Discorso di Angelo Urgo, a nome del CC del PMLI, per il 44° Anniversario della scomparsa di Mao
Gli insegnamenti di Mao sulla cultura del proletariato, sui marxisti-leninisti e sulla lotta per il socialismo

 
Compagne e compagni, amiche e amici,
è per me un grande onore pronunciare il discorso commemorativo, a nome del Comitato centrale del PMLI, per il 44° Anniversario della scomparsa di Mao. Un appuntamento al quale ci ritroviamo ogni anno per ricordare Mao e accumulare una potente carica rivoluzionaria per l'anno politico che ci attende.
Non è solo il nostro Partito che tiene ben alta la grande bandiera rossa di Mao. Anche in altri Paesi del mondo ci sono dei marxisti-leninisti che lo fanno. Persino negli Stati Uniti sotto la dittatura fascista e razzista di Trump, da dove ci sono giunti dei commoventi e incoraggianti messaggi di saluto importantissimi da parte di due valorosi e coraggiosi compagni americani, che salutiamo calorosamente e ringraziamo, colmi di elogi al PMLI e al suo Segretario Generale, compagno Giovanni Scuderi.
Gli stessi sentimenti li rivolgiamo a un compagno filippino che nel suo messaggio afferma: "Il saggio di Giovanni Scuderi 'Da Marx a Mao' è splendido".
Questa Commemorazione conferma che per noi Mao non è mai morto. Egli, come Marx, Engels, Lenin e Stalin, vive nel PMLI e nelle nostre lotte. Sono i loro insegnamenti, cioè il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, che ci orientano nella lotta di classe contro la borghesia, che ci permettono di capire, criticare e cambiare la realtà che ci circonda, di combattere il capitalismo e la sua cultura, di conoscere e trasformare il mondo e noi stessi. Le insopportabili condizioni di vita e di lavoro della masse lavoratrici, la disoccupazione endemica, la dilagante miseria materiale e morale delle masse e dei giovani, la povertà in aumento, il precariato, lo sfascio e la fascistizzazione di quello che rimane della scuola e dell'università pubbliche, la repressione di chi osa ribellarsi e tutte le altre delizie del capitalismo che proviamo sulla nostra pelle sono la prova che il messaggio rivoluzionario di Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao è di assoluta attualità.
Dai nostri cinque Maestri, infatti, abbiamo appreso che questa intollerabile situazione di crescente miseria, disoccupazione, precariato, sfruttamento, oppressione e subalternità delle masse alla classe dominante borghese, di divisione in classi, di disuguaglianze sociali, di sesso e territoriali, di ingiustizie sociali, di mafie e corruzione, di razzismo, di regime neofascista e di interventismo imperialistico, va radicalmente cambiata sradicando le cause che l'hanno generata e la perpetuano che risiedono nel capitalismo e nei suoi governi comunque denominati. Il che richiede, oggettivamente ed inevitabilmente, l'abbattimento del potere politico statale della classe dominante borghese che difende e tutela il sistema economico capitalistico; abbattimento che potrà avvenire solo per via rivoluzionaria, cioè con l'insurrezione armata del proletariato e dei suoi alleati, poiché il potere politico d'una qualsiasi classe dominante è sempre presidiato dalle forze armate del suo Stato. “l'esercito è la principale componente del potere statale” affermò Mao esponendo la teoria marxista dello Stato, concludendo che “ogni comunista deve comprendere questa verità: 'il potere politico nasce dalla canna del fucile'” .(1)
Ma chi può realizzare questo cambiamento totale? Come dimostra la storia, nessun altro che il proletariato, la classe delle operaie e degli operai, che è l'antagonista naturale della classe borghese di cui subisce direttamente lo sfruttamento e l'oppressione, l'unica classe capace di unire attorno a sé, e di dirigerli, tutte le lavoratrici e i lavoratori, i contadini poveri, le masse popolari, femminili e giovanili, le classi e gli strati sociali nemici della grande borghesia.
Solo che il proletariato italiano, deideologizzato e decomunistizzato dall'opera ultracentenaria dei revisionisti e dei riformisti, ha perso nel tempo la sua coscienza di classe rivoluzionaria, di classe per sé, il cui compito è quello di emanciparsi dal capitalismo e di conquistare il potere politico, che peraltro gli spetta di diritto in quanto produce l'intera ricchezza del Paese. Un diritto che esso deve rivendicare con forza e imporlo con la rivoluzione socialista, quando avrà accumulato le forze necessarie, a milioni, per estromettere dal potere la borghesia e instaurare il socialismo.
Queste sono le fondamenta del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, che è la base ideologica della cultura del proletariato nata in lotta e in contrapposizione col liberalismo che è alla base della cultura della borghesia, tuttora dominante nel nostro Paese. Il proletariato deve quindi necessariamente riacquisire la sua ideologia e doverosamente riappropriarsi della sua storica cultura per sottrarsi all'influenza degli artifici, degli inganni, delle nuove forme e dei potenti mezzi coi quali gli viene propinata la cultura borghese, affinché comprenda appieno quali sono i suoi compiti immediati e a lungo termine, per lottare come classe generale d’avanguardia tra tutti gli sfruttati ed oppressi così dando un carattere rivoluzionario alla lotta di classe. Ne ha bisogno anche per evitare di cadere nelle trappole degli agenti della borghesia, i riformisti di sinistra, i falsi comunisti e i trotzkisti, che gli impediscono di uscire dal pantano del capitalismo.
