Inchiesta della magistratura vaticana su una speculazione immobiliare a Londra
Coinvolti monsignori, finanzieri vaticani, faccendieri italiani. Arrestato broker Torzi

 
La magistratura vaticana prosegue le sue indagini sull'acquisto a Londra, in Sloan Avenue, di un immobile del valore di 200 milioni di euro iniziate nell'estate del 2019.
La cifra è poi lievitata a oltre 300 milioni per opere di ristrutturazione e debiti vari.
Al centro dell'inchiesta il broker Gianluigi Torzi, di origini molisane e residente a Londra.
“All’imputato vengono contestati vari episodi di estorsione, peculato, truffa aggravata e autoriciclaggio, reati per i quali la legge vaticana prevede pene fino a dodici anni di reclusione” fanno sapere dal Vaticano, che ha posto inizialmente agli arresti il broker presso la Gendarmeria vaticana e che oggi beneficia degli arresti domiciliari.
Torzi è stato l'intermediario tra la segreteria vaticana ed il fondo Athena proprietario dell'immobile, controllato dal finanziere Raffaele Mincione che avrebbe dovuto vendere ad una società controllata dal vaticano l'immobile in questione.
Il broker molisano però, oltre ad avere incassato una provvigione del 10% sul venduto, avrebbe, attraverso mille acrobazie finanziarie, detenuto il controllo di mille azioni legate all'immobile, le uniche con diritto di voto, tenendo così in pugno i vertici del vaticano, i quali avrebbero cercato di liquidarlo versandogli circa 15 milioni di euro per l'uscita dalla proprietà dell'immobile.
Il Vaticano avrebbe appunto sottoscritto una parte delle quote del fondo Athena, proprietario dell'immobile e non acquistato direttamente il palazzo.
In questo quadro rientra il premier Giuseppe Conte, poiché ai tempi espresse parere giuridico per Fiber 4.0, una cordata di azionisti di Retelit, di cui Athena aveva il 40 per cento, secondo il quale il voto dell’assemblea dei soci sulla nomina del consiglio di amministrazione avrebbe potuto essere impugnato dal governo usando il cosiddetto “golden power”, cioè un potere di intervento dell’esecutivo su società considerate strategiche.
Oltre all'arresto di Torzi, l'indagine ha portato alla sospensione di cinque funzionari del vaticano: Mauro Carlino ex capo ufficio informazione della segreteria di stato; Tommaso Di Ruzza, direttore dell'Autorità dell'informazione finanziaria e genero dell'ex governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio; Vincenzo Mauriello, minutante dell'ufficio del protocollo della segreteria di stato; Fabrizio Tirabassi, dell'ufficio amministrativo della segreteria; Caterina Sansone, addetta di amministrazione della segreteria.
Dal 18 febbraio scorso ai cinque indagati si aggiunge monsignor Alberto Perlasca, allora capo ufficio amministrativo della segreteria.
Probabile il coinvolgimento nelle indagini del sostituto della Segreteria monsignor Pena Parra.
L'agenzia di stampa Adnkronos arriva a citare "un clima di ricatti incrociati, addirittura con alti prelati 'sotto schiaffo' di personaggi senza scrupoli che magari, in alcuni casi arrivando a usare materiale audio-video compromettente, sarebbero riusciti a fare il bello e il cattivo tempo".
Alcuni conti svizzeri del finanziere Mincione sono stati posti sotto sequestro, come quelli di Enrico Crasso, gestore dell’Obolo di San Pietro e del patrimonio della Segreteria di Stato, in passato dirigente del Credit Suisse e oggi responsabile del fondo Centurion di Malta, che controlla altri 50milioni di euro del vaticano investiti nel fondo Italia Indipendent di Lapo Elkann e su di un film sul cantante Elton John.
Il palazzo al centro dell’inchiesta è un antico magazzino di Harrods nell’esclusivo quartiere londinese di Chelsea, costruito nel 1911, che serviva come deposito per il più famoso "department store" del mondo, a Knightsbridge, meta di 15 milioni di visitatori all’anno.
Ennesimo spaccato del marciume annidato nell'alta finanza internazionale prodotto dalla legge del massimo profitto capitalistico.

8 luglio 2020