Il governo e Azzolina non danno certezze
Riaprono le scuole in presenza e in mancanza di sicurezza
Assumere il personale necessario e stabilizzare quello precario. Pìù risorse per l'istruzione
Proteste in piazza di studenti e genitori

Le linee guida diffuse dal ministero dell'Istruzione (confuse e spesso anche in contraddizione tra loro) e le relative indicazioni del Comitato tecnico scientifico (Cts) per la “riapertura delle scuole a settembre in presenza e in sicurezza” non garantiscono né “sicurezza” né “una buona didattica”.
Al contrario esse certificano il totale fallimento dell'azione di governo e sbugiardano in pieno la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina la quale, nonostante le roboanti promesse sbandierate durante lookdown, in oltre sei mesi non è stata capace di indire un solo concorso per l'assunzione di nuovi docenti e personale Ata o di avviare un solo cantiere per l'adeguamento e la messa in sicurezza degli edifici scolastici.
La scuola, come era ampiamente prevedibile, riapre i battenti sulla pelle di oltre 200 mila docenti precari (70 mila dei quali vantano oltre 36 mesi di servizio e il diritto acquisito all'assunzione a tempo indeterminato) e mettono a repentaglio la salute e l'incolumità di milioni di studenti e insegnanti costretti a fare lezione in classi sovraffollate e in aule e istituti fatiscenti dove il distanziamento sociale e tutte le altre norme igienico-sanitarie per evitare il contagio sono praticamente impossibili.
Non solo! Come denuncia il Coordinamento nazionale precari scuola (Cnps) che il 2 settembre ha dato vita a Roma a una manifestazione itinerante fra Piazza Montecitorio e la sede del Miur in Viale Trastevere a cui hanno aderito oltre 35 movimenti, associazioni, coordinamenti regionali e nazionali, sindacati di base e confederali: “Con il decreto rilancio il governo ha creato una nuova categoria di docenti precarissimi: è previsto infatti un organico aggiuntivo di 50 mila persone tra docenti e personale Ata che, in caso di nuovi lockdown, sarebbero “licenziati per giusta causa” e senza alcuna possibilità di ottenere indennizzi o ammortizzatori sociali. L’idea che uno Stato possa sfruttare così i lavoratori è irricevibile”.
Il risultato è che alla riapertura delle scuole una buona parte degli otto milioni di studenti si ritroveranno con uno o più docenti in meno in cattedra. A farne le spese saranno soprattutto gli insegnanti di sostegno dove si registra la percentuale più elevata di mancate nomine (meno di 2500 su 14.593 nell’anno 2019/20) con l'aggravante che questa categoria di insegnanti è stata esclusa dal governo dai prossimi concorsi.
Azzolina e il dittatore antivirus Conte non sono riusciti a garantire nemmeno un avvio ordinato del nuovo anno scolastico dal momento che, a parte il Trentino che ha già riaperto il 7 settembre, altre 4 regioni: Basilicata, Abruzzo, Calabria e Puglia sono state costrette a posticipare l'inizio delle lezioni al 24 settembre per avere il tempo di organizzare la tornata elettorale e referendaria del 20 e del 21 settembre. Mentre la Sardegna aprirà il 22.
Un vergognoso scaricabarile fra governo centrale, Regioni, Enti locali e presidi che, sulla base delle sciagurate leggi sull'autonomia scolastica e la devoluzione dei poteri alle regioni, di fatto rischia di produrre 20 sistemi di istruzione diversi e ulteriori disparità di trattamento e discriminazioni fra docenti, personale Ata e studenti con buona pace degli articoli 33 e 34 della Costituzione che invece dovrebbero garantire libertà d'insegnamento e il diritto allo studio uguale per tutti.
Del resto la stessa Azzolina ha già messo le mani avanti avvertendo che in caso di nuove chiusure si torna alla famigerata Dad (Didattica a distanza) con tutti i limiti, le storture e le discriminazioni che questa pratica ha prodotto nei mesi del lookdown quando a mala pena è riuscita a raggiungere appena il 30% degli studenti. Non solo. La Dad, oltre che un potente riproduttore di disuguaglianze, si è rivelata anche una formidabile fonte di guadagno e di arricchimento economico a tutto vantaggio dei colossi del web che fra l'altro usufruiscono già di un sistema fiscale molto agevolato. Google in particolare, attraverso la messa a disposizione delle piattaforme e degli strumenti informatici per la didattica a distanza, ha ottenuto su un piatto d'argento il controllo e l'utilizzo incontrollato di dati sensibili di milioni di studenti, anche minorenni, e di docenti.
Bisogna far pagare le tasse alle aziende informatiche, invece di dar loro in mano le piattaforme per la didattica a distanza.
Tutto ciò la dice lunga sulla presunta “priorità del governo di riaprire le scuole in presenza e in totale sicurezza per far ripartire l'Italia” come amano ripetere Conte e suoi ministri.
I fatti dimostrano che la vera e unica priorità del governo è tutelare prima di tutto gli interessi della classe dominante borghese e del sistema economico capitalista foraggiando i padroni con una pioggia di miliardi e piegando ancora di più la scuola e l'università pubbliche agli interessi padronali.
Con i 6,3 miliardi regalati alla Fiat-Fca, che fra l'altro ha la sede in un paradiso fiscale e non paga nemmeno le tasse in Italia, si potevano ristrutturare e mettere in sicurezza buona parte, se non tutti, gli istituti scolastici e assumere tutto il personale necessario per garantire la didattica in presenza e in totale sicurezza. Per non parlare dei 50 miliardi stanziati per i caccia-bombardieri F16, F35 e le 3 portaerei “Trieste” o dei finanziamenti a favore delle scuole e delle università private.
Mentre l’80% degli istituti non sono a norma. Su 40.000 plessi il 60% (70% in Sicilia) non ha neanche l’agibilità. Solo 5.117 edifici (12%) sono vagamente “antisismici” e appena 9.824 (24%) hanno il certificato di prevenzione incendi (Cpi).
Insieme ai precari ci sono tantissime associazioni di studenti, genitori, insegnanti e personale Ata, sindacati di categoria e confederali, già mobilitati in vista della tre giorni di proteste annunciata per il 24 e 25 settembre che culminerà in Piazza Del Popolo a Roma con la grande manifestazione nazionale indetta dal movimento “Priorità alla scuola” per chiedere pìù risorse per l'istruzione pubblica, la messa in sicurezza di tutti gli edifici, la stabilizzazione di tutti i precari e l'assunzione di nuovo personale per far fronte all'emergenza Covid.

9 settembre 2020