“Per quel che concerne la concezione del mondo”, insegna Mao, “nel mondo attuale ci sono fondamentalmente solo due 'scuole': quella della borghesia e quella del proletariato. O si accetta la concezione proletaria del mondo o si accetta quella della borghesia”. (2) Sono due concezioni inconciliabili e diametralmente opposte. Il succo della concezione proletaria del mondo è che è giusto ribellarsi contro i reazionari e battersi per un mondo senza sfruttamento dell'uomo sull'uomo, povertà, oppressione, disoccupazione, discriminazioni sociali, razziali, sessuali e guerra. La concezione borghese invece sostiene che tutte le classi sociali devono collaborare armoniosamente per mantenere in vita il sistema economico, istituzionale, politico, sociale e culturale vigente, ossia il capitalismo. Va da sé che sono due concezioni inconciliabili, perché esprimono due modi di pensare, di agire, due modelli di società e di cultura radicalmente opposti, e la vittoria dell'una si può ottenere solo con la sconfitta dell'altra. Nessun tentativo di annacquare la lotta di classe, di mascherare le contraddizioni di classe nella nostra società, di fingere che il proletariato sia scomparso e di ridicolizzare chi ne parla, potrà mai nascondere questa verità, che è viva e pulsante nella realtà concreta.
Nel nostro Paese, dopo il dogmatismo, il settarismo e l'astensionismo elettorale di principio di Bordiga, furono Gramsci e Togliatti, che non si sono mai liberati della loro origine e formazione idealistica crociana, a cominciare accortamente e gradualmente l’opera di revisione del marxismo-leninismo svuotandone i suoi contenuti di classe e distorcendolo in senso riformista, ma i loro successori alla guida del PCI revisionista hanno completato tale opera cancellando gradualmente nella mente del proletariato ogni traccia dell'ideologia e della teoria marxista-leninista. Fino al punto che il proletariato italiano di oggi, specialmente le nuove generazioni, non conosce quasi per niente la concezione del mondo che gli è propria.
È quindi nostro compito rivoluzionario imprescindibile riarmare le masse operaie, lavoratrici, contadine, giovanili e femminili con la concezione proletaria del mondo sulla base di quanto ci ha chiaramente indicato Mao: “Nell'epoca presente dello sviluppo della società, la storia ha posto sulle spalle del proletariato e del suo Partito la responsabilità della giusta conoscenza e della trasformazione del mondo'' .(3)
Mao è stato il più grande teorico proletario rivoluzionario dell’era moderna. È stato grazie al suo straordinario e incalcolabile apporto che la concezione proletaria del mondo è divenuta più chiara e più facilmente accessibile a tutti i marxisti-leninisti e a chi vuole trasformare il mondo, sviluppandosi enormemente sulla base delle nuove esperienze del proletariato internazionale e cinese, con particolare riferimento alla lotta contro il revisionismo moderno, e arricchendosi di nuove cognizioni ed elementi che preparano oggi ad affrontare con successo le grandi lotte di classe che ci attendono nel breve e medio termine.
Nessun sincero marxista-leninista potrà scordare che nel '56 Mao ebbe il coraggio e la risolutezza storica e politica, pressoché da solo, di innalzare la grande bandiera rossa del marxismo-leninismo raccogliendo e difendendo le “due spade” (4) di Lenin e Stalin gettate via dai revisionisti di tutti i Paesi appoggiati da Krusciov che, capeggiando la sua cricca di traditori, al XX Congresso aveva trasformato il PCUS in un partito revisionista e restaurato il capitalismo in Unione Sovietica. Fu Mao a spronare i marxisti-leninisti cinesi e del mondo intero nell'ergersi a barriera contro l'incalzare del liquidazionismo, del capitolazionismo e del riformismo di Krusciov, di Togliatti e delle cricche revisioniste di tutti i Paesi, Cina compresa.
Nessun movimento di liberazione nazionale potrà mai dire di non aver fatto ricorso per un lungo periodo, finché la Cina era socialista e internazionalista proletaria, al pensiero di Mao per risolvere i problemi della propria lotta rivoluzionaria.
Nessun “sessantottino”, pentito o no, potrà mai smentire che le lotte studentesche del Sessantotto in Italia e nel mondo furono segnate profondamente dal pensiero di Mao e dalla concezione proletaria del mondo. Allora, e finché era in vita Mao, una schiera sconfinata di giovani dei cinque continenti furono attratti per la prima volta nella loro vita dal comunismo e andavano orgogliosi di fregiarsi del nobile e ambito titolo di marxisti-leninisti.
I meriti maggiori, più duraturi e universali, Mao li ha conquistati con la sua grande opera teorica che spazia in tutti i campi e che ha avuto il culmine nella Grande Rivoluzione Culturale Proletaria. In riferimento al tema che oggi trattiamo, possiamo dire che Mao ha ereditato, difeso e sviluppato la concezione proletaria del mondo per quanto riguarda la filosofia specialmente per quanto concerne la teoria della conoscenza, la dialettica e le contraddizioni nella natura e nella società, elevando così il patrimonio culturale comune dell'umanità progressista nei campi dell'ideologia, della letteratura, dell'arte, dell'educazione, della morale, dei costumi e delle abitudini.
