Intervento di Andrea Cammilli all'Assemblea nazionale promossa dal Si Cobas

 
Care compagnie e cari compagni,
sono un operaio di una azienda chimica della Toscana, membro del direttivo provinciale della Filctem della Cgil, e faccio parte dell'area “il sindacato è un'altra cosa”, la sinistra della Cgil, sono anche un militante del Partito marxista-leninista italiano. Voglio ringraziare gli organizzatori di questa assemblea per aver dato la possibilità a tanti lavoratori provenienti dalle più diverse esperienze lavorative, sindacali e politiche di confrontarsi liberamente.
Credo che qui, oggi, stiamo facendo un importante sforzo, un tentativo per cercare di organizzare in qualche modo una seria opposizione all'offensiva padronale che si sta sviluppando con forza nel nostro Paese. Un attacco ai diritti e ai salari dei lavoratori che certamente non parte con il Covid-19 ma si sta sviluppando ininterrottamente da anni con la complicità e l'attiva partecipazione di tutti i governi che si sono succeduti ad amministrare gli affari della borghesia: da Berlusconi a Monti, da Prodi a Renzi, fino al Conte 1 e 2.
Quello dell'unità di tutti gli anticapitalisti e dei lavoratori combattivi è una necessità non più rinviabile. Ce lo impone anzitutto l'urgenza di sviluppare la lotta di classe, e ce lo impone l'attuale momento storico che stiamo vivendo, caratterizzato dalla pandemia da Coronavirus che, dopo l'emergenza sanitaria, sta già causando una fortissima crisi economica che i capitalisti e i loro governi cercheranno di far ricadere interamente sui lavoratori e le masse popolari.
All'orizzonte già s'intravedono migliaia di licenziamenti, l'aumento delle disuguaglianze sociali e territoriali, il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle masse, la restrizione di quello che rimane delle libertà sindacali e delle stesse libertà democratiche borghesi con il tentativo di limitare ulteriormente il diritto di sciopero e la repressione sempre più violenta delle lotte dei lavoratori e delle masse.
Con la sua dittatura antivirus Conte ha del tutto ignorato i poteri che la Costituzione riserva al parlamento, o meglio quel che ne resta dopo le innumerevoli controriforme presidenzialiste. Come hanno già dimostrato “gli stati generali” promossi dal governo Conte e i vari DCPM, si stanno indirizzando tutti gli interventi in favore dei padroni lasciando a lavoratori, pensionati, disoccupati, solo il peso del debito pubblico e una povertà sempre più dilagante. Persino sulla sanità il governo non farà niente, dopo aver usato a piene mani la retorica degli “eroi” verso il personale sanitario e aver promesso ingenti risorse dopo che la distruzione del servizio sanitario nazionale ha ampliato a dismisura gli effetti del coronavirus. Mentre milioni di lavoratori aspettano ancora la Cassa integrazione, con il pretesto del virus il governo Conte, i suoi commissari straordinari, il PD e i 5 Stelle hanno lavorato alacremente per liberalizzare gli appalti ed eludere le norme antimafia e anticorruzione e abolire l'abuso di ufficio.
Proprio in una situazioni particolari come questa, una guerra, una forte crisi economica, una pandemia, la lotta di classe non si deve fermare, anzi, si devono marcare ancora di più le differenze e i diversi interessi degli sfruttati e degli sfruttatori.
Ma la Cgil si è omologata a Cisl e Uil, approdando a posizioni cogestionarie, concertative e corporative, e si è trasformata oramai in sindacato istituzionalizzato e di regime. Allo stesso tempo credo che i sindacati cosiddetti di base si siano dimostrati incapaci di rappresentare la moltitudine dei lavoratori e sopratutto la classe operaia. Frazionismo e litigiosità esasperati, ampiamente presenti anche nella nostra area di sinistra Cgil, hanno contribuito più alla divisione che all'unita degli operai più combattivi.
Gli operai combattivi, evocati in questa assemblea, ci sono nei sindacati, di base, in Cgil, e qualcuno anche in altre sigle.
C'è bisogno di una nuova rappresentanza che faccia gli esclusivi interessi delle lavoratrici e dei lavoratori
Prima di arrivare a una ricomposizione sindacale su basi avanzate e anticapitaliste possiamo e dobbiamo fin da subito cercare le forme per trovare un terreno comune per i lavoratori combattivi presenti nelle varie sigle sindacali, pochi punti ma qualificanti. Quelli elencati nell'appello a costruire questa assemblea nazionale sono un buon punto di partenza: difesa dei salari e dell'occupazione, sicurezza sul lavoro senza cedere ad alcun ricatto, riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario. Ci auguriamo che se verrà trovata una intesa la nostra discussione possa sfociare in iniziative pubbliche e di piazza, magari in autunno, con uno sciopero generale con manifestazione nazionale che abbia però la caratteristica di coinvolgere tutti quei lavoratori combattivi, appartenenti a qualsiasi sigla, che rifiutano “l'unità nazionale” per difendere i propri interessi di classe.
Bologna, 12 luglio

15 luglio 2020