Non c'è niente da esultare come fanno Conte e “Il Manifesto” trotzkista
Il prestito Ue con interessi lo pagherà il popolo italiano

 
In base al mandato ricevuto dal Consiglio europeo, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha presentato il 27 maggio al Parlamento di Strasburgo riunito in sessione plenaria il piano completo di intervento finanziario che dovrebbe permettere alla Ue di uscire dalla crisi sanitaria e da quella economica che ha cominciato a moltiplicare disoccupati e poveri; a ricompattare e rilanciare la superpotenza imperialista europea che rischia di rimanere ancora più schiacciata nello scontro globale, nella guerra fredda che si profila tra i due giganti imperialisti mondiali, Usa e Cina.
Il fondo per la ripresa europea ribattezzato “Prossima generazione Europa” (Next Generation EU) presenta in forma ufficiale il progetto nato dopo oltre due mesi di furibondi scontri sul Recovery Fund tra il gruppo dei paesi che chiedevano un sostegno finanziario solidaristico, senza restituzione, guidato dalla Francia e comprendente tra gli altri, Italia, Spagna e Portogallo e il gruppo appoggiato dalla Germania e composto da Olanda, Austria, Svezia e Danimarca che non intendeva regalare neanche un euro ai paesi in difficoltà, solo prestiti da restituire. Francia e Germania, pensando a non creare situazioni irrecuperabili che indebolirebbero l'imperialismo europeo nell'anno tra l'altro della realizzazione della Brexit, si tiravano formalmente fuori dalla mischia e riattivando il tandem imperialista che comanda a Bruxelles partorivano la proposta presentata nella videoconferenza del 18 maggio del presidente francese Emmanuel Macron e della concelliera tedesca Angela Merkel; una proposta costruita su un 70-80% di fondi solidaristici da coprire col bilancio comunitario e il resto in prestiti da restituire direttamente che apriva la strada alla proposta della Commissione. Ma quella presentata all'europarlamento di Strasburgo non ha risolto ancora un bel niente, è un progetto che deve essere approvato all'unanimità dai 27 e basato sul finanziamento che sarà contenuto nel bilancio comunitario per il periodo 2021-2027, un documento ancora da approvare per l'opposizione di molti paesi a aumentare i propri contributi e coprire il buco lasciato dall'uscita della Gran Bretagna.
La Commissione indica una serie di capitoli di spesa previsti per gli interventi in campo sanitario, per tamponare la spaventosa crisi economica che si paventa e a sostegno della sperata ripresa con un pacchetto di investimenti per i padroni delle imprese e briciole per i lavoratori e i servizi sociali, per sostenere in particolare i capitalisti impegnati nei settori del futuro quali economia verde e digitalizzazione. I principali nodi da sciogliere del piano riguardano quanti miliardi di euro è disponibile a mettere in campo la Ue, dove e come saranno trovati, a quali paesi verranno dati e a che condizioni, quanti sotto la forma di sovvenzioni e quanti come prestiti. Detto in altre parole lo scontro dei primi tre mesi dell'anno continuerà fino al Consiglio europeo del 18 giugno che affronterà la questione del varo del bilancio, a quello di luglio quando alla guida di turno della Ue ci sarà la Merkel, e oltre dato che il gruppo dei paesi contrari a “regalare” soldi a chi è in difficoltà con i bilanci già dissestati ha intanto conquistato un nuovo adepto, il fascista ungherese Viktor Orban. “È chiaro che le trattative saranno difficili e non saranno chiuse già al prossimo Consiglio europeo”, avvisava la Merkel che auspicava di trovare “in autunno abbastanza tempo per le consultazioni nel Parlamento europeo e nei parlamenti nazionali, in modo che possa entrare in vigore entro il primo gennaio 2021”.
Il progetto presentato dalla von der Leyen prevede una quota di 500 miliardi di euro da distribuire a titolo di sovvenzioni a fondo perduto e di 250 miliardi di euro come prestiti. Per recuperare questi miliardi la Commissione venderà titoli comunitari, con bassissimi tassi di interesse perché garantiti dal bilancio europeo e con il debito della restituzione spalmato a lungo termine tra il 2028 e il 2058. Certamente i titoli della Commissione saranno meno onerosi di quelli italiani ad esempio ma se per emetterli sarà necessario aumentare i contributi dei singoli paesi al bilancio europeo fino al 2%, il doppio dell'attuale 1%, hanno comunque un costo. Pagato direttamente dai singoli paesi o indirettamente creando nuove tasse non nazionali ma comunitarie su emissioni, plastica o una digital tax.
