Molise, uno scandalo sanitario dietro l’altro
Nonostante i tagli e le chiusure di interi plessi il deficit sanitario è lievitato in 5 mesi da 60 a 103 milioni di euro

Dal corrispondente dell'Organizzazione di Campobasso del PMLI
Si fa veramente fatica a tenere il passo delle “novità” riguardanti il sistema sanitario nella nostra piccola regione. Le ultime hanno del clamoroso. A seguito di una riunione del tavolo tecnico nazionale, avvenuta qualche giorno fa circa la verifica del piano di rientro dal deficit sanitario, è venuto fuori che il Molise, che accusava un buco sanitario di circa 60 milioni di euro al 30 novembre 2019, ora se ne trova ben 103 sul groppone!
Procediamo con ordine: dal tavolo tecnico fra Angela Adduce, dirigente generale della ragioneria generale dello Stato e responsabile nazionale per la verifica degli adempimenti regionali, e il commissario della sanità regionale Angelo Giustini, ex generale della Guardia di finanza, fortemente voluto da Salvini al posto del presidente della Regione Molise il forzista Donato Toma che non gradì la scelta (certo, lui sa fare tutto!) è saltato fuori ben altro. In particolare si è potuto appurare che le tasse locali che abbiamo versato (Irap e Irpef, portate alle stelle nel corso degli anni), relative al quadriennio 2015-2018, per finanziare la sanità regionale, sarebbero finiti altrove! Sono, altro che sarebbero, dato che ormai a fine maggio 2020 non risulta versato un centesimo a riguardo. Cerchiamo di capire bene: stiamo parlando della bellezza di oltre 27,6 milioni di euro, poca roba per regioni con milioni di abitanti tipo Lombardia o Sicilia ma se calate su una realtà di 305.000 anime colpiscono non poco!
Questo è solo l’antipasto. Nella teleconferenza fra Roma e Campobasso si è fatta finalmente chiarezza su altri filoni di debiti passati, anche se le cose erano già abbastanza note agli addetti ai lavori: mutui da pagare e contributi sospesi a seguito dei terremoti avvenuti in Molise dal 2002 in poi. Per capirci, stiamo parlando di cifre stratosferiche rispetto al bacino della popolazione (che, si capisce, dovrà ripagarle di tasca propria): 97 milioni di euro per l’anno 2008, regalo dell’ex ras Michele Iorio (FI) e ben 252 milioni di euro per il 2016, regalo dell’ex ras Paolo Frattura (PD)! Ah, già, il 2016: ecco l’anticipazione di 47 milioni di euro per restituire all’Inps i contributi previdenziali sospesi a seguito del terremoto del 2002. Inps, ovviamente, che da par suo ancora non ha mai ricevuto neanche un centesimo dato che le ex Asl si son ben guardate dall’ottemperare ai pagamenti. Insomma, ci rendiamo conto del giro di soldi in ballo? Possibile che non si sappia bene dove siano, che fine abbiano fatto, chi e come li abbia spesi? Amicizie e convivenze? La Corte dei Conti ritiene ciò tutto lecito? Perché non interviene? La corruzione, l’incapacità di agire, il clientelismo, il marciume delle istituzioni democratico borghesi in Molise è realmente degenerato a tal punto?
Qualcuno potrebbe dire, con un ragionamento di stampo democristiano e irricevibile: “Vabbè, tanti soldi, tanti debiti, tante operazioni che puzzano ma, almeno, la sanità regionale è un fiore all’occhiello nel panorama europeo”. Non esattamente: interi ospedali chiusi, singoli reparti (nei plessi rimasti operativi) chiusi e, guarda caso, magicamente inaugurati in contemporanea nelle strutture private, blocco assunzioni, ecc. Splendida riorganizzazione dei servizi per le masse popolari locali. Ah, si dimenticava: ai privati convenzionati viene accreditato, puntualmente e senza intoppi, ben il 95% del loro fatturato storico relativo ai mesi pre pandemia anche se non fanno nulla: una gentile ricompensa per essersi resi disponibili in caso di emergenze covid!
In tutto ciò vai con lo show mediatico: da Roma partono bordate e lavate di capo a Giustini, questi si difende dicendo di aver fatto il suo dovere denunciando lo stato delle cose sia al consiglio regionale che alla Corte dei Conti, chiamando in causa le forze politiche locali; i primari degli ospedali pubblici di Campobasso, Isernia e Termoli (giustamente) denunciano pubblicamente le gravi inadempienze sulla sicurezza dei pazienti e del personale chiamando in causa Florenzano, dg dell’Asrem, quest’ultimo e Toma dicono che “è tutto sotto controllo” e che la sanità molisana “sta già lavorando bene e quasi a pieno regime” (sic!).
Eh già, perché fra impicci e scaricabarile, ci sono i problemi materiali e concreti, inerenti la prevenzione e la salute di migliaia di molisane/i. Ciò poiché il Molise è l’unica regione italiana ad avere ospedali misti, per pazienti covid-19 e normali, e quindi tutto viene in automatico. Chi dovrebbe sottoporsi a visite non lo fa perché ha paura di contagiarsi, chi necessita di fare alcune operazioni deve rivolgersi al privato o fuori regione in quanto le sale operatorie, non potendo contare sui reparti di rianimazione, occupati dai malati covid, sono fuori uso. Si accumulano poi ritardi rispetto agli interventi assistenziali che non rientrino nell’emergenza, in generale le liste di attesa si allungano, le attività dei poliambulatori sono ridotte o ferme, ecc. Che disastro!
Il PMLI, dinanzi a tali scempi, è chiaramente al fianco delle masse popolari e rivendica con forza: diritto alla salute gratuito e uguale per tutti, sanità pubblica, universale, gratuita, gestita con la partecipazione diretta dei lavoratori e delle masse popolari, che disponga di strutture capillari di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione su tutto il territorio nazionale e che sia finanziata tramite la fiscalità generale.
Che in Molise tutti, dalla CGIL a CISL e UIL ai sindacati non confederali, i giovani, i disoccupati, i lavoratori, i pensionati, il coordinamento delle sinistre di opposizione, i vari comitati in difesa della salute pubblica, si uniscano in un unico fronte di opposizione popolare a questa vergogna e per la difesa della sanità pubblica. Liberiamoci di questi incompetenti!
 
 
 

27 maggio 2020