Il governo imbelle
Jabil (Usa) conferma i 190 licenziamenti a Marcianise

Dopo tre giorni di trattative, nella notte tra il 25 e il 26 maggio, la multinazionale americana Jabil, leader nella produzione di componenti elettronici, ha bruscamente interrotto la mediazione con governo e sindacati e, nonostante le sacrosante proteste dei lavoratori, ha confermato i 190 licenziamenti annunciati una settimana nello stabilimento di Marcianise (Caserta).
Una decisione a dir poco arrogante adottata nonostante il divieto prorogato dal decreto Rilancio e grazie soprattutto all'imbelle atteggiamento del ministro del Lavoro Nunzia Catalfo e del sottosegretario al Mise Alessandra Todde i quali, invece di respingere con forza e determinazione i licenziamenti annunciati dall'azienda già a giugno 2019, per un anno intero si sono limitati a cogestire “un percorso condiviso per la gestione degli esuberi”.
Un atteggiamento filopadronale che alla fine ha permesso a Jabil di infischiarsi perfino dell'illegittimità della decisione perché, secondo governo e sindacati, adottata fuori termine e soprattutto durante la vigenza della norma che sospende per la pandemia i licenziamenti fino a metà agosto.
“I licenziamenti sono stati adottati all’esito di un percorso legittimo” iniziato nel giugno 2019, sostiene in una nota il vertice aziendale. “Jabil secondo i tempi della procedura avrebbe dovuto procedere ai licenziamenti già il 23 marzo 2020. Con l’avvento della pandemia Covid, si è stabilito con un accordo siglato con i sindacati di posticipare i licenziamenti al 25 maggio, cosa che poi abbiamo effettivamente fatto”.
La vertenza Jabil è iniziata nel giugno del 2019 con l'annuncio di 350 “esuberi” su un totale di 700 dipendenti a Marcianise, stabilimento acquistato da Eriksson nel 2015. L'azienda sperava di convincere buona parte dei lavoratori ad accettare l'esodo o la ricollocazione senza nessuna certezza sulle future condizioni contrattuali e salariali. “Da diversi anni a questa parte - si legge in una nota dell'azienda - il sito Jabil di Marcianise si è dovuto confrontare con un contesto economico sfidante, volumi in calo e risorse sotto-utilizzate. Per affrontare la situazione, Jabil ha lavorato con le organizzazioni sindacali e con gli stakeholder, sia locali sia nazionali, a un programma di outplacement volontario per offrire ai dipendenti un'opportunità di reimpiego in altre imprese locali, interessate ad assumere i dipendenti di Jabil. Queste aziende, che hanno partecipato al programma di reimpiego, hanno fatto richiesta di un numero di lavoratori maggiore rispetto ai dipendenti di Jabil in esubero. Nonostante questi sforzi e il continuo impegno di Jabil, a oggi si registra purtroppo un risultato deludente sulle adesioni al reimpiego, nonostante le numerose proposte ricevute, che non ci consente di risolvere il problema”.
A oggi i lavoratori che hanno trovato ricollocazione o uscite incentivate ammontano a 160; gli altri erano in cassa integrazione da giugno 2019 e il Cda della Jabil Corporation ha deciso, nonostante i nuovi decreti emanati dal governo che prevedono il blocco dei licenziamenti collettivi e ulteriori 9 settimane di Cig Covid-19, di non proseguire con la cassa integrazione e di licenziare.
Dunque l’accordo sull’utilizzo di altre cinque settimane di cassa integrazione e il contestuale ritiro dei licenziamenti sbandierato da governo e sostenuto dai sindacati confederali viene da lontano e si è rivelato una vera e propria presa in giro per i lavoratori che da quasi due settimane continuano a scioperare e presidiare i cancelli dello stabilimento.
In una nota congiunta CGIL-CISL-UIL e le Federazioni dei metalmeccanici FIM-FIOM-UILM di Caserta con le Segreterie regionali confederali e di categoria “respingono con forza l'inaccettabile decisione della multinazionale JABIL di licenziare 190 lavoratrici e lavoratori dello stabilimento di Marcianise e mettere sul lastrico le loro famiglie.
Decisione ancora più grave perché presa in una situazione di grave emergenza sanitaria e in pale se violazione delle leggi italiane.
Le Organizzazioni sindacali denunciano inoltre, unitamente all'irresponsabilità dell'Azienda, anche l'impotenza delle istituzioni, sia nazionale che regionale di fronte alla protervia della multinazionale americana... e restano al fianco dei lavoratori e delle loro famiglie: prosegue lo sciopero ad oltranza affinché l'Azienda ritiri la propria decisione. Se nei prossimi giorni non giungeranno notizie positive dal lavoro che devono svolgere i ministeri competenti e continua la proterva assenza dell'Azienda dai tavoli negoziali le Organizzazioni sindacali sono pronte a mettere in campo una grande mobilitazione del territorio a difesa dei lavoratori della JABIL e del lavoro nella provincia di Caserta".
Ma la verità è che la debolezza del governo, da una parte, e linea cogestionaria dei sindacati, dall'altra, ha permesso all'azienda di alzare la posta in gioco e arrivare a sostenere addirittura di essere stata “costretta” a interrompere le trattative a causa della “chiusura totale sulla principale condizione posta” ovvero la “definizione di un percorso certo che porti entro la fine di agosto alla risoluzione definitiva degli esuberi strutturali”.
Il risultato è che il 17 agosto cesserà lo stop ai licenziamenti imposto dalla normativa anti-Covid e a quel punto la Jabil avrà mano libera per dare il ben servito ai lavoratori.
A conferma che gli interessi dei lavoratori e quelli dei padroni non sono mai conciliabili fra loro e che lotta di classe contro i licenziamenti e lo sfruttamento capitalista deve continuare anche durante l'emergenza sanitaria.

3 giugno 2020