Nonostante la sudditanza di Cgil, Cisl e Uil verso il governo
Scioperi e proteste in tutta Italia
La lotta di classe non si ferma

Anche se ci sono state le lamentele di Confindustria (che vorrebbe ancora di più), gli “Stati generali dell'economia” voluti dal governo Conte si stanno dimostrando, com'era prevedibile, uno strumento atto a favorire le imprese capitalistiche in questo momento di crisi generalizzata. Gli incontri di Villa Pamphili hanno altresì messo in luce come i sindacati confederali anziché portare avanti le istanze dei lavoratori sono totalmente schierati con l'esecutivo.
Nonostante questa premessa la lotta di classe non si ferma e si susseguono manifestazioni e proteste organizzate da “sindacati di base”, da alcune categorie della stessa Cgil, da lavoratori e movimenti in tutta Italia. Giovedì 18 giugno c'è stato lo sciopero nazionale degli addetti al Trasporto Pubblico Locale (TPL) di 4 ore indetto da USB per protestare contro “la mancata tutela della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro, la completa assenza di misure a sostegno dei lavoratori del settore da parte del governo, e in difesa della natura pubblica dei servizi pubblici essenziali”.
Nonostante molti lavoratori debbano fare i conti con i pesanti tagli ai salari per il ricorso agli ammortizzatori sociali ci sono state adesioni tra il 30 e il 40% in Friuli- Venezia Giulia e in Trentino . Fermi più del 50% dei mezzi nelle città dell'Emilia-Romagna , così come in Umbria e nelle Marche . Alte adesioni a Milano , Torino e in Toscana : a Livorno l'80% dei mezzi è rimasto nelle rimesse. A Roma circa la metà del TPL ha dovuto annullare le corse mentre a Napoli , in Puglia , in Calabria e Sicilia si è fermato il 20%.
Sempre il 18 giugno il sindacato SI Cobas ha proclamato lo stato di agitazione di tutti i lavoratori del porto di Napoli . Le proteste sono partite dalle condizioni di lavoro insostenibili in alcune ditte di logistica e sono poi sfociate nella denuncia delle marcio sistema e del pesante stato di illegalità e di sfruttamento all’interno dei terminal Conateco e Soteco. Il sindacato accusa anche l'Autorità Portuale partenopea che si è dimostrata molto tollerante verso quelle ditte che costringono a svolgere prestazioni di lavoro a cottimo e in regime di flessibilità estrema sia riguardo al monte ore lavorate, sia riguardo ai turni di lavoro grazie all’applicazione di un Contratto collettivo aziendale “pirata”.
Sabato 20 giugno Milano è stata teatro di due manifestazioni che denunciavano la gestione della pandemia da parte delle Regione e chiedevano le dimissioni della giunta Fontana. In Piazza Duomo si sono ritrovate tante persone, partiti (tra cui il PMLI, vedere il servizio a parte), organizzazioni e sindacati come Arci, Acli e Fiom-Cgil. Dal palco si sono avvicendate testimonianze e denunce da parte di medici, infermieri, parenti di anziani che sono morti nelle residenze lombarde. Tante le denunce e una rivendicazione immediata: il blocco della legge Regionale 23 del 2015, detta anche “riforma” Maroni che ha privatizzato la sanità, accentrato tutto sugli ospedali e abbandonato i territori.
L'altra manifestazione si è svolta nei pressi del palazzo della Regione, assediato al grido di “assassini, assassini” da centinaia di manifestanti che hanno scritto a caratteri cubitali davanti al Pirellone “cacciamoli”. L'iniziativa, promossa dai Centri Sociali e da alcuni sindacati non confederali, oltre a lanciare le accuse contro Formigoni e il leghista Fontana, non ha risparmiato le precedenti amministrazioni a guida PD. Dal megafono la sindacalista bergamasca della Cgil Eliana Como ha denunciato con forza le responsabilità della Regione per la strage avvenuta nella sua città e in Lombardia.
Sempre a Milano , domenica 21 giugno si è svolto un flash mob dove erano presenti molti artisti della musica italiana. Lo scopo dell'iniziativa era quello di sensibilizzare e sostenere i lavoratori dello spettacolo, in particolare quelli che stanno dietro le quinte, colpiti duramente dall'emergenza coronavirus. A Roma invece, giovedì 18 sono scesi in piazza i lavoratori dello sport per chiedere immediati provvedimenti che diano risposte concrete in termini di reddito, diritti sul lavoro e contratto. Da marzo le palestre e gli impianti sportivi hanno chiuso e i lavoratori non hanno avuto risposte concrete se non qualche briciola che rasenta la carità.
Il 30 giugno hanno manifestato a Bari i lavoratori delle cooperative sociali, che lavorano in appalto, spesso in maniera discontinua. Pur avendo un'alta formazione professionale e un lavoro particolarmente delicato, percepiscono paghe da fame e nonostante abbiano un contratto subordinato, il servizio per cui lavorano assume le sembianze di lavoro a cottimo. Chiedono che il loro servizio venga internalizzato, per dare dignità ai lavoratori facendo oltretutto risparmiare denaro pubblico.
Non sono mancate le battaglie dei lavoratori per la salvaguardia dei loro diritti nelle singole aziende. Questa settimana per rappresentarle tutte citiamo quella dei dipendenti della Tintoria Fada di Prato , in Toscana. L’azienda non ha pagato gli stipendi degli operai nonostante abbia ripreso a pieno ritmo le attività, tanto da fare nuove assunzioni di personale, oltretutto senza rispettare gli accordi sul diritto di precedenza degli stagionali. Dopo la mobilitazione degli operai i padroni hanno tirato su una “gabbia” per transennare tutto lo spazio davanti alla fabbrica e hanno chiamato ben cinque guardie private (alcune armate) per intimidire e impedire le proteste dei lavoratori.
Questi sono solo alcuni esempi delle lotte e delle proteste nel nostro Paese che dimostrano quanto siano falsi e demagogici gli appelli alla collaborazione di classe e all'unità nazionale da parte del governo a cui si sono accodati Cgil-Cisl e Uil. Non siamo tutti sulla stessa barca, la lotta di classe deve andare avanti più forte e potente di prima.
 

24 giugno 2020