Lettere

 

Voglio commemorare il grande Maestro Engels con le sue lettere e i suoi discorsi
Commemorare i Maestri o meglio ricordarli "presentificandoli " (li considero sempre presso di noi, nostri continui, fecondi ispiratori) è ciò che si dice un "gradito dovere", oltre che una necessità. Mi sovviene il Maestro Engels, l'amico fedele e costante sostegno del Maestro Marx, il grande commentatore delle teorie economiche (meglio, anzi socioeconomiche) del compagno-amico, che le ha rese comprensibili anche a chi non ha idea di che cosa siano le teorie economiche, lo storico (penso alla "Guerra contadina in Germania" ma non solo, a moltissimi saggi e articoli su tutta la storia che precede quella gloriosa dell'"Internazionale"), lo studioso continuo, il grande pensatore, capace di teorizzare sulla scienza (formidabili, tra i vari testi l'“Anti-Duhring e la "Dialettica della Natura"), ma anche al fedele Maestro che guidava i lavoratori e i teorici del movimento operaio, il corrispondente di tutti i compagni, la pietra miliare rimasta dopo la morte di Marx (morto nel 1883, Engels 12 anni dopo).
Interventi brevi, sempre opportuni, carichi di significato per l'interlocutore ma anche e soprattutto per i compagni che lo seguono sempre. Famoso quello tenuto commemorando l'amico di sempre, Marx, dove lo esalta affermando che "era soprattutto un rivoluzionario". Così, nel 1864, commemorando Ferdinand Lassalle, il primo teorico revisionista (non marxista, invero, ma revisionista rispetto a tutto il movimento operaio), il primo, comunque, a porre seriamente, anche se in maniera confusa, la questione operaia in Germania: "Lassalle può essere stato, dal punto di vista personale, letterario, scientifico, quello che era, ma politicamente era senz'altro una delle personalità più rappresentative in Germania. Quale esultanza, ora, regnerà tra i padroni e i 'porci progressisti'. Lassalle era pure l'unica persona in Germania di cui avessero paura " (Engels, Discorso di commemorazione di Lassalle).
In seguito, in una lettera a Kautsky del 23 febbraio 1891: "La leggenda di Lassalle non può certo diventare un articolo di fede del Partito. Se si vogliono tenere in buona considerazione i meriti di Lassalle nei riguardi del movimento, il suo ruolo storico rimane comunque ambiguo. Il demagogo Lassalle accompagna il socialista Lassalle. Attraverso l'agitatore e organizzatore Lassalle traspare dappertutto il conduttore del processo Hatzfeldt: lo stesso cinismo nella scelta dei mezzi, la stessa predilezione nel circondarsi di persone equivoche e corrotte, che si possono adoperare e gettar via come meri strumenti ". Come si vede, un monito che trascende la figura di Lassalle e vale sempre: bisogna stare attenti a chi, nel movimento operaio, è veramente un rivoluzionario coerente, un marxista-leninista e a chi invece è "ambiguo", per riprendere la parola usata dal Maestro.
Le tante lettere e dichiarazioni di Engels che non escludono la via parlamentare (penso a varie lettere a Filippo Turati, ma anche ad altri esponenti del socialismo), poi, sono appunto tali, ossia per Engels, come per Marx e per tutti i Maestri, la via regia per l'instaurazione della società socialista è comunque la rivoluzione, mentre la via parlamentare può darsi solo in alcuni casi, in determinate circostanze, quando il crollo della società e dello Stato borghesi sia ormai evidente, non certo come "soluzione primaria". E penso ancora al suo sublime humor quando demistifica Achille Loria, economista italiano che, avendo praticamente copiato Marx ed Engels nell'interpretazione materialistica della storia, si riteneva (e purtroppo veniva anche considerato anche da vari esponenti socialisti) un "maestro": "E così la scoperta che, sempre e dappertutto, le condizioni e gli eventi politici trovino la loro spiegazione nelle rispettive condizioni economiche, non sarebbe stata fatta da Marx nell'anno 1845, ma dal signor Loria nel 1886. Per lo meno egli è riuscito a imporre tale convinzione ai suoi concittadini, e da quando il suo libro è stato tradotto in Francia, anche ad alcuni francesi e può ancora girare l'Italia tronfio e pettoruto, come scopritore di una teoria che fa epoca: finché i socialisti del suo paese non trovino il tempo all'illustre Loria le rubate penne di pavone " (Engels, Prefazione al terzo vol. de Il Capitale, 1894). Humor sublime, che demistifica e ci interroga sempre.
Eugen Galasso - Firenze
 

