Intervenendo in parlamento
Speranza apre alla destra fascista sulla sanità
Il ministro della Sanità (Leu) conferma la linea del governo Conte sull'emergenza coronavirus. Nemmeno una parola sulla soppressione di diritti costituzionali e sullo svuotamento della democrazia e del parlamento borghesi
Occorre una sanità pubblica, universale, senza ticket e controllata dal popolo

 
L'intervento del ministro della salute Roberto Speranza in Parlamento nella seduta del 9 giugno era molto atteso, senz'altro per comprendere meglio come il governo avrebbe inteso affrontare i prossimi mesi in un quadro sanitario generale in miglioramento (per quanto riguarda i contagi da coronavirus) sia pure in presenza di nuovi focolai che si ripetono in alcune città e di un virus che è lungi dall'essere debellato, ma anche per ascoltare dalla voce del ministro appartenente a LEU - e quindi a “sinistra” del PD - un bilancio di quello che è stata l'epidemia fino all'inizio della cosidetta “fase 3”, com'è stata affrontata e le conseguenze che l'azione di governo ha prodotto.
Invece della doverosa autocritica sulla gestione dell'emergenza il ministro ha assolto tutti gli addetti ai lavori, a cominciare dai livelli più alti e - cosa ancor più grave da un punto di vista politico - ha riservato la prima parte del suo discorso e, soprattutto la sua replica in Senato, all'invito rivolto alla destra fascista affinché partecipi attivamente al nuovo assetto sanitario nazionale.
 

Nessuna autocritica
L'affermazione in premessa, secondo la quale Speranza sostiene che “non possiamo, asciugate le lacrime, lenito il dolore, dimenticare l'incubo che abbiamo vissuto. No, non solo non dobbiamo dimenticare, ma abbiamo l'obbligo politico e morale di essere conseguenti, di trarre gli insegnamenti da una lezione senza precedenti”, potrebbe far pensare a una disamina critica, che potesse in qualche modo rendere congrua l'evidenza dei risultati disastrosi che il nostro Paese ha registrato rispetto a quasi tutto il resto del mondo, ma così non è stato.
Il ministro si è vantato invece di aver istituito la task force per il monitoraggio dell'epidemia il 22 gennaio, che sarebbe stata adottata addirittura prima delle indicazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e prima di tutti gli altri Paesi europei precorrendo i tempi, e sarebbe pertanto un grande merito l'aver dichiarato lo stato di emergenza nove giorni dopo (il 31 gennaio).
Ha affermato poi che il 21 febbraio, con il primo caso accertato a Codogno, “in poche ore sia cambiato drammaticamente tutto”. Non una parola naturalmente sulla prima informativa dell'OMS del 5 gennaio (che informava che alla data del 3 gennaio erano stati segnalati dalla Cina 44 casi di polmonite da eziologia sconosciuta e che dal primo di gennaio era stato chiuso il mercato del pesce di Wuhan per disinfezione e sanificazione ambientale) dopo la quale avrebbe dovuto scattare immediatamente il piano “antipandemia”; ci chiediamo dove stia sostanzialmente il merito sull'instaurazione della task force se l'Italia ha iniziato a ricercare i dispositivi di protezione individuale a marzo, e nessuna misura preventiva è stata promossa prima del “paziente 1” che ha dimostrato nei fatti che il virus circolava da tempo.
“C'era la ricerca difficilissima in tutto il mondo delle mascherine, la caccia ai tamponi e reagenti, e soprattutto la corsa ad acquistare respiratori per le terapie intensive”, e Speranza estranea queste dinamiche dalla situazione generale nella quale versa la sanità italiana che rimane centrale in questa vicenda, così come non ricorda in questo contesto che non solo il governo non si è approvvigionato per tempo ma, minimizzando il rischio, si è anche fatto promotore quaranta giorni dopo la dichiarazione dell'emergenza della spedizione di 300mila mascherine in Cina, segno di una evidente sottovalutazione che ci è costata cara.
Non una parola nemmeno sull'operato di Conte, o meglio, solo parole al miele per la sua dittatura antivirus poiché, oltre a riconoscere che “dal 9 al 23 marzo, con successivi decreti del Presidente del Consiglio dei ministri e ordinanze entriamo in un lockdown progressivamente sempre più severo e totale”... “oggi possiamo dire che non vi era alternativa alla durezza delle misure adottate”... “è con le misure che Governo e Regioni hanno adottato che abbiamo salvato la vita a migliaia di persone”. Una bella faccia tosta, la sua, con affermazioni fasulle e gravi, smentite dalle testimonianze di migliaia di medici e operatori del settore mandati al macello senza protezioni, dalle morti provocate da ordinanze regionali (pensiamo ad esempio alla Lombardia) che hanno pensato più a oliare la ruota dei profitti che alla sicurezza, e infine dalle stragi di anziani nelle RSA uccisi dall'incapacità, dalla sete di guadagno privato e dalla mancata applicazione delle più elementari misure di sicurezza.
Nessun accenno neppure sulla soppressione di diritti costituzionali e sullo svuotamento della democrazia e del parlamento borghesi che pur in qualche forma sono stati denunciati da intellettuali riformisti di “sinistra” e velatamente dal PD stesso che negli ultimi tempi ha mostrato qualche malumore nell'accettare l'assenza di coinvolgimento di Conte ai partiti che lo sostengono con particolare riferimento all'approccio degli “Stati Generali”, riuscendo perfino nell'impresa di scavalcarlo a destra.
 

