Intervista de “Il Bolscevico” a Federico Giusti, delegato Rsu e Rls al Comune di Pisa e attivo nel collettivo de “La città futura” oltre che nella redazione di “Lotta Continua”
"Costruiamo un Patto anticapitalista, per una sanità realmente pubblica e per il lavoro"

Abbiamo intervistato di recente Federico Giusti, delegato Rsu e Rls al Comune di Pisa e attivo nel collettivo de “La città futura” oltre che nella redazione di “Lotta Continua”, sui temi della sanità e del lavoro ai tempi del Coronavirus. Un’intervista che non impegna le realtà su menzionate.
Siamo d’accordo con Federico sulla sanità pubblica, universale, gratuita, senza ticket, accessibile a tutti, così come il rifiuto dell’impunità ai manager pubblici e privati che si sono macchiati di condotte criminali nella pandemia sia una scelta di classe. Siamo d’accordo anche nel costruire un “Patto anticapitalista”, auspicando che siano invitate tutte le forze politiche, sindacali e movimenti, nessuna esclusa. Mentre non possiamo essere d’accordo, per ovvi motivi, sulla, seppur interessante, esperienza degli autoconvocati quale “embrione del Partito”.
 
Come cambia l'organizzazione del lavoro ai tempi del coronavirus?
Premesso che non siamo ancora usciti dalla pandemia, visto che abbiamo smesso di fare i tamponi a tappeto e si sono nel frattempo registrati contagi anche lontano dalle aree più colpite, il coronavirus non è una tragica invenzione, come asserito da stupidi negazionisti, ma una tragica realtà.
Il problema è che rischiamo di non porci le reali domande sul perché i contagi abbiano prodotto in Italia oltre 33 mila morti, del dissesto della sanità pubblica, della distruzione dei posti letto, e in terapia intensiva, negli ospedali, dei tagli imposti alla salute per favorirne invece la privatizzazione. Il modello lombardo ha fallito ma anche nelle regioni governate dal “centro-sinistra” la sanità è stata soggetta a tagli di cliniche e ospedali, la riduzione delle spese ha portato ad appalti al ribasso e alla chiusura di presidi sanitari.
La medicina di base e preventiva è il punto di partenza per il rilancio della sanità pubblica ma attenzione a come usiamo i termini: ritornare alla sanità pubblica significa denunciarne la privatizzazione ma anche cadere nell'equivoco che pubblico, gestito con le logiche delle liberalizzazioni e dell'austerità, sia un bene comune da difendere. In realtà quella pratica della sanità e dei servizi pubblici è lontana da noi quanto la sanità privata e le privatizzazioni. Ricordiamo che oggi dai privati si fanno analisi in tempi più rapidi e con meno soldi che nelle strutture pubbliche, quindi o si cambiano le cose o andiamo a difendere un'idea del pubblico che non corrisponde ai canoni da noi auspicati: efficienza del servizio, gratuità dello stesso, universalità e accessibilità del diritto di cura e prevenzione.
Noi dovremmo evitare che tutto finisca nell'oblio e rilanciare invece una campagna di informazione sulle responsabilità delle morti e dei contagi. Il rischio che corriamo è duplice, da una parte l'oblio accompagnato dalla voglia, spesso indotta, di ritorno alla normalità, dall'altra ridursi a petizioni, iniziative una tantum senza fare del diritto alla cura e alla salute il terreno di scontro privilegiato.
 
Spiegati meglio.
Impunità per i manager pubblici e privati: è possibile che nel paese ci si indigni per la scarcerazione di detenuti comuni e non si dica una parola sui politici e sui corrotti a piede libero? È poi accettabile che si finisca con l'assumere posizioni giustizialiste quando nelle carceri italiane a marzo sono morti suicidi tanti detenuti e stanno venendo a galla situazioni di illegalità verso i detenuti stessi?
Io credo che il rifiuto della impunità dei manager pubblici e privati sia una scelta di classe. Non cerchiamo colpevoli per partito preso ma temiamo che le migliaia di cause per contagio depositate all'Inail finiscano con indennizzi a carico dello Stato senza che siano chiamati a risponderne i datori di lavoro, soprattutto se hanno adottato protocolli antiCovid e a prescindere dall'efficacia degli stessi. Pensate che il paese voglia l'impunità? Noi cosa pensiamo di fare? Seguire passivamente le polemiche giornalistiche o rivendicare verità e giustizia per le vittime del contagio e adoperarci per arrivare a dei risultati?
 
Cosa è cambiato nei posti di lavoro?
Intanto è bene ricordare che al primo punto del Piano Colao si trova quella che abbiamo definito la impunità per i manager pubblici e privati. L'ultima circolare Inail secondo noi è fin troppo accondiscendente verso i datori di lavoro e subisce settimane di pressioni e di polemiche costruite ad arte. Poi ricordiamo che i i tetti di spesa sono ancora al loro posto e valgono per la stessa spesa sanitaria. Cosa succederà a metà agosto quando finirà il divieto dei licenziamenti collettivi? E qualora dovessero prorogarlo a fine anno, il problema di ripresenterà a gennaio 2021. Molti appalti potrebbero essere rinnovati al ribasso con meno soldi, contrazioni oraria e meno posti di lavoro, la crisi rischiano di pagarla ancora una volta i lavoratori e le lavoratrici. Per questo crediamo giusta la parola d'ordine di costruire un Patto anticapitalista.
Pensiamo dirimente relazionarci soprattutto nei posti di lavoro ove invece la frammentazione di sigle è evidente. Gli autoconvocati sono stati un'esperienza importante, da rilanciare, perché mettono al centro il ruolo di delegati come soggetti e avanguardie che a prescindere dall'appartenenza sindacale costruiscono percorsi di unità e di conflitto, potremmo anche giudicarli una sorta di embrione del partito. Ma la questione sindacale e quella politica sono sempre più intrecciate e spesso il sindacato ha sopperito alla carenza della politica sostituendosi ad essa e lì sono iniziati i problemi.
Dovremmo vedere le questioni in termini laici e non dogmatici, resta il fatto che oggi i comunisti non hanno una posizione sul lavoro, sul conflitto tra capitale e lavoro e neppure sulla militarizzazione del territorio. Voglio farvi un solo esempio: è possibile sottrarsi alla lotta contro il potenziamento delle basi militari Usa e Nato perché egemonizzato da alcune organizzazioni sindacali? Noi pensiamo di no, le realtà di movimento antagoniste da anni hanno dimenticato non solo il tema delle servitù militari (in Toscana almeno ma non in Sardegna giusto per non cadere negli schematismi) ma anche la questione palestinese per la quale si sono battuti per anni.
I comunisti dovrebbero parlare di meno e agire di più, assumere posizioni chiare e a stretto contatto con la classe di riferimento. Pensiamo che il tema della sanità come quello del lavoro siano argomenti da privilegiare visto che nelle prossime settimane il rischio che a strumentalizzare la crisi sia la destra sociale e politica è sempre più reale e in tal caso, troveremmo ancora una volta le masse popolari in preda della reazione e di svolte tanto autoritarie quanto neoliberiste.
 

24 giugno 2020