Le monete virtuali mettono in discussione la teoria del valore di Marx?

Cari compagni,
Sto studiando la teoria marxiana del valore, più precisamente, il Manuale dell'Economia Politica commissionato da Stalin. Mi è sorto un dubbio riguardo alla misurazione del valore delle merci.
La teoria marxiana del valore considera che il valore di una merce è dovuto alla quantità di lavoro impiegata per produrla (tenendo conto del grado di sviluppo delle forze produttive) e che una merce, per essere definita tale, deve essere destinata allo scambio, di conseguenza, il valore di una merce è relativo a quello di un'altra. Per facilitare gli scambi esiste la moneta, anch'essa una merce, che ha la funzione di misurare il valore di merci. Anche per produrre la moneta c'è bisogno di lavoro, quindi anch'essa ha un valore. Quindi, se all'interno della produzione di 1 grammo d'oro (che funge da moneta) si è accumulato un tot. di lavoro, esso potrà essere scambiato con una merce che ha impiegato lo stesso quantitativo di lavoro per la produzione, ad esempio, 500 grammi di grano.
Arrivati a questo punto mi sorge un dubbio: se la moneta diventa virtuale (e quindi non serve più una quantità di lavoro per produrla) cosa succede?
Saluti marxisti-leninisti
Lorenzo – provincia di Napoli
 
Caro compagno Lorenzo,
fai bene a studiare la teoria marxista del valore poiché, è bene ricordarlo, la legge del valore è la legge economica della produzione mercantile (produzione comparsa in tempi molto anteriori al capitalismo) e può sintetizzarsi così: il valore delle merci è determinato dal tempo di lavoro socialmente necessario per la loro produzione, e lo scambio delle merci avviene sulla base del loro valore. Per agevolare tale scambio è storicamente comparso il denaro, la cui prima e principale funzione è di rappresentare una sorta di unità di misura del valore. Come giustamente scrivi, il denaro è in grado di misurare il valore per il semplice fatto che, essendo anch'esso una merce, ha un determinato valore. Esso svolge complessivamente cinque servizi: misura di valore, mezzo di circolazione, tesaurizzazione, mezzo di pagamento e denaro mondiale; ma solo i primi due sono le funzioni fondamentali, sulla base delle quali sono comparse gradualmente le altre tre. Con ciò vogliamo dire che se mancano le prime due, misura di valore e mezzo di circolazione, risultano stravolte o senza significato le altre tre.
Ed eccoci al tuo stimolante quesito: come può misurare il valore una moneta virtuale? Immaginiamo che con virtuale tu ti riferisca alla pletora di sedicenti monete più o meno conosciute che vanno dai Bitcoin alle criptomonete elettroniche. Su questo argomento “ Il Bolscevico” è già intervenuto e pertanto ti rimandiamo all'articolo “Dietro i Bitcoin e le criptovalute si nascondono grande speculazione e mafia” (http://www.pmli.it/articoli/2018/20180404_13L_bitcoin.html) Esse vengono spacciate per monete ma non sono monete, sono oscuri strumenti di speculazione finanziaria frutto del parassitismo che oramai spadroneggia e soffoca il putrido sistema economico imperialista.
Il passaggio dal capitalismo all'imperialismo vede peraltro prevalere non solo il monopolio sulla libera concorrenza ma anche il capitale finanziario sul capitale industriale, ossia il settore della rendita e speculazione finanziarie rispetto al settore strettamente legato alla produzione delle merci. Quest'ultimo settore economico rimane pur sempre la fonte primaria della formazione del profitto capitalistico ma rispetto al passato è ancor più pesantemente condizionato e strangolato da quella che Lenin nella sua immortale opera, “ L'imperialismo, fase suprema del capitalismo ”, definiva “ oligarchia finanziaria ”, formatasi anche a seguito dell'importanza prevalente dell'esportazione di capitali rispetto all'esportazione di merci nonché dell'accumulazione nel tempo di colossali quantità di profitti in mano a un pugno di pescecani della grande finanza internazionale: “ L'evoluzione del capitalismo – scrive acutamente Lenin- è giunta a tal punto che, sebbene la produzione di merci continui come prima a 'dominare' ed a essere considerata come base di tutta l'economia, essa in realtà è già minata e i maggiori profitti spettano ai 'geni' delle manovre finanziarie.
