Indetto prima da Adl Cobas Scuola e Coordinamento precari della scuola autorganizzati (Cpsa) e poi dai sindacati confederali, contro i provvedimenti del governo e della ministra Azzolina
Sciopero generale della scuola
I sindacati chiedono l'assunzione di tutti i precari, maggiori investimenti e sicurezza

La conversione in legge del decreto sulla scuola varato in piena emergenza sanitaria, approvato dal Senato il 28 maggio e poi in via definitiva dalla Camera il 5 giugno, è stato accompagnato da una serie di scioperi e proteste promossi da tutti i sindacati di categoria contro il governo e la ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina (M5S) che hanno totalmente ignorato le proposte e le rivendicazioni sindacali.
I primi a scendere in piazza il 5 giugno sono stati Adl Cobas Scuola e il Coordinamento precari della scuola autorganizzati (Cpsa) con una serie di presidi in diverse città italiane per protestare contro le procedure concorsuali, il precariato di Stato e per rivendicare la stabilizzazione di tutte e tutti i precari e misure adeguate a garantire la riapertura in sicurezza del prossimo anno scolastico.
Il centro della protesta è stata Milano dove decine di insegnanti, ausiliari e tecnici si sono radunati sotto la sede Rai inscenando una sorta di funerale collettivo per mostrare “tutto il nostro dissenso nei confronti di concorsi ammazza-precari”.
Lo sciopero sottolineano Adl Cobas Scuola e Cpsa è stato indetto per il ritorno alla didattica in presenza in assoluta sicurezza; la stabilizzazione di tutto il personale della scuola con almeno 36 mesi di servizio (come prevede la direttiva Europea 70/99); l’internalizzazione dei servizi educativi; l’adeguamento salariale di tutto il personale nel rinnovo del CCNL del comparto scuola con aumenti fino al raggiungimento della media dei salari europei.
Inoltre nella loro piattaforma rivendicativa i Cobas chiedono: maggiori finanziamenti per l’edilizia scolastica, per garantire più sicurezza sul lavoro a lavoratrici, lavoratori e studenti; aumento degli organici; riduzione del numero degli studenti per classe; ripristino dei fondi tagliati e mantenimento dell’orario cattedra.
In ogni caso, sottolineano, siamo contro l’intenzione concreta di dare avvio alla procedura concorsuale nel mese di agosto 2020.
L'8 giugno invece sono scesi in piazza con una serie di flash mob, manifestazioni, presidi e varie iniziative di protesta svoltesi in tutta Italia davanti agli istituti, le sedi degli uffici scolastici regionali e provinciali e anche davanti al ministero dell’Istruzione a Roma, i sindacati confederali di categoria Cgil, Cisl, Uil, Gilda e Snals che hanno proclamato lo sciopero generale di tutto il comparto per "Ripartire insieme, ripartire in sicurezza. Centralità della scuola per far crescere il Paese".
È inutile che "facciano proclami sulla centralità dell'istruzione che poi - sostengono i sindacati confederali di categoria - non vengono seguiti da stanziamenti congrui" denunciano Cgil, Cisl, Uil, Gilda e Snals insieme alla mancata stabilizzazione dei precari "che da anni contribuiscono in maniera fondamentale al funzionamento della scuola italiana" e contro le classi pollaio "destinate a rimanere tali anche alla ripresa della scuola a settembre".
Su questa base decine di insegnanti e personale Ata hanno manifestato sotto le finestre del ministero a Roma urlando slogan e esibendo cartelli e striscioni con su scritto "Senza fondi non si riparte"; "Non vogliamo classi pollaio" e "più sostanza meno distanza". Molti manifestanti hanno indossato oltre alla mascherina un imbuto a mo' di cappello, citando ironicamente la frase della ministra Azzolina sul fatto che gli studenti non sono imbuti da riempire.
Ad Ancona tutti i manifestanti si sono seduti in strada urlando slogan e esibendo cartelli contro la ministra e il governo. Anche a Firenze la sintesi della protesta è stata: "No a classi pollaio, sì a rinforzare organici Ata e docenti per riaprire a settembre in sicurezza". Mentre in Sicilia i sindacati della scuola sono scesi in tutte le piazze delle nove province per ribadire che: "È necessario un grande piano di stabilizzazioni e assunzioni".
A Torino invece, gli insegnanti in sciopero hanno simulato l'ingresso a scuola - in realtà un grande recinto - di 50 ragazzi con le regole sul 'distanziamento', per fare vedere che “solo per due classi non basta mezza piazza Castello”. In piazza anche bambini e genitori, una rappresentanza del coordinamento dei genitori e dei precari. Un flash mob si è svolto anche ad Alessandria in Piazza della Libertà.
In Molise si è svolto un presidio in Piazza Prefettura a Campobasso; ad Ancona manifestazione regionale con flash mob in Piazza del Plebiscito; mentre nei vari capoluoghi di provincia dell'Emilia Romagna docenti e personale Ata hanno organizzato vari “presidi nella piazza virtuale” con tutti gli aderenti allo sciopero che si sono collegati in diretta web.
Al centro delle rivendicazioni c'è prima di tutto il mancato accordo sulla stabilizzazione dei precari. Il tentativo di conciliazione, a seguito della proclamazione dello stato di agitazione, c'è stato lo scorso 29 maggio sottolineano i sindacati. In quella sede: "Eccezion fatta per l'aggiornamento delle graduatorie dei supplenti abbiamo preso atto della totale assenza di precisi impegni da parte dell'amministrazione" l'esito del confronto è stato totalmente negativo.
Il risultato è che il concorso straordinario per i 32mila precari di medie e superiori ci sarà, ma dopo l'estate (forse a ottobre) e non si farà più secondo la modalità a crocette ma secondo una prova scritta, ancora da definire, per “Valutare il merito” ha assicurato Azzolina. Nel frattempo i docenti entreranno in cattedra a tempo determinato direttamente dalle graduatorie d'istituto, che dovranno essere aggiornate. E dal primo settembre saranno a disposizione della scuola. Il superamento della prova scritta e, dopo un anno, un colloquio facilitato consentirà l'assunzione dei supplenti a settembre 2021 con retrodatazione giuridica ma non economica del contratto di un anno.
I sindacati inoltre ritengono largamente insufficienti le risorse destinaste all'istruzione (1,5 miliardi nel Dl Rilancio) per far ripartire la scuola in sicurezza a partire dalla copertura del personale che si deve occupare delle pulizie e della sanificazione degli ambienti.
FLC CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola Rua, GILDA Unams, SNALS Confsal chiedono inoltre adeguate risorse economiche, per consentire il necessario potenziamento degli organici, sia per il personale docente che per il personale Ata, condizioni indispensabili per la riduzione del numero di alunni per classe e consentire una didattica per gruppi ridotti di alunni. Il rispetto rigoroso del tetto massimo di 20 alunni per classe in presenza di alunni con disabilità, la piena funzionalità alle segreterie scolastiche, garantendo sorveglianza e rigorosa applicazione delle misure di sicurezza e anti-contagio in tutti i plessi e in ogni singolo piano degli edifici. Il consolidamento, a regime, della figura dell’assistente tecnico in tutte le scuole del primo ciclo, la revisione dei parametri per il dimensionamento ottimale delle istituzioni scolastiche, attribuendo DS e DSGA titolari alle istituzioni scolastiche con almeno 500 alunni e individuando come limite massimo 900 alunni per ogni istituzione scolastica.

10 giugno 2020