No alla delega in bianco ai dirigenti e all'ingresso del Terzo settore nella scuola. Più docenti e lavoratori Ata
In piazza in 60 città il movimento “Priorità alla scuola”
Apertura dai nidi all'università in presenza, in sicurezza, a tempo pieno da settembre. A Catania intervento in piazza del PMLI

Da Firenze a Roma da Varese a Palermo, da Milano a Catania, da Modena, a Napoli, migliaia di manifestanti sono scesi in piazza il 25 giugno in oltre 60 città per protestare contro il cosiddetto “Piano scuola 2020-2021” annunciato dalla ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina (M5S).
La giornata di protesta aperta dallo slogan “Spazio per la scuola, spazio alla scuola: ora o mai più! perché la scuola sia un luogo ri-aperto, migliore, accogliente e sicuro per tutti”, è stata organizzata dal Comitato "Priorità alla scuola" e dal Movimento “Apriti scuola” a cui hanno aderito 48 fra associazioni di studenti, docenti, personale scolastico e genitori, gruppi, coordinamenti degli Studenti Di Sinistra, Unione degli studenti e Rete degli Studenti Medi, collettivi che riuniscono insegnanti come il Cidi – Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti o il Mce – Centro di cooperazione educativa, ai gruppi nati in concomitanza all’emergenza sanitaria come la rete Scuola e Bambini nell’Emergenza Covid-19 o il comitato No Dad – Settembre in aula, fino al movimento Non una di Meno e sindacati di categoria tra cui Flc Cgil, Uil scuola, Cisl Scuola, Cobas Scuola e Usb.
Tutti uniti in piazza per dire no alla delega in bianco concessa ai dirigenti scolastici per riorganizzare la didattica a proprio insindacabile giudizio sulla base della famigerata autonomia scolastica; per opporsi all'attuazione dei cosiddetti “Patti educativi di comunità” che spalancano ancora di più le porte alla privatizzazione della scuola pubblica attraverso “specifici accordi con gli enti locali e le realtà del Terzo settore al fine di favorire la messa a disposizione di altre strutture o spazi come parchi, teatri, biblioteche, archivi”; rifiuto della didattica a distanza (Dad), delle lezioni di 40 minuti, doppi turni e per rivendicare più risorse, docenti e personale Ata e chiedere ancora una volta di rientrare a scuola a settembre, in presenza e in completa sicurezza.
A Firenze si è svolto una manifestazione itinerante a tappe: di fronte alla Biblioteca nazionale centrale, in piazza dei Cavalleggeri, e poi in piazza S. Croce, in piazza Duomo e in via Martelli i manifestanti hanno urlato a più riprese “la scuola è un diritto la Dad un delitto”.
A Roma il presidio si è svolto in piazza San Silvestro dove insieme agli attivisti di “Apriti scuola” sono scesi in piazza molti genitori con slogan, striscioni e cartelli che chiedevano il taglio delle spese militari e degli F35 per aumentare i finanziamenti alla scuola pubblica.
A Milano, in piazza della Scala i manifestanti hanno denunciato pubblicamente la volontà del governo di scaricare tutto il peso e i problemi della riapertura delle scuole a settembre sulle spalle delle famiglie e delle donne in particolare, già provate dalla precarietà e dalla disoccupazione: “Vogliono forse che le donne lascino il lavoro per sostituirsi allo stato che si è deresponsabilizzato per seguire l’istruzione dei figli”. Molto criticata anche la la riduzione del tempo scuola diretta conseguenza del blocco dei concorsi e delle immissioni in ruolo di nuovo personale nonostante che: “Il 30% del corpo docente è precario da anni. Quest’anno ci sarà un record. Ma la nuova scuola non può reggersi su questo sfruttamento”.
Nel riuscito presidio unitario svoltosi a Catania, è stato apprezzato dai presenti l'intervento del compagno Sesto Schembri che ha peraltro rilanciato la linea del PMLI per la scuola e l'università pubbliche, gratuite e governate dalle studentesse e dagli studenti (si legga il servizio a parte).