Spiegare in questa occasione tutto quello che egli ha elaborato e scoperto è impossibile. Possiamo solo elencare le sue opere filosofiche ed illustrare qualche altro punto della concezione del mondo di Mao.
Le opere filosofiche di Mao rese pubbliche sono: “Sulla pratica” (luglio 1937), “Sulla contraddizione” (agosto 1937), “Sulla giusta soluzione delle contraddizioni in seno al popolo” (27 febbraio 1957), “Da dove provengono le idee giuste” (maggio 1963).
Le prime due opere risalgono all'inizio della guerra di resistenza all'invasione imperialista giapponese, e sono state scritte per combattere il dogmatismo e l'empirismo esistenti allora nel Partito comunista cinese. Le altre due sono state scritte nel periodo della costruzione del socialismo in Cina per combattere il revisionismo di destra che prendeva campo nel Partito sotto la spinta di Liu Shaoqi e Deng Xiaoping.
Altri brani fondamentali riguardanti la concezione proletaria del mondo si trovano nelle seguenti opere: “Sulla nuova democrazia” (gennaio 1940), “Riformiamo il nostro studio” (maggio 1941), “Discorsi alla Conferenza di Yan'an sulla letteratura e l'arte” (maggio 1942), “Discorso alla Conferenza nazionale di propaganda del Partito comunista cinese” (12 marzo 1957).
Importanti sono anche gli “scritti più letti'' durante la Grande Rivoluzione Culturale Proletaria: “In memoria di Norman Bethune” (21 dicembre 1949), “Al servizio del popolo” (8 settembre 1944), “Come Yu Kung rimosse le montagne” (11 giugno 1945) nei quali viene tracciata l'immagine ideale del marxista-leninista.
Studiando queste opere noi troviamo espresse in forma chiara la sintesi di tutte le grandi scoperte sul materialismo dialettico e sul materialismo storico di Marx, Engels, Lenin e Stalin, arricchite da quelle inedite apportate da Mao. Ascoltate, per esempio, con quale chiarezza Mao spiega la fondamentale legge della dialettica materialistica nell'opera “Sulla contraddizione”: “La legge della contraddizione inerente alle cose, cioè la legge dell'unità degli opposti, è la legge fondamentale della natura e della società, e quindi anche del pensiero. Essa è in opposizione con la concezione metafisica del mondo. La sua scoperta ha costituito una grande rivoluzione nella storia della coscienza umana.
Secondo il materialismo dialettico, la contraddizione esiste in tutti i processi che si verificano nelle cose oggettive e nel pensiero soggettivo, essa penetra tutti i processi dal principio alla fine: in questo consiste il carattere universale e assoluto della contraddizione. Ogni contraddizione e ciascuno dei suoi aspetti hanno le loro proprie caratteristiche: in questo consiste il carattere particolare e relativo della contraddizione. Agli opposti è inerente in determinate condizioni l'identità che rende possibile la loro coesistenza in una singola entità, e inoltre la loro trasformazione nei rispettivi opposti: anche in questo consiste il carattere particolare e relativo della contraddizione. Ma la lotta degli opposti è ininterrotta; essa continua tanto durante la coesistenza degli opposti quanto durante la loro reciproca trasformazione, momento in cui questa lotta si manifesta con una evidenza particolare: in questo consiste ancora il carattere universale e assoluto della contraddizione. Quando studiamo il carattere particolare e relativo della contraddizione dobbiamo tener presente la differenza fra la contraddizione principale e quelle secondarie, fra l'aspetto principale e quello secondario della contraddizione e la lotta degli opposti, dobbiamo tener presente le differenze fra le varie forme di lotta; altrimenti gli errori sono inevitabili''.
Rispetto ai Maestri del proletariato internazionale precedenti, Mao si è trovato ad assolvere un compito divenuto ormai improrogabile: estendere impetuosamente la rivoluzione socialista in tutti i campi della sovrastruttura e nel profondo dell'animo umano.
La Grande Rivoluzione Culturale Proletaria, che Mao ha ideato, promosso e diretto per un decennio, rappresenta la via universale per trasformare la sovrastruttura culturale ed istituzionale affinché sia conforme all'evolversi della base socialista, rivoluzionarizzando la mente e la coscienza delle masse e delle nuove generazioni, estirpando così dalle radici ogni forma d'ideologia borghese, revisionismo compreso.
“La Grande rivoluzione culturale proletaria - sottolinea Mao - è una grande rivoluzione che tocca l'uomo in quanto ha di più profondo, e tende a risolvere il problema della sua concezione del mondo”. (5) Si trattava evidentemente di un avvenimento senza precedenti nella storia, la cui validità rimane intatta e fonte di ispirazione e di insegnamenti per tutti coloro che lottano per il socialismo e per un mondo nuovo, nonostante che tale esperienza sia stata violentemente interrotta dalla restaurazione del capitalismo in Cina ad opera della cricca revisionista di Deng che ha sostituita la dittatura del proletariato con quella della borghesia, una dittatura di tipo fascista che, con una feroce oppressione ed uno sfruttamento intensivo della classe operaia e dei lavoratori cinesi, ha trasformato la Cina nell'attuale superpotenza “socialista” a parole e imperialista nei fatti, socialimperialista appunto, capeggiata dal nuovo imperatore a vita Xi Jinping.
