I magistrati di Area Dg si schierano per il NO al referendum

 
Una autorevole voce di giuristi si è aggiunta per dire un fermo NO al referendum costituzionale che prevede la riduzione dei componenti della Camera da 630 a 400 membri e dei componenti del Senato da 315 a 200, quella dei magistrati progressisti di Area Dg (Area Democratica per la Giustizia).
In un recente comunicato l'associazione dei magistrati progressisti ha paventato il rischio che con il taglio dei parlamentari si rischia “un vulnus per la democrazia rappresentativa “: “occorre domandarsi – prosegue il comunicato - se un risparmio di spesa, scarsamente incidente e ancora di impossibile identificazione costituisca un vantaggio tanto significativo da giustificare gli effetti distorsivi che la riforma rischia di determinare sulla democrazia, sulla rappresentanza e sul pluralismo “.
Il comunicato di Area Dg prosegue poi con un'analisi tecnico giuridica degli effetti che la riforma avrebbe sui diritti costituzionalmente garantiti, compresi quelli delle minoranze e delle popolazioni dei singoli territori: secondo questa associazione di magistrati, infatti, “la riduzione del numero degli eleggibili accresce il ruolo delle segreterie dei partiti, che finiranno con l’occupare ogni spazio di rappresentanza, e determina una marcata marginalizzazione delle minoranze, se non la loro espulsione dal Parlamento. Né potranno trovare adeguata rappresentanza tutte le differenti realtà territoriali del Paese “.
La riforma, conclude il comunicato paventando stavolta gli effetti deleteri della riforma sul parlamento, rischia di inserirsi “in un quadro istituzionale che già registra un progressivo e preoccupante svilimento del ruolo del Parlamento rispetto al Governo, attuato attraverso l’irrigidimento della disciplina di partito, fino alla sostanziale imposizione del vincolo di mandato, il costante ricorso alla decretazione d’urgenza, alla legge delega ed al voto di fiducia, il sistematico accantonamento delle proposte di legge di iniziativa parlamentare per dare corso più rapido a quelle governative “.
Alle preoccupate considerazioni di Area Ag ha fatto immediatamente eco, a titolo personale per quanto anche egli sia vicino all'associazione di giuristi democratici e progressisti, l'ex procuratore della Repubblica di Torino, Armando Spataro, il quale in una recente intervista ha dichiarato, a proposito del referendum: “voterò senza alcun dubbio no in questo referendum così come ho fatto con le pessime riforme precedenti, quella berlusconiana del 2006 e quella renziana del 2016 “.
Motivando la sua presa di posizione, il giurista pugliese ha sottolineato che, qualora vi sia una drastica riduzione del numero dei parlamentari come previsto nella legge di riforma costituzionale, “gli economisti esperti hanno smentito che ci possa essere un significativo risparmio dei costi, ammesso che con le istituzioni si possa ragionare come in un’impresa. Poi è dimostrato numericamente che se vincesse il sì il nostro Paese sarebbe quasi all’ultimo posto in Europa nel rapporto tra eletti ed elettori, i quali sarebbero meno rappresentati. Quanto all’efficienza, è solo frutto di populismo l’affermazione secondo cui meno si è in Parlamento e meglio si lavora “.
Salutiamo con piacere queste dichiarazioni per il NO ricordando che il PMLI nel documento del Comitato centrale nel quale invita a votare NO al referendum ha messo bene in rilievo il carattere puramente demagogico con il quale i partiti politici dell'attuale maggioranza hanno promosso la soppressione di oltre un terzo dei parlamentari con cui si maschera, sotto le mentite spoglie dei risparmi economici che dovrebbero invece essere realizzati attraverso il drastico taglio dei privilegi dei parlamentari, il vecchio disegno di stampo neofascista e piduista di tagliare la democrazia e l'elettoralismo borghesi per spianare la strada a un regime presidenzialista neofascista.
Del resto il PMLI si è trovato subito d'accordo con i giuristi e i costituzionalisti del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, che il 15 gennaio avevano costituito il Comitato per il NO nel Referendum costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari, nel quale sono confluiti cinque Comitati nazionali per il NO, con i quali il nostro Partito ha fatto immediatamente fronte comune e insieme ai quali sta combattendo attivamente questa importante battaglia.

9 settembre 2020