Pian piano ogni banca cominciò a trasformare i capitali liquidi inattivi in capitali attivi e poi insieme alle grandi banche d'affari e alle grandi società internazionali di investimento si sono accaparrate quote crescenti di profitto “ raccogliendo tutte le rendite in denaro e mettendole a disposizione dei capitalisti ”. Ecco perché il capitalista-industriale ha finito per dipendere dal capitale finanziario, che per Lenin non è nient'altro che il risultato della concentrazione della produzione, del predominio dei grandi monopoli e della fusione e simbiosi delle banche con l'industria.
A tal proposito richiamiamo un altro passo di Lenin che chiarisce ulteriormente questo fenomeno: “ In generale il capitalismo ha la proprietà di staccare il possesso del capitale dall'impiego del medesimo nella produzione, di staccare il capitale liquido dal capitale industriale e produttivo, di separare il rentier, che vive soltanto del profitto tratto dal capitale liquido, dall'imprenditore e da tutti coloro che partecipano direttamente all'impiego del capitale. L'imperialismo, vale a dire l'egemonia del capitale finanziario, è quello stadio supremo del capitalismo, in cui tale separazione raggiunge dimensioni enormi. La prevalenza del capitale finanziario su tutte le rimanenti forme del capitale importa una posizione predominante del rentier e dell’oligarchia finanziaria, e la selezione di pochi Stati finanziariamente piú 'forti' degli altri.
Abbiamo voluto soffermarci su questa differenza sostanziale che distingue l'imperialismo rispetto all'originario capitalismo premonopolistico dove prevaleva la libera concorrenza per chiarire qual è la situazione economica che in tempi recenti, specie a seguito dello sviluppo di internet e del commercio elettronico, ha favorito la comparsa delle cosiddette criptovalute. Le quali vengono spacciate per democratiche perché si sarebbero sganciate da un'autorità centrale di controllo e dalle banche mentre invece sono esattamente il contrario, dal momento che risulta ancor più oscuro e impenetrabile quel sistema finanziario capitalistico che controlla anche il circuito delle criptovalute. Invece di creare una gestione valutaria decentralizzata favoriscono la centralizzazione di poteri occulti e criminali che sfuggono a qualsiasi controllo pubblico, invece di democratizzare finiscono per feudalizzare l'economia imperialista, nel senso che moltiplicano nelle mani di pochi potentati economici privati il potere di battere una moneta che moneta non è in quanto le manca la funzione fondamentale di essere misura di valore, non essendo garantita da alcuna riserva aurea o valutaria. I loro sostenitori le salutano come una panacea che potrà cancellare oggi e ancor più in futuro il predominio delle monete mondiali di riferimento più forti, come il dollaro, il renminbi, l'euro, eppure tutti sanno che nel sistema economico imperialista il predominio di una moneta è sempre il risultato di un predominio economico-produttivo, politico e militare e non viceversa. Per poter avere una qualche possibilità di successo, questi grandi potentati economici, occulti o palesi, criminali o legali, si comportano come i signori feudali quando si arrogavano il privilegio di battere moneta metallica ma con la differenza sostanziale che nel sistema imperialista gli oligarchi finanziari pretendono di battere moneta la cui unica garanzia è fornita non da riserve di valore reale, come avveniva in passato con l'oro, ma semplicemente da un valore virtuale basato unicamente sulla loro parola e sul loro impero economico-finanziario. È il caso del magnate Zuckerberg che spera di dar vita quanto prima alla moneta digitale Libra, utilizzando disinvoltamente il potere illimitato che gli conferiscono Facebook e quella platea sterminata di miliardi di utenti, di cui conosce ogni aspetto della vita, delle idee, dei progetti, delle necessità e dei comportamenti e sui quali traccia già oggi profili che poi vende con lucro agli altri pescecani capitalisti.
