Anche i 500 miliardi dell'accordo franco-tedesco non sono gratis
L'Italia dovrà aumentare il contributo annuale al bilancio europeo e fare “riforme” dolorose

 
Alla vigilia della presentazione della proposta della Commissione europea sul Recovery Fund, quello strumento presentato come il contributo solidaristico comunitario ai paesi più in difficoltà a fronte della crisi sanitaria e economica scatenata dal coronavirus, si moltiplicano gli scontri in quella discussione iniziata due mesi fa sulla suddivisione del pacchetto degli aiuti finanziari da considerare a fondo perduto o da restituire. La proposta che sembra assestata su un impegno del valore di 500 miliardi a pesare sul bilancio comunitario pluriennale 2021-2027, ancora da approvare, sarà valutata dal Consiglio Europeo convocato a Bruxelles il prossimo 17 giugno. L'elemento che ha aperto la strada al varo della proposta è stata come al solito l'intesa tra i due maggiori paesi imperialisti della Ue, Germania e Francia, presentata nella videoconferenza del 18 maggio del presidente francese Emmanuel Macron e della concelliera tedesca Angela Merkel. Che con questa mossa si confermano essere il motore della superpotenza imperialista europea.
Nel documento titolato “Iniziativa franco-tedesca per il rinnovamento dell'Europa di fronte alla crisi del coronavirus” Macron e Merkel si pongono il problema di far superare questa crisi all'Europa, “insieme e per emergere più forte” e siccome si dichiarano “pienamente determinati ad assumere la nostra responsabilità per l'Unione europea e noi contribuiamo aprendo la strada fuori dalla crisi”, quasi avessero ricevuto una investitura divina, avanzano una serie di proposte fra le quali quella della costituzione di un fondo europeo per la ripresa, il recovery fund, limitato nel tempo e del valore di 500 miliardi di euro. Il finanziamento del Fondo, precisano, sarà mirato alle difficoltà legate alla pandemia e alle sue ripercussioni. Sarà “un supplemento eccezionale, integrato nella decisione sulle risorse proprie, con un volume e una data di scadenza chiaramente specificati, e che sarà collegato a un piano di rimborso vincolante”.
Macron nella conferenza stampa ha insistito molto sul meccanismo di “trasferimento” di denaro “alle regioni maggiormente colpite”, sul presunto spirito solidaristico europeo del Fondo, sul suo carattere di aiuto a fondo perduto; in larga parte forse ma non in toto, dato che anche il comunicato congiunto di Parigi e Berlino ribadisce che il Recovery Fund “sarà basato sul chiaro impegno degli Stati membri a seguire politiche economiche solide e un programma di riforme ambiziose”. Un concetto che non risponde al principio della restituzione del prestito ma che comunque prevede un controllo sulla spesa dei soldi ricevuti, una gestione non completamente libera dei governi che ricorreranno al Fondo e che si devono impegnare a restituirlo con un aumento del contributo annuale ai prossimi bilanci europei e a fare “riforme” dolorose per le masse popolari. Niente è gratis nella Ue imperialista.
La proposta della Commissione europea sul fondo per la ripresa non sarà la copia di quella franco-tedesca, assicurava il 19 maggio il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis che rilanciava sulla cifra da stanziare, oltre 1.000 miliardi di euro, e composti da prestiti da risarcire e da sovvenzioni; una soluzione, contenuta nella proposta di Berlino e Parigi che potrebbe andare bene anche al fronte dei paesi guidato da Austria e Olanda, che avevano subito sollevato barricate sui soldi “regalati” ai paesi in difficoltà e che erano disponibili a mettere nel piatto una cifra di 300 miliardi di soli prestiti.
 

27 maggio 2020