Testo introduttivo dell’Assemblea del Coordinamento delle sinistre di opposizione di Milano
Difendiamo i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici nell'emergenza

Pubblichiamo il testo introduttivo dell'assemblea virtuale di domenica 31 maggio del Coordinamento delle sinistre di opposizione di Milano cui aderisce il PMLI.
 
L’emergenza sanitaria che viviamo è un evento di eccezionale gravità, ma le pesanti conseguenze che si sono determinate sono il frutto avvelenato di sciagurate scelte fatte da governi nazionali e regionali di ogni colore.
Dal 2008 ad oggi sono stati tagliati 37 miliardi alla sanità pubblica, che si sono tradotti nel taglio di 200 ospedali e 45.000 posti letto, compresi quelli di terapia intensiva. Nella Regione Lombardia inoltre si è assistito al depauperamento della sanità di prossimità, con la chiusura degli ambulatori zonali e la progressiva riduzione di autonomia e di capacità di intervento dei medici di base, che hanno invece la conoscenza diretta dei pazienti.
Le risorse sottratte alla sanità e ai servizi sociali sono andate principalmente ai detentori del credito pubblico, grandi banche e assicurazioni in primo luogo. Ma anche alla sanità privata convenzionata, che nel 2000 assorbiva un esborso di 15,8 miliardi che nel 2016 arrivano a 31,5 miliardi. In una logica di concorrenza con la sanità nazionale, in linea con l'operazione dell'autonomia differenziata.
I tagli alla ricerca scientifica spiegano inoltre le attuali difficoltà a trovare un vaccino efficace, così come anche percorsi di cura del Covid che non sono stati socializzati dalle strutture sanitarie, ma agiti in autonomia, come se la difesa della salute potesse essere un campo di battaglia per la preminenza, prima di tutto politica.
In questo quadro drammatico il governo Conte assicurava ancora poco prima del disastro che l’Italia era difesa da un sistema sanitario eccellente e che il virus non circolava nel proprio territorio. Molti amministratori locali minimizzavano il problema, a partire dal sindaco di Milano che ancora a fine febbraio - irresponsabilmente - invitava i milanesi a correre felici a prendere l’aperitivo, esaltando lo slogan “Milano non si ferma”, fedele ed ebete testimonial dell’immagine di città-vetrina che ha magnificato in questi anni. Così come si è taciuto a Bergamo per troppi giorni, a Milano, per tre settimane non si sono comunicati dati sullo stato dei contagi in città.
Intanto, anche di fronte all'epidemia la destra più reazionaria e ferocemente classista non smentiva la sua natura. In una prima fase “ignorando” il virus, senza prendere alcun provvedimento, accettando, implicitamente come hanno fatto Trump o Bolsonaro, o esplicitamente, come nella tristemente nota conferenza stampa di Johnson, il prezzo di un certo numero di morti e di malati pur di non intralciare il meccanismo del profitto, con il sottinteso, non dichiarato, ma di cui hanno pienamente coscienza, che la quasi totalità dei morti e dei malati gravi riguarda i ceti sociali medio bassi.
In Italia esponenti di punta sono stati gli industriali bergamaschi che hanno impedito di dichiarare la zona rossa a Nembro e Alzano, provocando il massacro che tutti abbiamo visto, a quanto ci risulta nessuno di costoro è morto per l'epidemia.
Come lo sono quei governatori, soprattutto di destra, ma anche Bonaccini del PD, che spingono per riaprire tutto nonostante l'epidemia sia ancora troppo presente nel paese, ed in particolare nel Nord.
Nella nostra regione è stato irresponsabile il ruolo della giunta Fontana che ha gestito l’emergenza sanitaria in modo scellerato, vedi ad esempio la delibera N. XI/2906 emanata l’8 marzo, che individuava le RSA come strutture idonee a ospitare malati Covid per liberare posti letto negli ospedali, con le tragiche conseguenze che non hanno tardato a mostrarsi.
Assieme alla destra in questa offensiva è in prima fila anche Renzi e il suo partito, a dimostrazione, ancora una volta, di come gli interessi dei grandi capitalisti trovino sostenitori trasversali tanto nella destra che nel centrosinistra.
 
 

3 giugno 2020