“Se mai noi dovessimo essere rovesciati e la borghesia dovesse saltare nuovamente in sella - avvertiva Mao con lungimiranza - non avrebbe bisogno di cambiare alcun nome, potrebbe benissimo continuarsi a chiamare Repubblica popolare cinese. La questione principale è stabilire quale classe detiene il potere". (6)
Le inedite teorie di Mao sulle classi, sulle contraddizioni di classe e sulla lotta di classe nella società socialista rimarranno in eterno come il suo più grande e prezioso contributo dato al materialismo dialettico e storico. La teoria dei due tipi di contraddizioni scoperte da Mao nella società socialista - le contraddizioni in seno al popolo, che vanno risolte con la dialettica, il ragionamento e la convinzione, e le contraddizioni antagonistiche tra il nemico e noi, che vanno risolte con la forza e la rivoluzione - costituisce la stella polare di coloro che costruiscono la società socialista.
Ma anche di chi, come noi, si trova nella fase della lotta per il socialismo ed ha lo stesso problema, sia pure in forma diversa, della risoluzione dei due tipi di contraddizione. Infatti mentre dobbiamo convincere le masse di sinistra con la dialettica, le argomentazioni, i fatti, l'esempio e l'azione che la via riformista ed elettoralista non porta al socialismo, non bisogna deflettere dallo stare all'opposizione del sistema capitalistico per combatterlo e distruggerlo.
Sulla base dell'esperienza storica, Mao sottolinea che “Nella società divisa in classi, le rivoluzioni e le guerre rivoluzionarie sono inevitabili, che senza di esse è impossibile compiere un salto nello sviluppo della società, è impossibile rovesciare le classi dominanti reazionarie e permettere al popolo di prendere il potere. I comunisti devono denunciare la propaganda menzognera dei reazionari, i quali affermano per esempio che la rivoluzione sociale non è necessaria, né realizzabile; i comunisti devono attenersi fermamente alla teoria marxista-leninista della rivoluzione sociale per aiutare il popolo a comprendere che la rivoluzione sociale non solo è assolutamente necessaria ma anche pienamente possibile''. (7)
Per evitare l'odio, la ribellione delle masse e la rivoluzione, la borghesia e i suoi lacchè inventano e ricorrono a molti trucchi filosofici e teorici. Alcuni di questi sono la teoria della natura umana, dell'unità del genere umano e della difesa della specie, l'umanitarismo interclassista, lo Stato di tutto il popolo, la democrazia e la libertà al di sopra delle classi, la fraternità, l'amore e l'altruismo universali. Con ciò si tenta di sfumare e cancellare ogni differenza e contraddizione di classe, addolcire ideologicamente il proletariato e indurlo a trasferire ogni dissidio e dissenso nel quadro istituzionale e costituzionale.
Mao invece si è battuto affinché su ogni tema e questione risultassero chiari i termini della contraddizione e le differenti vedute del proletariato rispetto alla borghesia e la lotta di classe non conoscesse soste. In tal modo egli ha fatto una grande opera di pulizia e riordino ideologico secondo lo spirito dei delegati del Congresso di fondazione della Lega dei comunisti (giugno 1847), in pratica la prima organizzazione marxista internazionale, che adottarono la storica parola d'ordine “Proletari di tutti i paesi, unitevi'' , sostituendo quella idealistica precedente della Lega dei Giusti che suonava così: “Tutti gli uomini sono fratelli''.
Riguardo la natura umana, Mao ha detto: “Esiste una natura umana? Certamente sì, ma solamente una natura umana concreta e non una natura umana astratta. Nella società divisa in classi esiste solo una natura umana con un carattere di classe, e non una natura umana al di sopra delle classi. Noi siamo per la natura umana del proletariato e delle grandi masse popolari, mentre i proprietari fondiari e la borghesia sono per la natura umana delle proprie classi; solo che non lo dicono e la presentano come l'unica natura umana. La natura umana esaltata da certi intellettuali piccolo-borghesi è staccata anch'essa dalle masse popolari o ha addirittura, un carattere antipopolare. La natura umana di cui essi parlano, in fondo non è che l'individualismo borghese, perciò ai loro occhi la natura umana proletaria non ha nulla a che vedere con la natura umana''. (8)
Parole altrettanto chiare Mao l'ha pronunciate in riferimento all'amore. Per estensione, quanto egli dice in proposito vale per la democrazia, la libertà, la morale, la cultura, la letteratura e l'arte poiché tutte quante, viene dimostrato in altri passi, portano un'impronta di classe e servono il proletariato o la borghesia.