Il dollaro è stata la valuta di riferimento internazionale fintantoché la superpotenza americana aveva un assoluto predominio mondiale, ma quando a partire dal 1971 gli Usa cancellarono la convertibilità del dollaro in oro stabilita nel 1944 con gli accordi di Bretton Woods (si consideri che nel 1944 i forzieri statunitensi custodivano 80% delle riserve auree mondiali), finirono per ammettere il loro declino economico e di fatto decretarono la fine del dollaro come unica moneta di riferimento mondiale. Rompere l'equivalenza tra dollaro e oro sanciva la fine della precedente stabilità monetaria e la nascita dell'attuale sistema fluttuante dei cambi flessibili con le altre monete mondiali. Il passaggio dalla convertibilità alla inconvertibilità risponde a un solo scopo: “ Carta moneta inconvertibile da questo punto di vista – spiega Marx- ha il vantaggio, nei confronti della carta moneta convertibile, di poter essere deprezzata in duplice modo. ” E così è stato: a partire dalla inconvertibilità del dollaro con l'oro esso è caduto da quel piedistallo da cui ostentava l'assoluta supremazia rispetto a ogn'altra moneta ed è andato incontro a un graduale e inarrestabile ridimensionamento rispetto alle monete delle superpotenze concorrenti. Figurarsi che cosa succede quando una sedicente moneta si presenta come un guscio vuoto svincolato da qualsiasi garanzia costituito dalle riserve in oro o valutarie.
Le cripto-valute sono piuttosto prodotti finanziari di speculazione internazionale, soggette come qualsiasi forma di investimento capitalistico a quotazioni tanto più ampie e volatili da rientrare nei fatti tra gli investimenti ad alto rischio. Quindi esse sono uno dei tanti episodi di strapotere e di assoggettamento dei grandi investitori internazionali ai danni dell'indipendenza di quei paesi che non dispongono di bilanci ed economie paragonabili alle montagne di capitali di cui tali investitori dispongono e sono l'ennesima manifestazione dell'immenso potere posseduto dalle grandi multinazionali capitaliste che riescono a spadroneggiare sul mercato mondiale e a eludere qualsiasi regolamentazione e controllo esercitati dalle autorità centrali dei singoli Stati e degli organismi internazionali. Una verità già anticipata più di un secolo fa da Lenin: “ Il capitale finanziario è una potenza così ragguardevole, anzi si può dire così decisiva, in tutte le relazioni economiche ed internazionali, da essere in grado di assoggettarsi anche paesi in possesso della piena indipendenza politica ”.
Ne sanno qualcosa paesi come la Grecia, tradita nel 2015 dall'imbroglione riformista Tsipras, e la nostra stessa Italia, quando nel mercoledì nero del 16 settembre 1992 fu vittima della speculazione del finanziere ebreo-ungherese naturalizzato statunitense George Soros, tramite il suo fondo di investimenti Quantum, che costrinse la lira a uscire dall'allora Sistema Monetario Europeo, causandone l'improvvisa perdita di valore sul dollaro del 7%, mentre costui si assicurava un guadagno stimato attorno a 1,1 miliardi di dollari. In quell'occasione, davanti al rifiuto della Bundesbank di scambiare marchi con lire, l'allora governo presieduto dal craxiano Amato (DC, PSI, PSDI, PLI) si vide costretto a impegnare parte delle riserve auree nazionali per sostenere la lira sul mercato dei cambi, oltre a prelevare coattivamente il 6 per mille dai conti bancari degli italiani. Confermando con ciò che nei momenti di crisi acuta, in cui per uno Stato si profila la bancarotta, l'impegno delle riserve auree diventa la prima e fondamentale garanzia insieme all'adozione di eccezionali manovre economiche di lacrime e sangue, che nel caso dell'Italia ammontarono allora alla cifra astronomica di oltre 120mila miliardi di lire.
