L'ampliamento per il futuro svincolo di Giaglione spinge alla mobilitazione
Si riaccende la lotta NO Tav
Grande partecipazione al campeggio di Venaus. Due azioni dei No TAV in 24 ore. Molti giovani e giovanissimi per la prima volta prendono parte alle proteste. La polizia usa le ruspe contro le barricate, cariche e 22 fermati.


 
Già nella serata di venerdì 17 luglio, la protesta No Tav in Valsusa si è riaccesa. A poche ore dall'inizio della “tre giorni di lotta” organizzata dal Comitato di Lotta Popolare di Bussoleno all'ormai storico campeggio annuale di Venaus, gli attivisti hanno improvvisato una “battitura” al cantiere della Torino-Lione e, dopo la prima assemblea che ha dato ufficialmente il via alle iniziative, i manifestanti si sono mossi in corteo lungo i sentieri della Val Clarea, durante il quale c'è stato anche un fitto lancio di pietre e petardi, in risposta all'immediato utilizzo dei lacrimogeni che le forze dell'ordine borghese hanno indirizzato verso i manifestanti appena essi sono giunti nei pressi dell'area “protetta”.
L'allargamento del cantiere dove è previsto lo svincolo di Giaglione è il nuovo fronte di lotta che ha riacceso gli animi – per la verità mai sopiti – del movimento No Tav; lo svincolo infatti dovrebbe consentire ai camion di trasportare il materiale di scavo nell'impianto previsto a Salbertrand e non può non essere un obiettivo sensibile per fermare la distruttiva catena TAV.
Anche per questo motivo, sono stati in molti coloro che si sono uniti per la prima volta alle iniziative di lotta, in particolare giovani e giovanissimi che danno forza e prospettiva alla protesta, come sottolinea con soddisfazione il movimento stesso.
In questi primi scontri, la questura ha riconosciuto e denunciato ventidue persone.
 
Nuovi scontri ai cantieri
La marcia dell'indomani verso il presidio dei Mulini, aveva in testa un significativo striscione che recitava “La vostra ripartenza uccide! No Tav: reddito, salute e servizi”, e ad accompagnarlo numerosi cartelli contro gli ingenti tagli alla sanità, la distruzione dei diritti sul lavoro e contro lo sfruttamento dei territori, che legano le specifiche istanze ambientali, alla questione economica e politica, fino a giungere a quella sanitaria in un unico filo conduttore.
Alcuni dei 500 manifestanti hanno cercato a più riprese di abbattere la cancellata del sentiero Gallo Romano usando tronchesi, flessibili, funi, poi cori e battitura hanno accompagnato il corteo fino all'arrivo delle forze dell'ordine che hanno scagliato decine di lacrimogeni disperdendo l'attacco, ma non sono riusciti a domare l'animo dei manifestanti che hanno risposto con lancio di sassi e bombe carta, commentando infine così: “...l'impianto di sicurezza organizzato dalla questura – questa volta – ha resistito. Sono però state ore di grande lotta gioiosa, dove tutti e tutte, con grande generosità, hanno contribuito alla riuscita della giornata.”.
Domenica 19 luglio si è poi tenuta l'ambiziosa assemblea al presidio di Venaus dal titolo “Prospettive tra ecologia, difesa dei territori e lotte globali” alla quali hanno partecipato centinaia di persone, che hanno dibattuto diversi temi, fra i quali la salute e la gestione della pandemia Covid-19 definita come un'esperienza in cui l'incompetenza della politica e degli amministratori pubblici è stata completamente scaricata sulle spalle dei singoli, delle famiglie e dei lavoratori e lavoratrici della sanità, l'ecologia e la tutela della salute in contrapposizione ai disastri ambientali per il profitto, ed ancora una interessante discussione su “immaginari e proposte per una vita che abbia senso vivere: cura, ambiente e prospettive fuori dalle logiche del capitalismo”.
 
