Università privata Link-campus, vicina al M5S
Indagato l'ex ministro Dc Scotti per gli “esami facili”
71 indagati a vario titolo per associazione a delinquere e falso tra cui la collaboratrice dell'ex ministra alla Difesa Trenta e il segretario del sindacato di polizia Siulp

Della discussa e chiacchierata università privata Link-campus, creata nel 1999 dall'ex ministro democristiano Vincenzo Scotti, il nostro giornale si è occupato già due volte.
La prima volta (Il Bolscevico n. 36 del 18 ottobre 2018, articolo “Al M5S piace il militarismo”) si metteva in evidenza che l'ateneo era (ed è tuttora) un centro di formazione dei quadri dirigenti del Movimento 5 Stelle tanto che vi hanno insegnato l'ex ministro della Difesa Elisabetta Trenta e l'attuale ministro degli Esteri Luigi Di Maio (degno di nota è il fatto che quest'ultimo, pur insegnando agli studenti affinché essi conseguano una laurea, non è nemmeno laureato).
La seconda volta (Il Bolscevico n. 39 del 7 novembre 2019, articolo “Autorizzando gli incontri di Barr con i servizi segreti italiani, Conte ha reso un servizio a Trump sul russiagate”) il nostro giornale metteva in evidenza che l'ateneo, più che un centro dedicato agli studi e all'insegnamento specializzato, è da tempo un crocevia per affari internazionali ben poco chiari.
Ora emerge che a interessarsi di Link-campus, oltre alla stampa, è da qualche tempo anche la magistratura, nello specifico la Procura della Repubblica di Firenze, la quale ha fatto notificare a 71 persone - indagate a vario titolo per associazione a delinquere, falso ideologico e abuso d'ufficio - l'avviso di conclusione delle indagini preliminari, atto che di norma prelude alla richiesta di rinvio a giudizio, che riguardano falsi esami ai quali si sottoponevano fittiziamente agenti e ufficiali di polizia giudiziaria in forza a Firenze, prove per le quali la Link-campus avrebbe falsamente certificato il corretto svolgimento.
I nomi di spicco tra gli indagati sono quelli dell'ex ministro democristiano e ora presidente di Link-campus Vincenzo Scotti, dell'appartenente alla Polizia di Stato e segretario nazionale del sindacato di polizia Siulp Felice Romano, dell'appartenente alla Polizia di Stato nonché membro del direttivo del Siulp Alessandro Pisanello, della docente universitaria - nonché dal 26 giugno 2018 collaboratrice dell'ex ministro della Difesa Elisabetta Trenta con mansioni di “gestione degli aspetti linguistici” - Veronica Fortuzzi, del membro del consiglio di amministrazione nonché rettore dell'ateneo Claudio Roveda, del direttore generale dell'ateneo Pasquale Russo, del componente del senato accademico Pierluigi Matera e dei docenti Maurizio Claudio Zandri e Ida Caracciolo.
La Caracciolo è stata ufficialmente designata dal governo Conte, ed è una nomina che, neanche a dirlo, è stata fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle, per il ruolo di giudice del Tribunale internazionale del diritto del mare di Amburgo, un organo delle Nazioni Unite che prevede nel suo statuto, tra gli altri requisiti, una indubbia integrità morale.
Altri indagati sono ben 45 appartenenti alla Polizia di Stato, quasi tutti in forza alla Questura di Firenze tranne uno in forza a quella di Bologna, e oltre a loro sono finiti sotto indagine anche alcuni docenti, ricercatori e impiegati dell'università.
Il ruolo di promotore e organizzatore dell'associazione criminale, sostiene la Procura fiorentina, spetta al fondatore nonché presidente di Link-campus Vincenzo Scotti, e un ruolo determinante, sempre secondo i magistrati, lo avevano i due dirigenti del Siulp, Felice Romano e Alessandro Pisanello, tenendo presente che il sindacato di polizia aveva stipulato una convenzione con l'università a favore dei propri iscritti, che dalla laurea si proponevano ovviamente avanzamenti di carriera.
Ai poliziotti, secondo la ricostruzione dei magistrati, bastava versare alla Fondazione Sicurezza e Libertà (della quale il Siulp è socio e che è presieduta, tanto per cambiare proprio dal segretario del Siulp, Felice Romano) una quota di iscrizione di 600 euro che finiva, chissà per quale motivo, in un conto corrente aperto nella Repubblica di San Marino e veniva giustificato come pagamento per il corso di perfezionamento nella fantomatica disciplina di “Human security”, indispensabile perché gli studenti appartenenti alla Polizia di Stato fossero dispensati dagli esami del primo anno e passassero direttamente al secondo. Le indagini hanno dimostrato che le tesine del corso in “Human Security” venivano sistematicamente copiate da internet con l'aiuto fondamentale del personale dell'ateneo.
Il percorso universitario vero e proprio dei pubblici ufficiali costava loro una retta universitaria di 3.500 euro annue e le indagini hanno anche in questo caso appurato che sia le lezioni sia gli esami si svolgevano in modo assai disinvolto, sia per la mancata frequenza alle lezioni, sia perché a diversi studenti indagati la struttura consentiva di sostenere gli esami a Firenze e a Bologna anziché nella sede di Roma della Link-campus, come per legge, sia perché dipendenti dell'università non docenti consegnavano ai candidati, prima delle prove d’esame, le domande o i temi permettendo durante gli esami di consultare liberamente internet, e, quindi di copiare dal web le risposte.
Le indagini hanno accertato che i professori, che avrebbero dovuto presenziare alle prove di esame, non erano in molti casi nemmeno presenti ad esse, attestando poi falsamente nei verbali di esame la presenza dei candidati nella sede romana e lo svolgimento della prova alla loro presenza.
I fatti contestati dai Pm fiorentini si riferiscono ai corsi di laurea triennale di Scienza della politica e delle relazioni internazionali e il corso di laurea magistrale in Studi strategici e scienze diplomatiche svolti negli anni accademici 2016-2017 e 2017-2018.
Coloro che già ricoprivano l'incarico di agenti e, a maggior ragione, di ufficiali di polizia giudiziaria - questa è la tesi portata avanti dalla Procura di Firenze - non potevano non rendersi conto, proprio per la loro qualifica di organi di polizia giudiziaria e per la loro non breve presenza nella Polizia di Stato (i più giovani tra gli indagati hanno almeno 35 anni), che l'università stava perpetrando dei reati e anzi che loro stessi stavano partecipando attivamente alla commissione di fatti costituenti reato, e questo vale sia per i 45 appartenenti alla Polizia di Stato protagonisti dei falsi esami sia, a maggior ragione per i due vertici del sindacato di polizia Siulp, ritenuti dalla Procura elementi fondamentali dell'associazione a delinquere.
Lo stesso discorso vale, ovviamente e a maggior ragione, per i professori universitari coinvolti, perché in quanto giuristi non potevano non rendersi conto di violare anche le più elementari norme che regolano lo svolgimento degli esami, anche se la presenza tra il corpo docente di Link-campus di un nome di grido come Luigi Di Maio - che comunque nulla c'entra con il procedimento giudiziario di cui trattasi - può far sorgere più di un sospetto sulla preparazione di tali docenti.

10 giugno 2020