“Al mondo - dice Mao - non esiste amore senza cause, così come non esiste odio senza cause. Quanto al cosiddetto 'amore per l'umanità', da quando l'umanità è divisa in classi non è mai esistito un amore come questo, un amore che abbraccia tutto e tutti. Alle varie classi dominanti del passato piaceva predicare un tale amore, e molti saggi hanno fatto altrettato, ma nessuno l'ha messo realmente in pratica, perché nella società divisa in classi questo amore è impossibile. Un vero amore per l'umanità sarà possibile soltanto quando le classi saranno state eliminate in tutto il mondo. Le classi hanno diviso la società in gruppi antagonistici, e soltanto dopo l'eliminazione delle classi si avrà l'amore universale, non ora. Noi non possiamo amare i nostri nemici, non possiamo amare i mali della società, il nostro obiettivo è distruggerli''. (9)
L'unità del genere umano esiste dunque solo sulla carta e nei sogni idealistici, mentre nella realtà, come chiunque può constatare, l'umanità è profondamente spaccata e divisa. Bisogna allora partire da qui, da questa realtà generata dalla divisione in classi della società, se si vuole veramente raggiungere l'unità dell'umanità e la fraternità universale.
A tale unità un giorno, nei secoli e millenni a livello planetario, bisognerà pure arrivarci e ci arriveremo, purché non si facciano dei voli utopistici, idealistici e antidialettici e si capisca che il primo passo che bisogna compiere per andare verso quella direzione è di abbattere il capitalismo e costruire il socialismo. Noi marxisti-leninisti dobbiamo ringraziare profondamente Mao, non solo per il nutrimento e l'orientamento ideologici che egli continuamente ci fornisce tramite la sua opera teorica, ma anche per averci fatto scoprire la bellezza e l'importanza di essere compartecipi del grande processo di emancipazione del proletariato e dell'intera umanità.
 

La cultura del proletariato
Tornando all'odierna società borghese, Mao ha osservato che “nella società divisa in classi, ogni individuo vive come membro di una determinata classe e ogni pensiero, senza eccezioni, porta un'impronta di classe" .(10)
Perciò qualsiasi pensiero, direttamente o contestualmente, o si riferisce alla cultura della borghesia o a quella del proletariato, indipendentemente dalla buona o cattiva fede, e dall'oggettiva appartenenza di classe di chi lo sostiene. Bisogna quindi essere in grado di capire a quale cultura appartiene un pensiero per farlo proprio e difenderlo o per respingerlo e combatterlo. Come disse il compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI, parafrasando un vecchio detto popolare, si potrebbe dire: “dimmi cosa pensi e ti dirò a quale cultura il tuo pensiero appartiene”. (11)
Nella società borghese chiunque non appartenga alla classe dominante borghese - ed è quindi sfruttato o oppresso da essa - è sottoposto, dalla nascita e fino alla morte, all'azione permanente delle idee, dei sentimenti, delle abitudini che sono vantaggiose per la suddetta classe dominante. Tale azione si esercita attraverso canali innumerevoli e talora assume forme quasi inafferrabili. La Chiesa, la scuola, l'arte, la stampa, il cinema, la televisione, i siti internet e i canali sui social network, il teatro, i romanzi e altra letteratura, tutto è buono per inculcare nelle masse una concezione del mondo, una morale, delle abitudini borghesi. Nelle sue forme più elementari, elargite perlopiù alle classi e gruppi sociali da sfruttare ed opprimere, essa è anche facile da assimilare dato che si basa essenzialmente sia sull'idealismo che sulla metafisica.
“L'idealismo e la metafisica - ci insegna Mao - sono le cose più comode al mondo, perché si possono dire tutte le stupidaggini che si vuole senza basarle sulla realtà oggettiva e verificarle con tale realtà. Al contrario, il materialismo e la dialettica richiedono sforzi; devono essere basati sulla realtà oggettiva e controllati con questa realtà. Se non si fanno degli sforzi, si rischia di scivolare nell'idealismo e nella metafisica” .(12)
Da tutto ciò possiamo ben capire come la questione della trasformazione della propria concezione del mondo sia di fondamentale importanza per ogni marxista-leninista. Se non la realizziamo e non la portiamo a termine, inevitabilmente manteniamo la concezione borghese del mondo che avevamo prima di entrare nel PMLI. Questo ci impedirà di essere dei marxisti-leninisti completi, di analizzare in senso materialista la realtà e i fatti della vita e di svolgere correttamente la lotta di classe.
Per trasformare la propria concezione del mondo non c'è altro modo che leggere e studiare le opere dei Maestri del proletariato internazionale sul materialismo dialettico e sul materialismo storico e applicarle nella vita del Partito, nel rapporto con le masse e con gli alleati del PMLI e nella lotta di classe. Periodicamente, alla loro luce, occorre fare un bilancio critico e autocritico della propria militanza marxista-leninista e, conseguentemente, anche della propria vita personale e familiare.
La questione della trasformazione del mondo riguarda anche i simpatizzanti del PMLI, le operaie e gli operai, compresi le braccianti e i braccianti, e, più in generale, le masse lavoratrici, pensionate e disoccupate, le ragazze e i ragazzi che lottano per il loro futuro e le intellettuali e gli intellettuali del popolo che lottano per il cambiamento sociale. Insomma riguarda chiunque intenda liberarsi della cultura borghese, di cui la Costituzione del '48 e quella vigente sono parte integrante.