La partenza del Fondo è legata al varo del bilancio comunitario che oltre al raddoppio delle quote nazionali prevede un recupero di soldi con l'abolizione degli sconti finora concessi a Germania, Olanda, Svezia Austria e Danimarca. Guarda caso proprio i principali componenti del fronte dei cosiddetti “virtuosi”, con i bilanci a posto anche col contributo dei regali comunitari.
La Commissione propone che gli aiuti vadano a finanziare programmi europei in modo che ci sia un controllo esterno su come saranno utilizzati dai paesi beneficiari. Le modalità di un controllo più o meno rigido sono uno degli oggetti delle discussioni.
Per quanto riguarda la distribuzione dei finanziamenti, la Commissione prevede un meccanismo che terrebbe conto dei diversi effetti della crisi sui paesi, con una attenzione sui paesi del sud dell’Ue, i più colpiti. Secondo le dichiarazioni del Commissario Paolo Gentiloni, l’Italia dovrebbe essere il primo paese beneficiario dei finanziamenti con circa 91 miliardi di euro di prestiti e oltre 81 miliardi di contributi a fondo perduto. Quelli prestati devono essere restituiti con interessi e recuperati da un bilancio come quello italiano che è già quasi da paese in bancarotta, quelli definiti contributi non sono affatto a fondo perduto, vengono da un bilancio costruito coi versamenti nazionale; in ogni caso il loro impiego sarà controllato da Bruxelles non solo per quanto riguarda il merito della spesa. Accedere ai contributi significa aumentare il potere di controllo della Ue sul bilancio nazionale, sulla verifica di come sono applicate financo le “raccomandazioni” ordinarie: le ultime all'Italia spaziavano dalla riforma del sistema fiscale a quella del mercato del lavoro, con modifiche che hanno contribuito a impoverire le masse popolari e rendere sempre più precario il posto di lavoro.
Eppure il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, si dichiarava soddisfatto dell'“ottimo segnale da Bruxelles” e definiva quella della Commissione una proposta che “va proprio nella direzione indicata dall’Italia”. Su La Stampa il presidente del Consiglio beffeggiava quelli che lo avevano messo in guardia “dicendo che avrei sicuramente rimediato una cocente sconfitta politica. Ma sono stato sempre consapevole che una reazione europea forte e unitaria era assolutamente necessaria non solo per l’Italia ma anche per il futuro stesso dell’Europa”. Quando Conte non si autoloda come statista di rango ci pensa il filogovernativo Il Fatto quotidiano , a rivelare che fonti di governo “riportano che Conte ha ricevuto in queste ore tanti messaggi di complimenti, recapitati anche dagli altri leader europei, per la visione di lungo periodo del premier in termini di risposta economica comune da dare per far fronte alla crisi innescata dal coronavirus”. Intanto se non i soldi arrivano gli elogi che servono a Conte a consolidare la sua posizione di presidente del Consiglio, a rimanere sulla poltrona di Palazzo Chigi e gestire la distribuzione di questo pacchetto di miliardi con la benedizione dei suoi vecchi sponsor di Bruxelles.
Se il pacchetto degli aiuti all'Italia fosse confermato, gli 81 miliardi di contributi in realtà non saranno nemmeno 30 in sei anni perché Roma dovrà versare più soldi al bilancio comunitario; i 91 miliardi di euro di prestiti dovranno essere restituiti e resterà un guadagno sul pagamento dei minori interessi, perché i bond sono garantiti dalla Commissione, calcolato in circa un miliardo all'anno. Certo meglio che nulla, ma non molto per fronteggiare le perdite causate dal crollo del pil italiano, il -13% stimato dalla Ue intanto per il 2020 e che non potranno essere contabilizzati nella prossima finanziaria. Conte esulta anzitempo per un risultato che non è affatto scontato e che se tutto va bene metterà un altro pezzo di sovranità nazionale nelle mani di Bruxelles.
Con Conte esultava “Il Manifesto” trotzkista che sparava un pezzo dal titolo “Recovery Fund, una speranza di cambiamento in Europa” a fronte di una promessa di solidarietà europea, spacciata come “svolta storica”, ma che il popolo italiano pagherà con gli interessi. Tra paesi imperialisti non esiste solidarietà, casomai esiste una più o meno provvisoria comunanza di interessi che nel caso della Germania vuol dire mantenere la guida dell'imperialismo europeo in tandem con la Francia e con l'Italia ancora agganciata al treno e non persa come la Gran Bretagna.

3 giugno 2020