Complimenti per il lavoro politico e giornalistico del PMLI e “Il Bolscevico”
Fino ad ora non ho mai votato e alle prossime regionali non mi recherò alle urne o annullerò; ribadisco tuttavia che sulle elezioni da un punto di vista strettamente tattico, è corretto valutare la situazione ogni volta caso per caso, altrimenti, come non potete non convenire con me, si entra nel dogmatismo. De Magistris resta per me il "meno peggio" nel desolante panorama politico locale dominato da dinastie mafiose e neofasciste come la famiglia De Luca, Mastella, De Mita, Caldoro, Cantalamessa, eccetera.
Ne approfitto per ribadirvi i complimenti per il lavoro politico e giornalistico, ho letto con interesse e mi complimento vivamente con il promotore per la costituzione di un Comitato unitario per salvare l'isola d'Ischia.
Buon proseguimento.
Enrico Giani - provincia di Salerno
 

Ricordando Carlo Giuliani ricordo lotte e conquiste degli anni '70
19 anni or sono, il 20 luglio del 2001, Carlo Giuliani era solo un ragazzo di 23 anni. Era nato nel 1978, un anno di straordinari cambiamenti intervenuti nella società italiana, anzitutto sul fronte dei diritti e delle libertà civili e del costume. Si pensi solo a due leggi di fondamentale rilievo storico promulgate in quell'anno: la legge 180 del 13 maggio 1978 (giusto per la cronaca, 4 giorni dopo gli omicidi, di matrice mafiosa e brigatista, di Peppino Impastato e del leader democristiano Aldo Moro), meglio nota come Legge Basaglia, che intervenne a legiferare su una materia assai delicata e controversa come gli "Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori" (in pratica, la Legge Basaglia abolì l'abominio incivile e disumano dei manicomi); la legge 194 del 22 maggio del 1978, che regolamentava la "interruzione volontaria di gravidanza".
In altri termini, si trattò di due conquiste di civiltà giuridica e progresso della nostra società, su cui sarebbe opportuno avviare un percorso approfondito e serio per vagliare, accertare e monitorare limiti e criticità prodotte da un'applicazione distorta, scorretta e parziale dei succitati provvedimenti. In ogni caso, il 1978 costituì un anno eccezionale per svariate e molteplici ragioni storiche, politiche, culturali, per i preziosi rinnovamenti sorti nella sfera dei rapporti e delle consuetudini di vita in Italia, dopo un decennio più che vivace e intenso, iniziato nel 1968 e segnato da vaste mobilitazioni e da contestazioni di massa, da accese rivendicazioni sul terreno politico e sociale, espresse in termini radicali da un movimento di lotta di origine generazionale, ma anche di classe, che non si era mai visto di tale entità e portata in Italia, un'ondata di rivolte studentesche e lotte operaie che investì diverse nazioni quali la Francia e la Germania su tutte.
Dopo le sommosse giovanili insorte nel 1968 e nel 1977, l'apice e, nel contempo, l'inizio del declino e del riflusso storico e politico-culturale della società italiana, coincisero proprio nel 1978. Da quel momento "debuttarono" gli anni del disimpegno civile, del ripiegamento individuale nella sfera esistenziale del privato, del cosiddetto "edonismo reaganiano": gli anni Ottanta.
Bisognerà attendere proprio la fine degli anni Novanta e l'inizio del 2000 (direi fino al luglio del 2001, o 2002, con il Social Forum di Firenze), per assistere ad una nuova ondata di lotte, di proteste e proposte messe in campo da imponenti movimenti di impronta sociale e politica di massa, ossia il "Popolo di Seattle", meglio noto come "movimento no-global", poi ribattezzato "movimento dei movimenti".
All'indomani dei luttuosi avvenimenti del luglio 2001, durante il G8 di Genova, con l'assassinio del giovane Carlo Giuliani, le botte e le violenze di piazza da parte delle “forze dell'ordine”, i massacri di stampo cileno nella scuola Diaz, la notte del 21 luglio, con l'irruzione dei Reparti mobili della polizia di Stato e il supporto operativo dei carabinieri, gli atti di tortura subiti da vari manifestanti nella caserma di Bolzaneto, dopo tutto ciò, temo che le passioni civili e politiche di tanti si spensero assieme alla vita di Carlo e alle speranze di numerosi attivisti e simpatizzanti del movimento, provenienti da diverse nazioni, per dar vita ad una grandiosa, irripetibile esperienza politica e civile di massa. L'ultima alla quale io mi convinsi ad aderire e avallare senza esitazioni, né indugi, con risoluto, sincero entusiasmo giovanile, con il bagaglio delle passioni e dei valori ideali condivisi da vaste moltitudini di ribelli.
Lucio Garofalo - Lioni (Avellino)

29 luglio 2020