Attualmente ci sono tante iniziative per cambiare le cose in Italia, tra le ultime quelle delle Sardine e di alcune correnti cattoliche e trotzkiste che propongono una “Costituente per la terra”, ma se non si liberano della concezione borghese del mondo tutto rimarrà come prima. La storia e i fatti lo dimostrano ampiamente. Solo il materialismo dialettico e il materialismo storico, che costituiscono la concezione proletaria del mondo, nonché la base filosofica, teorica e scientifica del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, sono in grado di espugnare dalla nostra testa la concezione borghese del mondo, e con essa l'idealismo e la metafisica, e quindi renderci capaci di trasformare il mondo, oltre che noi stessi. Provare per credere!
Sul numero 3 di quest'anno, “Il Bolscevico” ha pubblicato la bibliografia delle opere fondamentali di Marx, Engels, Lenin Stalin e Mao sul materialismo storico e sul materialismo dialettico, integrate coi magistrali discorsi del compagno Giovanni Scuderi, dal titolo “La concezione di Mao del mondo e l'attuale lotta di classe” e “Mao e le due culture”, riportate sull'opuscolo rosso n. 9 edito dal Partito, che rilanciano il materialismo dialettico e il materialismo storico applicati alla condizione concreta del nostro Paese.
Il materialismo dialettico e il materialismo storico, ossia la nostra filosofia, l’essenza teorica della nostra concezione proletaria del mondo, non la si apprende per semplice osmosi politico-ideologica assolvendo agli ordinari compiti del militante o del simpatizzante attivo del Partito. Mao non aveva dubbi a riguardo e così ammoniva: “Dobbiamo scuoterci e studiare facendo duri sforzi. Prendete nota: fare, duri, sforzi. Molti compagni non ne fanno e alcuni impiegano le energie che restano loro dopo il lavoro soprattutto per giocare a mahjong e per ballare: questa, secondo me, non è una buona cosa. Le energie che restano dopo il lavoro dovrebbero essere impiegate soprattutto nello studio, facendo in modo che diventi un’abitudine. Che studiare? Marxismo-leninismo, tecnologia, scienze naturali, giornalismo, pedagogia. In breve, le discipline sono molte e bisogna almeno farsene un’idea in generale. Dobbiamo dirigere queste faccende, no? Come possono andare bene le cose se non capiamo niente di queste faccende e non ci mettiamo a dirigerle?” .(13)
Certo, lo studio al di fuori della lotta di classe, non avrebbe alcun senso, avrebbe solo un carattere di curiosità intellettuale. Noi però intendiamo lo studio come una necessità, uno strumento per trasformare il mondo e noi stessi. Oggi la priorità per tutti i militanti del PMLI, e per tutti coloro che ne vogliano seguire l’esempio, è quella di consolidare ed elevare ideologicamente la propria concezione proletaria del mondo attraverso un sistematico e appassionato studio del marxismo-leninismo-pensiero di Mao.
Ebbene, compagne e compagni, diciamocelo francamente: se anche solo una piccola parte dei membri del PMLI non studia, rischiamo di ritrovarci un Partito ignorante; e, parafrasando Mao, un Partito ignorante non può vincere! Tutti dobbiamo studiare, soprattutto i dirigenti del Partito ai vari livelli e le compagne e i compagni che sono impegnati sui vari fronti di lotta, specie quello culturale e giornalistico.
Solo un Partito marxista-leninista complessivamente colto, dalla testa ai piedi, può essere all'altezza dei suoi compiti! “Dobbiamo studiare - sottolinea il compagno Scuderi - perché l’impegno fondamentale che ci siamo assunti è quello di sconvolgere il vecchio mondo, di rovesciarlo e di costruirne uno nuovo, la società socialista”, e aggiunge: “se non conosciamo la realtà che ci circonda, se non conosciamo i segreti del vecchio mondo e le leggi che lo regolano, se non conosciamo neanche le leggi della rivoluzione socialista e l’orientamento che dovrà avere il nuovo mondo, ben difficilmente riusciremo a realizzare nella pratica gli obiettivi del nostro impegno rivoluzionario. Dunque se vogliamo trasformare il mondo, sostituire un mondo nuovo al vecchio, bisogna studiare”. (14)
“La teoria di Marx, Engels, Lenin e Stalin ha un valore universale - ci spiega Mao - Non va considerata come un dogma, ma come una guida per l'azione. Non bisogna accontentarsi di imparare la terminologia e la fraseologia marxista-leninista, ma studiare il marxismo-leninismo (al quale noi oggi aggiungiamo il pensiero di Mao) in quanto scienza della rivoluzione. Non bisogna soltanto capire le leggi generali, stabilite da Marx, Engels, Lenin e Stalin basandosi sul loro studio ampio e profondo della vita reale e dell'esperienza della rivoluzione, bisogna anche studiare che posizione e che metodo essi adottano per esaminare e risolvere i problemi”. (15)
D'altronde lo studio è un dovere militante per ogni marxista-leninista. Com'è scritto all'Articolo 13 dello Statuto del PMLI, ogni membro del Partito deve:
a) studiare e praticare il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, diffonderlo tra il proletariato e le larghe masse popolari;
b) essere intransigente sui principi e lottare con fermezza contro l'ideologia borghese, il revisionismo moderno, il dogmatismo e tutte le idee errate.
