Elezioni regionali in Toscana
Fattori (SI), Catello (PC) e Barzanti (PCI) si candidano a governatore per recuperare gli astensionisti di sinistra

Redazione di Firenze
Sono ben tre i candidati a governatore della Toscana che cercano di conquistare gli astensionisti di sinistra richiamandosi al comunismo.
Il più noto è Tommaso Fattori sostenuto dalla lista SI Toscana a Sinistra, Potere al popolo e Rifondazione comunista. Consigliere regionale uscente per la stessa lista SI Toscana a Sinistra oggi Fattori chiede un voto “popolare, femminista, di cittadinanza, antirazzista, felice, ecologista, comunista”.
Fiorentino, è stato dal Social forum del 2002, uno dei protagonisti di tante battaglie sociali per l'acqua pubblica, contro il TTIP, ecc. Sempre però nell'ottica di mantenere queste lotte all'interno dell'alveo istituzionale, dove poi si sono puntualmente arenate e vanificate. Fattori in varie forme ha collaborato anche con il parlamento europeo.
Nel suo programma un paio di volte denigra l'astensionismo, prima dichiarando di voler essere “utili a chi non ha voce, forza e potere e, pieno di sfiducia, è tentato di non partecipare al voto” e ancora di rivolgersi “ai tanti che hanno perso ogni speranza di poter cambiare le cose e si sono rifugiati nell'astensionismo. E diciamo: sì, un’alternativa c’è”. Qui sta il nodo di fondo, è una chiara menzogna dipingere gli astensionisti come tristi sconfitti che hanno perso ogni speranza di cambiare le cose; sono tanti gli astensionisti che si battono con forza nei movimenti di lotta e non hanno “perso la speranza” ma maturato la coscienza che per “cambiare le cose” occorre stare fuori e all'opposizione delle istituzioni borghesi, oggi sempre più fascistizzate, e contare sulla piazza e sullo sviluppo delle lotte. I tristi sconfitti sono proprio chi continua a illudersi che la via riformista e parlamentare possa portare alla vittoria il proletariato e le masse popolari.
Anche il richiamo al comunismo è fasullo. La sua lista dice Sì a un sacco di cose condivisibili (piano speciale per il lavoro in Toscana, servizio sanitario pubblico di qualità per tutte e tutti, l'energia pulita e via dicendo), ma non mette in discussione la proprietà privata e il capitalismo, anzi invita a dare forza alle istituzioni borghesi. La storia e l'esperienza di tutti i giorni ci insegnano e ci dimostra che è il potere economico che detta le regole ai governi, nazionale e regionali, e senza la conquista del potere politico il proletariato è destinato a essere regolarmente sacrificato al profitto capitalistico; basta guardare all'esperienza della pandemia con 51 mila lavoratori infettati sul luogo di lavoro di cui 276 morti.
In particolare all'interno del sistema capitalistico è utopistico e fuori dalla realtà il “Sì alla trasparenza, contro i rapporti occulti fra lobby affaristiche e potere politico”.
Un altro candidato che si richiama al comunismo è Salvatore Catello, del PC di Marco Rizzo. Con lo slogan “La Toscana ai lavoratori, per il diritto al lavoro, la salute, la scuola, la casa. Contro la Nato, contro l'Unione Europea e fuori dall'Euro” anche Catello si propone di “recuperare il voto di tutti i lavoratori che oggi delusi dal centrosinistra… hanno smesso di votare". La sua versione del comunismo è “mettere al centro l'uomo in armonia con l'ambiente, creare migliaia di posti di lavoro stabili che creino un circolo virtuoso e sostenere i piccoli commercianti, artigiani e tutte quelle piccole attività che sono il cuore della nostra regione e che sono soffocati dalla crisi e dalla concorrenza sleale dei grandi gruppi capitalistici”, cioè riportare indietro la ruota della storia, sostenendo la piccola proprietà privata (che ha in sé la ricerca del massimo profitto e la tendenza a diventare “grande”) contro i grandi capitalisti, ma non si pone l'obiettivo dell'emancipazione del proletariato.
Anche Marco Barzanti, candidato del PCI guidato da Mauro Alboresi, si pone l'obiettivo di recuperare astensionisti di sinistra, “dare una prospettiva a chi non votava ormai da tempo perché stanchi del meno peggio o di contenitori di pseudo sinistra senza ideali e valori". Gli “ideali e valori” sono racchiusi nella riproposizione pari pari del simbolo elettorale usato dal PCI di Togliatti e Berlinguer fino al suo scioglimento. Un richiamo diretto non al comunismo ma al revisionismo italiano che ha sempre osteggiato la via rivoluzionaria dell'Ottobre per impantanare nel parlamentarismo e depotenziare le lotte del proletariato italiano. Barzanti sembra ripetere pari pari l'esperienza del PCI di 50 anni fa: “Riproponiamo un'idea altra di Toscana ('rossa' per l'appunto) che abbia tra i primi punti del suo impianto programmatico la rivitalizzazione dello Stato Sociale e una soluzione ai problemi della rappresentanza democratica, con la reintroduzione di un sistema elettorale proporzionale puro”.

9 settembre 2020