“Non cambiare strada”
Per il futuro, il ministro LEU precisa che “non dobbiamo cambiare strada”, poiché riconosce la possibilità di una seconda ondata di contagi anche in virtù delle riaperture, pur definendo i dati “incoraggianti”, e cogliendo l'occasione per ribadire come sia ancora essenziale il “distanziamento”, l'utilizzo delle mascherine, l'igiene ed “evitare gli assembramenti”.
Speranza sostiene anche che è necessario tenere alto il numero dei tamponi effettuati, ma non spiega, né richiama o denuncia Lombardia ed Emilia-Romagna su tutte che ne fanno pochissimi, come abbiamo visto anche nella critica che è stata mossa dalla Fondazione Gimbe.
Descrivendo poi le prossime tappe di riaperture per la stagione estiva a causa della richiesta turistica - che poi è anzitutto quella degli imprenditori che non vogliono vedere compromessi i loro affari - il ministro precisa che “non saremo definitivamente sicuri senza vaccino, che è lo strumento principe per vincere definitivamente questa pandemia”, scoprendo l'uovo di Colombo, è cioè che in ogni caso, volenti o nolenti altre terapie che esistono già e che paiono efficaci e poco costose come la cura con il plasma dei contagiati che rimane di nicchia e che non viene approfondita e adottata quanto meriterebbe, non sfuggirà certo alle grandi multinazionali farmaceutiche questo business dall'incalcolabile valore i cui profitti saranno pagati con i soldi pubblici.
Rassicurando infatti le aziende nostrane, Speranza si affretta a precisare che “insieme ai colleghi Ministri di Germania, Francia e Olanda, abbiamo costruito una alleanza di testa che guiderà l'approvvigionamento del vaccino per tutti i paesi europei… non possiamo certo essere spettatori di un mercato dove si fronteggiano le grandi superpotenze. L'Europa unita ha la forza politica, economica e scientifica per svolgere un ruolo da protagonista in questa battaglia”.
Quindi, anche per il ministro LEU, non è in discussione la sanità ridotta a merce, ma il fatto che anche l'imperialismo europeo, e con esso l'Italia, abbia la sua fetta di torta. La sanità, la produzione dei vaccini dovrebbe invece essere totalmente pubblica e non in mano alle aziende, in maniera tale che la loro produzione, così come più in generale quella di tutti i farmaci, sarebbe a prezzo di costo, con un gigantesco risparmio per le casse pubbliche rispetto a oggi.
Infine Speranza ringrazia Mattarella per aver aiutato “a non smarrire le ragioni dell'unità” e gongola fregiandosi di aver investito in cinque mesi “più risorse degli ultimi cinque anni… una cifra senza precedenti”; ma i conti non tornano signor ministro: quanta sanità avete tagliato solo negli ultimi vent'anni per mano anche degli stessi governi di “centro-sinistra” dei quali il suo partito sotto altro nome ha fatto parte?
 