Incalza la repressione ma i No Tav resistono
Dopo gli scontri delle prime ore, la canea di politici spazientiti – a cominciare dal presidente del consiglio regionale, il leghista Stefano Allasia, – e dei vertici sindacali dei sindacati di polizia, invocava una dura repressione, ed infatti nella mattinata di sabato 24 luglio, è stata avviata una operazione che ha rimosso in parte con l'ausilio di ruspe le barricate erette dai manifestanti lungo il sentiero dov’è accampato il presidio dei Mulini. La risposta dei No Tav non si è fatta attendere e, dopo essersi rifugiati su alberi e tetti, sono stati chiamati a raccolta altri attivisti che hanno tentato di ripristinare le barriere abbattute. La repressione poliziesca ha avuto anche il contributo di corpi speciali dell'esercito come i “Cacciatori di Sardegna”, ormai di stanza a Chiomonte per fronteggiare il movimento No Tav.
“Mentre la questura cantava vittoria a mezzo stampa parlando di “presidio smantellato” - si legge sul sito No Tav - i ragazzi e le ragazze dei mulini sono rimasti determinati con provviste per resistere tutto il giorno tra i rami. Nel frattempo diversi gruppi di No Tav riuscivano ad aggirare il blocco delle forze dell’ordine a raggiungere attraverso diversi sentieri secondari chi stava resistendo in Clarea… cingendo di assedio gli assedianti. C’è stata un po’ di tensione con la polizia che ha provato distruggere le barricate che venivano erette dai No Tav che sono però riusciti a tenere le posizioni”.
 
Legare l'ambientalismo all'anticapitalismo e alla lotta per il socialismo
I marxisti-leninisti italiani sostengono da sempre la lotta dei No Tav, e non di rado partecipano alle loro iniziative e cortei, e la considerano una lotta modello per contenuti, coraggio, costanza ed azione. Oggi si stringono ancora una volta intorno al movimento e continuano a rimanere ben saldi dalla stessa parte.
Una lotta, quella dei No Tav, che ha un obiettivo specifico che non deve essere posto mai in secondo piano – il blocco della Torino-Lione ed il contrasto allo scempio ambientale – poiché esso è il collante che fa muovere ancora dopo tanti anni migliaia di persone sotto una unica bandiera.
Facendo un passo indietro però, tornando all'assemblea già citata del 19 luglio, ed in particolare sull'argomento “Immaginari e proposte per una vita che abbia senso vivere (…) fuori dalle logiche del capitalismo”, vorremmo porre una riflessione al movimento proprio perché troviamo apprezzabile, e come già detto “ambizioso”, il tentativo di generalizzare tanti argomenti dandogli una prospettiva comune.
Nel post dell'assemblea sul sito internet del movimento stesso leggiamo che “uno dei più grandi limiti che si è rilevato in questa prima fase di risposta dal basso alla crisi è stata la mancanza di una coesione delle istanze e delle rivendicazioni. In poche parole la mancanza di un quadro comune in cui muoversi”, e non possiamo non rilanciare ancora una volta anche agli attivisti No Tav la nostra proposta “fuori dalle logiche del capitalismo” - come loro stessi dicono - che è il socialismo.
Agli ambientalisti abbiamo già scritto qualche tempo fa una importante “lettera aperta” che invita le ragazze ed i ragazzi in prima linea nella lotta contro la devastazione ambientale, i cambiamenti climatici e contro tutto ciò che ne consegue, a unire la lotta ambientalista a quella anticapitalista; all'interno del movimento No Tav questo passaggio – per certi versi – è stato fatto; occorre ora un nuovo passo nella giusta direzione che permetterebbe al movimento di portare in fondo la propria lotta principale, ma anche di unirsi nella condivisione di una prospettiva di una società più giusta, non astratta, bensì concreta, il socialismo, nell'interesse dell'ambiente e delle masse popolari ora oppresse ma che con coraggio - come ben dimostra la storica lotta piemontese - sono pronte a liberarsi davvero dalle catene e dall'oppressione di borghesia e del capitalismo.
 

29 luglio 2020