“I marxisti-leninisti - approfondisce il compagno Scuderi - in particolare gli operai marxisti-leninisti, devono essere in grado di contendere tutti gli spazi, anche culturali, alla borghesia, e hanno il dovere di essere ben armati sul piano culturale, non solo per difendersi ma soprattutto per attaccare la borghesia e il revisionismo. La nostra è e deve essere una lotta rivoluzionaria di attacco e non di difesa. E per attaccare sul piano ideologico, per vincere questo tipo di battaglia e assolvere i nostri compiti rivoluzionari, bisogna attrezzarsi con degli strumenti culturali adeguati” .(16)
Inoltre, se tramite lo studio non prendessimo ogni giorno i nostri specifici anticorpi rossi finiremmo noi stessi per essere facilmente contagiati, e a sua volta diventare veicoli di contagio, dei virus culturali sparsi dai prezzolati untori del nemico di classe. In ogni momento e su tutte le questioni abbiamo bisogno di avere le idee chiare e di essere sempre in linea con la linea ideologica, politica, organizzativa, di massa e di fronte unito del Partito.
A supporto dello studio ideologico delle Opere dei Maestri, occorrerà, appena possibile, selezionare delle opere letterarie modello del realismo socialista prodotte e diffuse nell'Unione Sovietica di Lenin e Stalin e nella Cina socialista di Mao, specie se già tradotte in italiano. Come ci insegna Stalin, la letteratura è “ingegneria dell'anima” , e ciò è vero tanto per la cultura borghese quanto per quella proletaria. Quanto detto vale, ovviamente, anche per tutte le forme d'arte. La diffusione dei classici del realismo socialista consentirà ai potenziali scrittori e artisti rossi di ispirarsi ad esse per dare alle loro opere un contenuto attualizzato al contesto reale del nostro Paese.
“Nel mondo contemporaneo – ci insegna Mao - ogni cultura ogni letteratura e ogni arte appartiene a una classe determinata e si rifà ad una ben definita linea politica. L'arte per l'arte, l'arte al di sopra delle classi, l'arte che si sviluppa fuori della politica e indipendentemente da essa, nella realtà non esiste. La letteratura e l'arte proletarie sono parte di tutta l'azione rivoluzionaria del proletariato, o, come ha detto Lenin, sono "una rotella e una vitina" del meccanismo generale della rivoluzione” .(17)
Compagne e compagni, militanti e simpatizzanti del PMLI e voi tutti sinceri comunisti amici del nostro Partito, compito del PMLI è indicarvi e fornirvi il materiale di studio, nei limiti, ovviamente, delle sue scarse risorse materiali; compito vostro invece è studiare, individualmente e collettivamente, per non darla vinta alla borghesia anche sul fronte ideologico e culturale, per essere ideologicamente e culturalmente pienamente all'altezza nell'assolvere il compito di far avanzare la coscienza del proletariato e dei sempre più sfruttati ed oppressi d’Italia facendo crescere, in proporzione al crescere della lotta di classe, il Partito marxista-leninista italiano, unico Partito che potrà trasformare - al suo maturare - la rivolta sociale in rivoluzione socialista!
Sono molteplici i campi di battaglia culturale tra la classe dominante borghesia e l'avanguardia cosciente e organizzata del proletariato. Uno di questi è senza dubbio quello storico. Noi tutti sappiamo come sia importante per la borghesia denigrare il socialismo realizzato in passato, per impedire che gli sfruttati e gli oppressi ambiscano a realizzarlo in futuro, lottando conseguentemente per l'abbattimento del capitalismo. Noi tutti sappiamo inoltre che in questo campo il fuoco del nemico spesso si concentra sulla figura e l'opera di Stalin, ossia di colui che guidò dopo la morte di Lenin la realizzazione concreta e tangibile della prima società socialista, attirandosi l'amore sconfinato della stragrande maggioranza degli sfruttati e degli oppressi di allora, ma anche l'odio viscerale di tutti gli sfruttatori ed oppressori e dei loro servi, di ieri e di oggi.
Non è questa la sede per ribattere una per una alle menzogne di questa becera campagna di denigrazione contro Stalin, vogliamo piuttosto limitarci a richiamare la vostra attenzione solo su qualche macroscopico esempio della spudorata falsificazione storica e del capovolgimento degli avvenimenti e dei documenti originali compiuti da costoro.
Prendiamo ad esempio Paolo Mieli, che assicuratosi il monopolio di storico da strapazzo nella Rai pubblica grazie ai suoi preziosi servigi offerti alla canea anticomunista, si è persino spinto nel corso di una puntata della trasmissione Il tempo e la storia, trasmessa più e più volte in replica su Rai 3 e Rai Storia, a sostenere che l'assassinio di Kirov, ritenuto nel 1934 il più stretto sostenitore di Stalin e candidato a esserne il successore, fosse stato addirittura commissionato dallo stesso Stalin per giustificare la “caccia alle streghe” e i successivi processi del 1935-'38 alla banda di terroristi trotzkisti-zinovievisti e buchariniani.
