Il PMLI in piazza a Roma con gli “invisibili” degli “Stati Popolari”
Inaccettabile divieto degli organizzatori alla presenza in piazza della nostre bandiere rosse

 

Dal corrispondente della Cellula “Rivoluzione d’Ottobre” di Roma
È una rovente domenica pomeriggio di luglio quella che vede in Piazza San Giovanni la prima uscita pubblica degli Stati Popolari promossi da Aboubakar Soumahoro, sindacalista USB da sempre in lotta tra i braccianti sfruttati e ridotti in schiavitù nelle campagne italiane.
Già dalle 16 la piazza inizia a riempirsi, vedendo la presenza di molti lavoratori delle campagne, gli “invisibili” appunto, confluiti da tutta Italia, ma anche di moltissimi giovani, altrettanto “invisibili” e precari. Circa 3mila i partecipanti, rispettosi delle distanze di sicurezza e con le mascherine.
Intorno alle 17 dal palco si sono aperti gli interventi, di lavoratori e precari dell’agricoltura, della sanità, della scuola, delle fabbriche in lotta come AncelorMittal di Taranto e delle vertenze collettive in Campania.
Anche il PMLI ha voluto prendere parte all’iniziativa, condividendo quello che è il primo punto della piattaforma di questi Stati Popolari, ovvero la necessità di rimettere al centro il lavoro e aprire una lotta concreta contro lo sfruttamento dei lavoratori nelle campagne.
Purtroppo gli organizzatori della manifestazione non hanno permesso l’utilizzo delle bandiere, tentando solo di omologare la piazza con la distribuzione delle proprie magliette, in nome della “democrazia”, così infatti è stata giustificata l’azione dello staff di sicurezza che ha impedito anche alla bandiera del PMLI di spiccare tra i manifestanti.
Da sottolineare invece l’interessamento di un piccolo media locale ma presente online Termini TV che ha realizzato un’intervista chiedendo la posizione e l’interpretazione del PMLI su questi “Stati Popolari”, purtroppo bruscamente interrotta proprio dall’intervento del servizio d'ordine contro la presenza della nostra bandiera rossa. Un atteggiamento discriminatorio, tanto più inaccettabile quando si vietano le bandiere rosse nelle piazze, proprio là dove lottano i lavoratori e gli sfruttati.
E tuttavia noi riteniamo importante che si sia data voce con una buona visibilità mediatica agli “invisibili” del lavoro, che vedono costantemente ridotti i propri diritti di lavoratori e le possibilità di una vita dignitosa. Sono troppe le situazioni di sfruttamento illegale del lavoro in Italia e la crisi appena iniziata non fa altro che aggravare la situazione precedente già molto compromessa della nostra economia. Perciò tornare alla normalità capitalista non basta, oltretutto sarà impossibile se a fare da traino saranno gli attori della politica e dell’economia che hanno dato corpo agli “Stati Generali”.
Quello che non ci convince è l'illusione seminata dagli organizzatori di questa mobilitazione che si possano semplicemente mitigare gli aspetti più deleteri e criminali del capitalismo attraverso il solidarismo interclassista e riformista senza ricorrere alla lotta di classe e senza contrapporre il socialismo al capitalismo, il potere politico del proletariato alla nera dittatura della borghesia.

8 luglio 2020