Nonostante intaschino oltre 13 mila 971 euro netti al mese
Deputati arraffano il bonus per partita Iva
Scoperti solo due leghisti. Tridico, area M5S, copre gli arraffatori. Anche 2 mila amministratori regionali e comunali hanno chiesto il bonus

Mentre milioni di famiglie sprofondavano sempre più nella povertà e a tutt'oggi stentano a mettere insieme il pranzo con la cena, nei mesi del lookdown migliaia di amministratori locali e decine di parlamentari non si sono fatti scrupoli a richiedere all'Inps il bonus da 600 euro mensili poi elevato a 1000 previsto dai decreti Cura Italia e Rilancio per sostenere il reddito di lavoratori autonomi e partite Iva in difficoltà durante la crisi del coronavirus..
Una vergogna nazionale e un affronto al cospetto delle centinaia di migliaia di lavoratori che hanno perso il lavoro o di chi è stato costretto a chiudere definitivamente l'attività e ora non ha neppure i soldi per fare la spesa.
Specie se si pensa che si tratta di boss politici nazionali e locali appartenenti a tutte le cosche parlamentari, ivi compreso Cinquestelle, Pd, Lega e Forza Italia, che già guadagnano dai 13 ai 14 mila euro netti al mese e godono di privilegi da nababbo.
Uno scandalo reso ancora più disdicevole dal comportamento del presidente dell'Inps Pasquale Tridico, area M5S, che il 14 agosto nel corso della sua audizione in commissione Lavoro della Camera ha coperto i furbetti del palazzo rifiutandosi di denunciare pubblicamente tutti i nomi dei parlamentari e degli amministratori locali che hanno usufruito del bonus opponendo il ridicolo “diritto” alla privacy.
Un bell'esempio di moralità e trasparenza soprattutto da parte dei Cinquestelle che proprio su questi principi hanno costruito la loro fortuna elettorale!
Dalle prime indiscrezioni è emerso che sono almeno cinque i deputati coinvolti: tre appartengono alla Lega, uno del Movimento 5 Stelle e uno di Italia Viva.
Il pentastellato beccato con le mani nella marmellata è Marco Rizzone deputato e membro della Commissione Attività produttive e di quella di inchiesta sul sistema bancario e finanziario. Trentasettenne, genovese, laurea in finanza e dottorato alla Scuola Sant'Anna di Pisa, è un imprenditore nel settore delle tecnologie e del turismo. Ha creato l’App Zonzo Fox, una guida turistica nelle città italiane. Eletto con il Movimento 5 stelle nel collegio uninominale di Genova, ha dichiarato un reddito di 74.995 euro e il possesso di diversi pacchetti azionari: da Enel a Leonardo, Pirelli ed Eni. Sostenitore dell'alleanza del M5S con il Partito democratico per le elezioni regionali in Liguria e protagonista dell'accordo con Zingaretti che ha portato alla candidatura del giornalista Ferruccio Sansa alla presidenza della Regione Liguria.
Tra i leghisti spicca invece Elena Murelli: piacentina, consulente in finanziamenti europei, 45 anni, laurea in economia e commercio e un master in gestione dell'economia di rete. Docente a contratto all'Università Cattolica della sua città. Nella Lega dal 2001, politicamente si divide tra il consiglio comunale di Podenzano, nella pianura piacentina, e lo scranno alla Camera (dal 2018). Lo scorso anno ha dichiarato un reddito totale di 106.309 euro, nel 2018 di circa 62 mila.
L'altro leghista beccato con le mani nel sacco è Andrea Dara: imprenditore tessile della provincia di Mantova, 41 anni, eletto nella circoscrizione Lombardia 4 nel 2019, lo scorso anno ha dichiarato redditi per 109.324 euro. È stato consigliere comunale e vicesindaco a Castiglione delle Stiviere dove possiede anche otto immobili.
Silenzio tombale invece sui nomi del terzo deputato leghista coinvolto e su quello di Italia Viva.
Nella scandalosa vicenda sono però coinvolti almeno altri duemila boss politici locali tra governatori, sindaci, assessori e consiglieri regionali e comunali fra cui spicca il caso della regione Veneto dove hanno percepito il bonus il vice di Luca Zaia, Gianluca Forcolin, insieme ad altri due consiglieri regionali leghisti: Riccardo Barbisan e Alessandro Montagnoli.
Tra i percettori del bonus c'è anche il presidente del consiglio comunale di Novara, Gerardo Murante (FI). Poi c'è Stefano Bargi, consigliere leghista in Emilia-Romagna. Ivano Job consigliere leghista della provincia autonoma di Trento e il consigliere di Forza Italia Franco Mattiussi del Friuli Venezia Giulia. Bonus ricevuto anche dall’assessore al Turismo della Regione Marche, Moreno Pieroni. Mentre in Piemonte spiccano i casi del consigliere leghista Matteo Gagliasso, quello del Pd Diego Sarno e Claudio Leone, della Lega.
Coinvolta anche consigliera comunale milanese Anita Pirovano (di Sinistra Ecologia Libertà nonché capogruppo di Sinistra x Milano) e il sindaco leghista di Treviglio Juri Imeri. Poi c'è il caso del sindaco di Campobasso, il 5 Stelle Roberto Gravina, il quale dopo aver intascato il bonus con una bella faccia tosta ha dichiarato di aver devoluto i soldi a un fondo del Comune. Altro caso eclatante è quello del coordinatore del “centro-destra” al consiglio comunale di Firenze, Ubaldo Bocci. Il manager, che era stato sconfitto da Nardella alle ultime elezioni, si è dimesso dal ruolo di coordinatore e sostiene di aver devoluto quei soldi in beneficenza. Sic!
E pensare che lo stipendio di un governatore si aggira intorno ai 13 mila e 800 euro netti al mesi; quello di un consigliere regionale arriva fino a 11 mila e 100 euro mentre i sindaci delle città capoluogo di provincia o con oltre 250 mila abitanti intascano dai 5 mila e 700 euro fino a quasi 8 mila euro al mese.

2 settembre 2020