Anche la cartamoneta è un mero segno del valore e tuttavia la sua circolazione si fonda su una legge ineludibile così sintetizzata da Marx nel Capitale: “ L'emissione di carta moneta dev'essere limitata alla quantità nella quale dovrebbe realmente circolare l'oro (o l'argento) da essa simbolicamente rappresentato. (...) La carta moneta è segno d'oro, cioè segno di denaro. Il suo rapporto coi valori delle merci sta solo nel fatto che questi vengono espressi idealmente con le medesime quantità d'oro che sono rappresentate simbolicamente e visibilmente dalla carta. La carta moneta è segno di valore solo in quanto rappresenta quantità d'oro che sono anche quantità di valori, come tutte le altre quantità di merci.
Nel tentativo dì occultare la schiavitù salariata, gli economisti borghesi cercano con le loro teorie monetarie di spostare l’attenzione dalla sfera della produzione a quella della circolazione enfatizzando la funzione del denaro quale mezzo di circolazione piuttosto che quale misura di valore. Uno degli economisti più amati dalla socialdemocrazia e dai trotzkisti alla “ Manifesto” e più in generale dalla “sinistra” borghese, l'inglese Keynes (che era stato uno dei protagonisti degli accordi di Bretton Woods), oggi invocato dai sostenitori della massiccia iniezione di liquidità nel circuito economico per sostenere una manovra espansiva onde evitare la crisi economica e la recessione mondiale, ha peraltro scritto un'opera dal titolo “ Teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta” nella quale sposava la Teoria nominalista del denaro in contrapposizione alla teoria metallica (e fu ispiratore sia pure critico della Teoria quantitativa della moneta), dichiarava la cartamoneta il denaro ideale, si opponeva ai fondi di riserva aurea in favore della cartamoneta e proponeva di evitare il ristagno degli investimenti attraverso massicci interventi pubblici e il ricorso a un'inflazione “programmata”, inflazione che come ben sappiamo erode spietatamente il potere d'acquisto dei salariati e dei lavoratori in genere.
Come abbiamo prima accennato, il denaro nel processo di sviluppo storico ha avuto dapprima la funzione di misura del valore e poi di mezzo di circolazione, solo dopo, a queste due funzioni fondamentali si sono aggiunte nell'ordine le funzioni di mezzo di tesaurizzazione, mezzo di pagamento e di denaro mondiale. Con l'accumulo nel tempo di colossali quantità di capitali, frutto del feroce sfruttamento della classe operaia, e con la globalizzazione imperialista che ha allargato in modo sconfinato il mercato mondiale delle merci e dei capitali, gli spostamenti di questi ingenti capitali di investimento diventano come tanti tsunami difficilmente prevedibili che si scatenano e si propagano in modo distruttivo e incontrollato. Col risultato di arricchire all'inverosimile l'oligarchia finanziaria e di seminare distruzione di forze produttive, disoccupazione e miseria tra i lavoratori. Si sono così moltiplicati i fattori di crisi e sono divenute ancor più insanabili le contraddizioni che minano al suo interno il sistema economico imperialista, contraddizioni che deflagrano causando bancarotta e miseria durante le crisi economiche, come l'attuale, dimostrano e sanciscono il fallimento storico dell'economia capitalistica e aprono la strada alla lotta di classe per il socialismo e il potere politico del proletariato.
Sperando di essere stati chiari sulla natura del denaro, tanto complessa quanto cruciale per comprendere i complessi rapporti economici tra i produttori di merci, tema da cui peraltro prende le mosse Marx nel suo primo Libro del “ Capitale ”, possiamo dunque concludere che le monete virtuali non mettono minimamente in discussione la teoria del valore di Marx per la semplice ragione che esse sono tutto fuorché monete.
 
 

15 luglio 2020