Apertura ai fascisti
L'aspetto più pericoloso e allo stesso tempo vergognoso - soprattutto per coloro che si sono “turati il naso” votando PD o lo stesso LEU o appoggiandoli al fine esclusivo di evitare il rischio Salvini - è l'esplicito richiamo al confronto, alla “forte sinergia istituzionale” delle forze presenti in parlamento, aprendo così di fatto la rimodulazione, senz'altro in chiave capitalista, della sanità ai fascisti di Lega e Fratelli d'Italia.
Speranza infatti apre il suo intervento con questo appello, specificando addirittura che “sarebbe un errore imperdonabile… dividerci immotivatamente nell'azione di rilancio e riforma del nostro Servizio Sanitario Nazionale”, e per questo richiama opportunisticamente gli articoli 32 e 117 della Costituzione borghese del '48, rafforzando la sedicente necessità di “limpida dialettica tra maggioranza e opposizione”, poiché per lui “la collaborazione non è una scelta ma un vero e proprio obbligo istituzionale”.
Ma come, dopo un'epidemia del genere che ha messo in chiara evidenza la necessità di avere una sanità pubblica, universale, senza ticket e finanziata adeguatamente e scevra dagli interessi economici, il ministro della Salute targato LEU, che oggi dovrebbe rappresentare l'ala più a “sinistra” del parlamento nero, invece che cogliere la palla al balzo ridisegnandolo su un modello sanitario invocato dalle masse popolari, fa rientrare Salvini e Meloni dalla finestra coinvolgendoli in questa fondamentale ripianificazione?
A nulla serve allora l'aver toccato con mano le tragiche conseguenze del modello sanitario lombardo, svenduto negli anni proprio da Formigoni e dalla Lega ai privati, e oggi condotto nel baratro dalla giunta leghista di Fontana?
Certo, non è lo stupore che deve alimentare le coscienze delle masse per questi fatti, bensì la consapevolezza che non c'è “sinistra” in parlamento, ma solo marionette che in un modo o nell'altro si aiutano reciprocamente anche quando fanno finta di litigare, per mandare avanti il loro teatro borghese e la ruota degli interessi della borghesia.
Abbiamo visto politici di ogni sorta - in ultimo l'aspirante duce d'Italia Salvini - salvati dai processi una volta dall'uno, una volta dall'altro partito sulla carta “nemico”, così come abbiamo visto ripetutamente Commissioni d'indagine bipartisan che hanno insabbiato le peggiori malefatte mafiose e stragiste, oltre a un'altra quantità infinita di inciuci e scelleratezze.
Non sfugge a questa logica neppure l'apertura di Speranza ai fascisti poiché dimostra che non si vuole cambiare nulla, affermando invece di voler cambiare tutto, a partire dalla sanità. Nella sua replica in Senato egli è stato quanto mai esplicito in questa sua apertura alla destra fascista con queste parole: “Bisogna avere il coraggio di collaborare, non di dividersi, non di scontrarsi, ma di provare insieme a ragionare per costruire un futuro possibile che trasformi, appunto, questa difficoltà nella capacità di unire il nostro Paese e portarlo alla realizzazione di questi obiettivi. Dentro la risoluzione presentata dalle forze di opposizione che siedono in quest'Aula ci sono molti punti importanti e strategici, che possono essere messi, a mio avviso, sul tavolo di una discussione seria ...e una serie di indicazioni su cui sono disponibile a ragionare, a discutere e a confrontarmi...[riaffermo] la mia piena disponibilità al confronto su alcuni punti di merito, che tra l'altro condivido e che ritengo dobbiamo mettere a sistema nella fase di discussione che verrà sulla riforma del Servizio sanitario nazionale”.
 

Nessuna svolta nella Sanità, solo una svolta a destra
Se avesse avuto un minimo di dignità politica e di coerenza con quei principi e valori che hanno da sempre animato i partiti di origine operaia, Speranza avrebbe dovuto anzitutto autocriticarsi e denuciare la deriva antidemocratica provocata dalla linea seguita dal governo Conte con la sua dittatura antivirus, poi annunciare una svolta radicale nelle linee direttrici della nuova sanità indirizzandola verso una sanità pubblica, universale, senza ticket e controllata dal popolo. Non ha fatto niente di tutto questo e agli attacchi che da destra gli sono stati mossi prima e durante il dibattito parlamentare ha risposto con toni arrendevoli e conciliatori fino al punto da chiamare la destra fascista a disegnare, riorganizzare e gestire insieme la Sanità, che non avrà nulla di nuovo se non questa vergognosa nuova ammucchiata.

17 giugno 2020