri.
Le parole di ammirazione verso il personale sanitario spese a profusione dai mass-media si sono rivelate solo vuota propaganda. Centinaia di servizi che mostravano attori e cantanti famosi elogiare chi era in prima linea, tg collegati direttamente con gli ospedali che mostravano infermiere appoggiate sui tavolini perché crollate dalla stanchezza o con il volto segnato dall'uso prolungato della mascherina, perfino disegnatori che le raffiguravano come supereroine.
Ma poi, nella realtà, queste lavoratrici e lavoratori sono stati, e lo sono tutt'ora, lasciati nei reparti e nelle RSA senza protezioni adeguate, a svolgere turni massacranti, a rischiare la propria salute e quella dei loro familiari, oltretutto ricevendo i salari più bassi d'Europa. I marxisti-leninisti appoggiano e sono al fianco del personale sanitario che protesta, si mobilita e lotta per ottenere la sicurezza sul posto di lavoro, una sanità pubblica universale adeguatamente finanziata, stipendi più alti e dignitosi.

27 maggio 2020