Cosa vogliono nascondere PD e M5S?
Conte rifiuta di desecretare i verbali del Comitato tecnico scientifico sul coronavirus
Il Tar aveva dato ragione agli avvocati della “Fondazione Einaudi”
Subito rendere pubblici tutti i verbali

 
Una battaglia delicata dal punto di vista giuridico ma importante si sta giocando in questi giorni a proposito della gestione dell'emergenza coronavirus, le cui polemiche – dagli assembramenti, all’utilizzo obbligatorio delle mascherine, fino all’aumento sensibile dei contagi che porterebbe a nuove restrizioni – risorgono ma in realtà non si sono mai placate.
Al di là dell’uso strumentale e demagogico che ne stanno facendo alcuni politici borghesi della destra e della “sinistra” come i governatori Musumeci e De Luca per loro tornaconto anche elettorale, il punto fondamentale, sollevato dagli avvocati raccolti nella Fondazione Einaudi, riguarda la desecretazione dei verbali del Comitato tecnico-scientifico competente a adottare le misure atte a contenere e prevenire la diffusione dell’epidemia da covid-19. Un segreto di Stato apposto dal governo del dittatore Conte tramite uno dei suoi DPCM col pretesto che rimuovere la segretezza porterebbe a gravi conseguenze per la sicurezza e l’ordine pubblico; di qui la classica apposizione dei sigilli per evitare che le masse popolari possano sapere delle scelte sia del Comitato sia, dunque, del governo.
Ripercorrendo le tappe fondamentali di questa querelle , l’8 giugno scorso gli avvocati Todero Rocco Mauro, Palumbo Vincenzo e Pruiti Ciarello Andrea della Fondazione Einaudi hanno presentato ricorso verso il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio, lamentando il fatto che non può un Decreto di Conte mantenere la secretazione sugli atti relativi al coronavirus. Il TAR per il Lazio (Sezione Prima Quater), definitivamente pronunciando sul ricorso, lo accoglieva lo scorso 22 luglio (sentenza n. 8615/2020) con contestuale deposito delle motivazioni, dichiarando, in sintesi, che risultava “l'obbligo della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della protezione civile di consentire di prendere visione ed estrarre copia della documentazione richiesta con l’istanza di accesso di cui trattasi nel termine di giorni trenta decorrente dalla comunicazione o, se a questa anteriore, dalla notificazione della presente decisione”. I giudici amministrativi ribadivano nella sentenza di primo grado che la ratio dell’intera disciplina normativa dell’accesso agli atti “impone di ritenere che se l’ordinamento giuridico riconosce, ormai, la più ampia trasparenza alla conoscibilità anche di tutti gli atti presupposti all’adozione di provvedimenti individuali o atti caratterizzati da un ben minore impatto sociale, a maggior ragione deve essere consentito l’accesso ad atti, come i verbali in esame, che indicando i presupposti fattuali per l’adozione dei descritti DDPCM, si connotano per un particolare impatto sociale, sui territori e sulla collettività”.
Il governo del dittatore antivirus Conte, nonostante un primo momento nel quale voleva desecretare solo alcuni verbali del Comitato tecnico-scientifico competente, si trincerava in un ulteriore ricorso urgente al Consiglio di Stato, depositato nel giro di una settimana, e che dava luogo alla sospensione da parte del massimo organo giudiziale amministrativo per i forti interessi in gioco di rilevanza costituzionale. Nel contempo il decreto monocratico della Terza Sezione (n. 4574/2020) chiamata a decidere sulla questione il 31 luglio, ossia prima della chiusura feriale del Tribunale, rilevava che i tempi della Camera di Consiglio per la emissione della sentenza definitiva saranno brevi e verranno posti in essere il 10 settembre prossimo. Tra le righe del Decreto presidenziale, firmato dal giudice Franco Frattini, si evidenziava che alcuni spunti posti in essere dall’appellante – ossia il governo Conte – non convincevano, cominciando a parificare i DPCM ad atti amministrativi generali che non hanno la potenzialità tale da poter minare alla legge ordinaria sull’accesso agli atti. Lo stesso Frattini, atteso il poco tempo con il quale il Consiglio era chiamato a decidere, sottolineava le linee guida di intervento tali per poter decidere la desecretazione dei verbali del Comitato, se gli stessi “hanno costituito il presupposto per l’adozione di misure volte a comprimere fortemente diritti individuali dei cittadini, costituzionalmente tutelati (…)”; se “le valutazioni tecnico-scientifiche si riferiscono a periodi temporali pressocché del tutto superati e la stessa Amministrazione, riservandosi una volontaria ostensione, fa comprendere di non ritenere in esse insiti elementi di speciale segretezza da opporre agli stessi cittadini, che le forti riduzioni di libertà hanno accettato in norme di una emergenza sanitaria i cui aspetti proprio quei verbali elaborano”.

2 settembre 2020