Diritto universale di vaccino antivirus

 
Nel sistema economico capitalista ogni cosa, compresa la salute dello stesso genere umano, rischia di diventare uno redditizio affare. E ciò è tanto più vero e grave in situazioni di emergenza sanitaria come l'attuale.
I tragici effetti di questa logica capitalistica è sotto gli occhi di tutti, basta vedere le conseguenze che hanno provocato soprattutto tra gli strati più poveri della popolazione e nei paesi poveri del mondo malattie come Ebola e l'Aids. Per contrastare tale logica, che spadroneggia nel settore della ricerca e della produzione farmaceutiche, si è sviluppato un ampio movimento no-global, che prese le mosse contro il vertice dell’Organizzazione mondiale del commercio (Omc/Wto) svolto a Seattle nel 1999 e che ha lottato sin dal suo nascere per sostenere il diritto all’accesso ai farmaci antiretrovirali per le persone sieropositive dei paesi poveri, che a causa dei brevetti non potevano permetterseli.
In base alle norme entrate in vigore proprio al vertice di Seattle, chi brevetta un vaccino ottiene il diritto esclusivo di produrlo e di commercializzarlo per vent’anni e ciò conferisce alle multinazionali farmaceutiche un potere economico mostruoso, facendo impennare il prezzo delle terapie soprattutto quando si tratta di vaccini, condizionando pesantemente i sistemi sanitari degli stessi Stati che li acquistano.
Tuttavia, proprio in conseguenza della mobilitazione mondiale del movimento no-global, l’Omc fu costretta a fare parziali deroghe alle norme commerciali internazionali sui brevetti farmaceutici nel successivo vertice di Doha.
A Doha il 14 novembre 2001 fu adottata da oltre 160 Stati del mondo la Dichiarazione relativa all'accordo sugli aspetti commerciali dei diritti di proprietà intellettuale e alla salute pubblica, il cui punto numero 5 stabilisce che agli stati membri è concesso il diritto di istituire “licenze obbligatorie” che autorizzano la produzione o l’importazione dei farmaci senza pagare i diritti a chi detiene il brevetto qualora sorga “un'emergenza nazionale o altre circostanze di estrema urgenza, fermo restando che le crisi di salute pubblica, comprese quelle relative all'HIV/AIDS, alla tubercolosi, alla malaria e ad altre epidemie, possono rappresentare un'emergenza nazionale o altre circostanze di estrema urgenza” .
Ovviamente il riferimento del trattato del 2001 è a malattie allora conosciute, ma non c'è dubbio che il concetto di “crisi di salute pubblica” possa applicarsi anche all'emergenza pandemica provocata dal Covid-19: in passato alcuni Stati come il Sudafrica, il Brasile, la Malesia e la Thailandia hanno invocato il punto numero 5 della Dichiarazione di Doha per importare farmaci a basso costo dall'India contro le epidemie di Aids ed epatite C, mentre da ultimo la Germania l'ha invocato nel 2017 per iniziare la produzione nazionale di un farmaco contro l’Hiv, e la pandemia di quest'anno ha provocato in tutto il mondo una situazione sanitaria mai vista negli ultimi decenni, ben più grave di quelle dell'Aids e dell'epatite C.
Tutti gli Stati quindi, quando verrà trovato il vaccino contro Covid-19, dovranno invocare il punto numero 5 della Dichiarazione relativa all'accordo sugli aspetti commerciali dei diritti di proprietà intellettuale e alla salute pubblica adottata a Doha da quasi tutti gli Stati del mondo, in modo da garantire a tutti gli Stati, anche ai più poveri, costi accessibili e a tutte le popolazioni del pianeta il diritto di potersi vaccinare contro il Covid-19.
Il problema semmai è politico perché alcuni Stati potrebbero fare la scelta di non invocare il punto numero 5 della Dichiarazione per paura di scatenare rappresaglie commerciali che potrebbero pregiudicare le industrie farmaceutiche nazionali.
Noi marxisti-leninisti italiani riaffermiamo il diritto universale di vaccino antivirus per tutti, che è la sola strada per impedire che il covid-19 faccia strage di vite umane e comprometta irrimediabilmente la salute della popolazione. Insomma deve essere dichiarato un crimine il ricorso da parte delle multinazionali farmaceutiche a brevetti che speculino sulla salute e limitino la produzione e la diffusione del vaccino.
Il PMLI inoltre rivendica la nazionalizzazione delle grandi imprese capitalistiche, a cominciare da quelle farmaceutiche proprio perché è evidente a tutti quanto sia utile l'intero comparto della ricerca e produzione di un vaccino e di medicinali decisivi per vincere la diffusione del covid-19 solo se esso viene strappato dalle grinfie degli speculatori e delle multinazionali mossi unicamente dalla ricerca del massimo profitto e interamente statalizzato, cioè controllato dalla collettività e indirizzato unicamente al benessere e alla tutela della salute della popolazione.
 

27 maggio 2020