Lo certifica l'ATS
5.500 ultrasettantenni morti per covid nelle province di Milano e di Lodi, il 46% nelle residenze per anziani

 
L'Agenzia di Tutela della Salute di Milano Città Metropolitana, ente di diritto pubblico della Regione Lombardia, che ha competenza sanitaria sui territori provinciali di Milano e di Lodi, ha pubblicato a giugno uno studio dal quale emerge che nei primi 4 mesi del 2020 ci sono stati in quel territorio circa 5.500 morti ultrasettantenni in più rispetto alla media degli anni precedenti, ed è chiaro che tali decessi in più rispetto alla media sono dovuti alla pandemia che ha flagellato in modo particolarmente severo quelle aree.
Una particolare cura è stata dedicata alla situazione nelle 162 RSA, le Residenze sanitarie assistenziali per anziani, delle province di Milano e di Lodi, ed emerge che durante i primi quattro mesi dell'anno il tasso di mortalità in tali strutture, che ospitano oltre 16.000 persone, è stata pari al 22%, circa 2,5 volte più elevata di quella degli anni precedenti, che era di circa il 9%, e che i morti nelle RSA costituiscono il 46% di tutti i morti ultrasettantenni delle province di Milano e di Lodi.
In una conferenza stampa tenuta l'11 giugno il direttore generale dell'ATS, Walter Bergamaschi, ha affermato che si tratta del primo studio italiano che prende in considerazione in modo sistematico le residenze per anziani e, commentando i dati, ha detto che le “RSA piccole, dove i pazienti sono in camere singole e in cui c'è possibilità di isolamento, hanno avuto una capacità di reagire” all'emergenza sanitaria, mentre “le strutture più grandi, con centinaia di operatori che si spostano per la città per andare al lavoro, sono senz'altro state più esposte al virus”.
I numeri drammatici del Pio Albergo Trivulzio di Milano, la più grande casa di riposo d'Italia, danno pienamente ragione a Bergamaschi: nei primi quattro mesi del 2020 sono morti 300 anziani, contro i 186 di media degli anni precedenti, il che significa che i deceduti sono quasi raddoppiati.
Bergamaschi, ovviamente, ha tutto l'interesse a scaricare la responsabilità delle morti degli anziani sulle singole RSA perché, così facendo, vuole salvaguardare la propria ATS e implicitamente anche il ruolo delle altre ATS lombarde, e anche la pubblicazione dello studio statistico della più importante ATS della Lombardia si inserisce in una vera e propria guerra che la Regione Lombardia, nel tentativo a sua volta di eludere le proprie responsabilità per le migliaia di anziani morti nelle residenze per anziani di tutta la Lombardia, ha dichiarato alle ATS regionali.
È chiaro che la regione Lombardia, con la sua delibera dell'8 Marzo con la quale veniva data la possibilità alle RSA del territorio di accogliere pazienti Covid dimessi dagli ospedali, ha gravissime responsabilità per la diffusione del virus nelle residenze per anziani, nonostante il governatore leghista Fontana lo scorso 17 aprile, pochi giorni dopo l’apertura dell’indagine per le morti nelle case di cura, avesse dichiarato di essersi “affidato al parere dei tecnici che avevano proposto la soluzione”, accusando quindi implicitamente le ATS lombarde di avergli prospettato soluzioni non adeguate.
La responsabilità di questi morti è soprattutto e principalmente della regione Lombardia e della giunta retta da Fontana, che ha ereditato e ulteriormente alimentato un modello sanitario che si è rivelato, anziché eccellente, addirittura fatale per le persone più fragili.

24 giugno 2020