Intervento della compagna Cristina Premoli a nome del PMLI all'Assemblea del Coordinamento delle sinistre di opposizione di Milano
Noi partiti con la bandiera rossa e la falce e martello abbiamo il dovere di riprenderci le piazze nella lotta unitaria contro il governo

I governi italiani di “centro-destra” e di “centro-sinistra”, compresi i due governi Conte, hanno distrutto il sistema sanitario nazionale, spezzettandolo, tra l’altro, in venti regni autonomi, a favore della sanità privata. Tanto è vero che negli ultimi trenta anni sono stati dimezzati i posti letto negli ospedali e chiusi i presidi più piccoli distribuiti sul territorio.
E pur sapendo, fin dal 5 gennaio, dell’arrivo del coronavirus il governo non si è mosso fino al paziente 1 per far partire la macchina istituzionale che tutelasse la salute del popolo italiano. Nella riunione del 17 febbraio, quando si discuteva il piano contro il coronavirus, il ministro della sanità Roberto Speranza, leader di Leu, vantava che “il servizio sanitario nazionale è dotato di professionalità, competenze ed esperienze adeguate ad affrontare ogni evenienza”.
I fatti hanno dimostrato invece non solo che il sistema sanitario nazionale, salvo le eccellenze degli operatori sanitari, non era assolutamente preparato a fronteggiare un'epidemia di questa portata, ma anche che il governo ha tardato troppo a chiudere le aziende non essenziali per non dispiacere Confindustria e per salvaguardare i profitti dei padroni, come il caso emblematico della Bergamasca che pur contando la più alta percentuale rispetto alla popolazione di mortalità per il virus non è stata dichiarata zona rossa; le fabbriche sono state chiuse, ma in maniera non sufficiente, solo quando le lavoratrici e i lavoratori sono scesi in sciopero per ottenere la tutela della loro salute.
Le politiche che accentrano i poteri al governo e al presidente del Consiglio, attraverso i decreti legge e i decreti del premier costituiscono un pericoloso precedente, sospendendo di fatto fondamentali diritti costituzionali, determinando la dittatura del governo e personalmente di Conte e lo svuotamento della democrazia e del parlamento borghesi; lo dimostrano l’eliminazione del diritto di sciopero, col beneficio che ne trarranno i padroni che spremeranno gli operai della produzione aumentando i ritmi di lavoro, infischiandosene delle misure di sicurezza, causando maggiori infortuni e contagi da Covid per incrementare il plus-valore e di conseguenza i dividendi degli azionisti. Gravissimo e brutale è stato l’intervento della polizia in tenuta antisommossa, intervenuta con un grosso dispiegamento di forze a disperdere un presidio di lotta dei lavoratori della Fedex/Tnt di Peschiera Borromeo, presidio indetto in solidarietà verso una sessantina di lavoratori che dopo essere stati costretti a lavorare anche durante le settimane del “lockdown” per garantire la movimentazione di merci non solo di beni essenziali, ma tutta una serie di beni che sicuramente essenziali non sono, rischiando tutti i giorni il contagio, alla vigilia della cosiddetta “fase 2” dell’emergenza coronavirus i padroni hanno ritenuto che quei lavoratori non servivano più e pertanto dovevano tornare a fare parte dell’esercito dei disoccupati.
La repressione del sacrosanto diritto di protesta da parte dei commercianti e dei ristoratori all’Arco della Pace di Milano che chiedevano certezze sulle norme per poter riaprire in sicurezza e sulla cassa integrazione per i dipendenti, promessa dal governo ma non ancora pagata, manifestazione tenuta rispettando le dovute distanze di sicurezza, interrotta dalle “forze dell’ordine” che hanno multato i partecipanti con ben 400 euro a testa per aver violato il divieto di assembramento. L’emergenza è stata utilizzata per far aggredire e intimidire dalla polizia gli antifascisti che a Milano stavano omaggiando i martiri della Resistenza con drappi e fiori rossi sulle lapidi a loro dedicate in celebrazione del 25 Aprile.
Occorre ribadire che non siamo tutti sulla stessa barca, pertanto rivendichiamo la piena copertura salariale e 1.200 euro al mese per chi è senza reddito e senza ammortizzatori sociali finché dura l’emergenza coronavirus.
Reclamiamo, il rafforzamento e lo sviluppo del sistema sanitario nazionale e l’abolizione della sanità privata, abrogando Il titolo V della Costituzione e la relativa autonomia differenziata delle regioni, togliendo così la Lombardia una volta per tutte dalle mani di Fontana e Gallera che hanno gestito in modo criminale l’epidemia.
Rivendichiamo l’abrogazione dell’articolo 81 della Costituzione che impone il pareggio di bilancio, della legge Fornero, del Jobs Act e dei decreti sicurezza.
Chiediamo con forza la nazionalizzazione delle grandi aziende, comprese quelle farmaceutiche e delle banche.
Sosteniamo, l’uscita dell’Italia dall’Unione europea imperialista considerando anche che non ha fatto nulla fin qui per aiutarci nella lotta contro il virus.
In particolare noi partiti con la bandiera rossa e la falce e martello abbiamo il dovere proletario rivoluzionario di riprenderci unitariamente le piazze.

3 giugno 2020