Nei tre mesi di emergenza sanitaria e sociale innescata dalla pandemia del Covid 19 con lo svolgimento di decine di assemblee virtuali “il movimento è cresciuto in maniera esponenziale intorno a un progetto alternativo di società e democrazia, diritto allo studio, medicina territoriale, fine del precariato e assunzione di tutto il personale Ata e di tutti i docenti necessari per riaprire le scuole in sicurezza e in presenza da settembre – sottolineano gli organizzatori della manifestazione che fra l'altro reclamano - Più fondi per la riapertura e finanziamenti pari al 15% dei 172 miliardi che dovrebbero arrivare dal 'Recovery Plan' europeo e di almeno il 10% della spesa pubblica, contro le linee guida del Miur che prevedono classi spezzettate in piccoli gruppi con alunni dalle età diverse. Lezioni di quaranta minuti anziché sessanta. Insegnamenti trasversali per accorpare materie e risparmiare un po’ di ore. Didattica mista, metà in presenza e metà a distanza, per gli studenti delle superiori. Non è questa la scuola che vogliamo".
Anche i sindacati puntano il dito contro le linee guida del governo e il “Piano scuola 2020-2021” che “non prevede alcuna risorsa aggiuntiva, non si fa carico di una progettualità politica, decentra l’affidamento delle responsabilità ai dirigenti, ipotizza l’esternalizzazione (privatizzazione e precarizzazione) dei servizi per supplire alle mancanze organizzative, ripropone la generalizzazione della didattica a distanza”.
Allora “Lo dicessero chiaramente che questo piano vuole aprire alla privatizzazione. Cos’altro sono i 'Patti educativi di comunità'? Una cosa profondamente diversa dal sistema nazionale dell’istruzione. È un modo per scaricare le responsabilità che ha il governo sui dirigenti e gli insegnanti... Mancano un cronoprogramma definitivo e risorse certe. Le domande sui tempi scolastici ridotti, le aperture frazionate, i plessi sovraffollati non hanno trovato alcuna risposta. Non c’è una riapertura in grado di garantire alle famiglie e agli studenti misure di sicurezza”.
Critiche sono arrivate perfino dall’associazione nazionale dei presidi, secondo cui: “Se non c’è nuovo personale per limitare il numero di alunni per classe e creare nuovi spazi anche l’autonomia scolastica che si sostiene non funziona”.
Tra l'altro va detto che, nonostante nei mesi della quarantena la famigerata Dad sia stata molto contestata da studenti, insegnanti e genitori perché ha ulteriormente aggravato il lavoro dei docenti e aumentato le discriminazioni e le disuguaglianze sociali e di classe fra gli studenti, il governo e la ministra Azzolina spingono affinché l'insegnamento on line diventi strutturale e per giunta venga affidato a piattaforme digitali proprietarie come la “Argo Software srl”, società italiana con sede a Ragusa, già leader come fornitore di software servizi sia nella scuola che nella Pubblica amministrazione fin dagli inizi degli anni '90, e a colossi mondiali del web come Google che sfruttano l’emergenza sanitaria per aumentare i propri profitti.
Insomma, dopo le controriforme Moratti, Gelmini, Berlusconi e Renzi che di fatto hanno smantellato buona parte della scuola e dell'università pubbliche tagliando pesantemente anche i fondi destinati all'edilizia e alla ricerca, ora il dittatore antivirus Conte e la ministra a Cinquestelle Azzolina vogliono approfittare dell'emergenza coronavirus per assestare il colpo di grazia all'istruzione pubblica.
Condividiamo in pieno la piattaforma rivendicativa del Comitato "Priorità alla scuola" e del Movimento “Apriti scuola” (che pubblichiamo a parte) e invitiamo tutto il movimento a battersi contro la scuola del regime neofascista, classista, meritocratica, aziendalista e federalista; ad adottare tutte le forme di lotta vincenti come le manifestazioni di piazza, i picchettaggi, gli scioperi, le occupazioni e le autogestioni delle scuole, per affossare le controriforme Berlinguer, Moratti, Gelmini, Berlusconi e Renzi, per una scuola pubblica, sicura, gratuita e governata dalle studentesse e dagli studenti e far sì che l'istruzione possa diventare davvero un servizio pubblico e gratuito goduto e controllato dal popolo.
Bisogna quindi fare pressione sui sindacati affinché proclamino lo sciopero generale della scuola con manifestazione nazionale a Roma sotto palazzo Chigi, perché la lotta di massa e di piazza accresce la coscienza politica di chi vi partecipa, allarga il fronte di lotta e infligge duri colpi al sistema capitalista, al suo governo e alle istituzioni borghesi.

1 luglio 2020