Per smentire Mieli ci serve studiare la figura e l'opera di Kirov, soprattutto da quando divenne Segretario del Partito a Leningrado dove mobilitò la classe operaia e tutti i lavoratori nell'edificazione socialista, contrastando, smascherando e cacciando quella cricca di burocrati zinovevisti che fino a prima della sua venuta avevano usurpato tutti i posti di responsabilità di quella città, sabotando ostinatamente e frenando ogni progresso sociale, economico e culturale.
Kirov contrastò vigorosamente i trotzkisti-zinovievisti e la loro, sempre meno apertamente “politica” e sempre più occulta e criminale, “opposizione unificata” all'attuazione del piano quinquennale industriale a Leningrado e della collettivizzazione agricola nelle campagne della provincia, ed è anche per questo che i trozkisti-zinovievisti, in combutta coi buchariniani, lo odiavano e lo fecero assassinare nel dicembre del 1934. Studiando Kirov troveremo inoltre le sue parole di esaltazione dell'opera di Stalin che si possono leggere nella biografia di Stalin redatta dall'Istituto Marx-Engels-Lenin di Mosca nel 1949 e pubblicata sul primo numero di quest'anno de “Il Bolscevico”.
"Compagni - disse Kirov in un discorso pronunciato a Leningrado alla vigilia del XVII Congresso del Partito bolscevico - parlando dei meriti del nostro Partito, dei successi del nostro Partito, non si può non parlare del grande organizzatore delle gigantesche vittorie che noi registriamo, voglio dire del compagno Stalin.
(…) In questi ultimi anni, da quando lavoriamo senza Lenin, non conosciamo una svolta nel nostro lavoro, non un’iniziativa di qualche importanza, non una parola d’ordine, non un orientamento della nostra politica, il cui autore non sia stato il compagno Stalin e non altri che lui. Tutto il lavoro fondamentale, - il Partito deve saperlo - si svolge secondo le direttive, per iniziativa e sotto la guida del compagno Stalin. I più grandi problemi della politica internazionale vengono risolti seguendo le sue indicazioni, e non lo interessano solo questi grandi problemi, ma anche quelli che sembrerebbero di terzo e persino di decimo ordine, se riguardano gli operai, i contadini e tutti i lavoratori del nostro Paese.
(…) La volontà potente, il genio organizzativo prodigioso di quest’uomo assicurano al Partito la realizzazione in tempo dovuto delle grandi svolte storiche, richieste dalla vittoriosa costruzione del socialismo!”. (18)
Oltre a “sorvolare” sull'opinione di Kirov su Stalin, Mieli si guarda bene dall'informare che quei processi di cui parla non erano originati da un semplice dissenso di linea politica ma dall'opera di sabotaggio, sovversione e terrore antisovietici che tale banda scatenò ai danni del popolo sovietico per impedirgli la vittoriosa conquista del socialismo, oltre che a danno delle capacità difensive dello stato sovietico in caso di aggressione da parte di una o più potenze imperialiste.
Processi pubblici a cui parteciparono un gran numero di osservatori internazionali e che non suscitarono alcuno scandalo quando si conclusero con l'inevitabile condanna di quegli assassini e sabotatori colpevoli di efferati crimini. In quel modo l'Unione sovietica rispondeva colpo su colpo al soffocante assedio imperialista capeggiato dalla Germania di Hitler e dall'Impero del Sol Levante, alla comprovata infiltrazione dei loro agenti segreti e al sistematico reclutamento di traditori al loro servizio, con l'obbiettivo di espugnare e sovvertire dall'interno la Patria del socialismo.
Prendiamo anche l'esempio di Ezio Mauro, già direttore di “Repubblica”, che ha distillato il suo viscerale odio verso Stalin unitamente all'esaltazione sconfinata di Trotzki nelle sue “Cronache di una rivoluzione”, pubblicate a puntate di mese in mese su quel quotidiano in occasione del Centenario della Rivoluzione Socialista d'Ottobre. Mentre dipinge il primo a fosche tinte, non nasconde di parteggiare per tutti gli oppositori controrivoluzionari quali Bucharin e Kamenev e soprattutto Trotzki, da lui salutato apologeticamente come il “gran maestro della rivoluzione russa”.
A sfatare sul nascere questo mito – già a suo tempo sostenuto sia dai socialdemocratici che da Mussolini – ci pensò subito Stalin nella sua celebre opera “Trotzkismo o leninismo” dove smascherò punto per punto, documenti alla mano, quelle favole messe in giro dai trozkisti appena dopo la morte di Lenin. Studiare quest'opera è tutto un piacere per chi ama la verità storica.
Sempre “la Repubblica”, in precedenza, aveva dedicato pagine e pagine al XX Congresso del PCUS e all'esaltazione della controrivoluzione ungherese chiamando prima il rinnegato Federico Rampini, già membro del PCI revisionista, a rivendicare la supremazia della “civiltà occidentale”, definita “ultimo universalismo dopo la morte delle ideologie”, e poi lo stesso Mauro a compiacersi dell'abbattimento di una grande statua di Stalin da parte dei controrivoluzionari ungheresi che in quei giorni commisero massacri di comunisti, di antifascisti e persino di ebrei, e tra i quali c'erano molti fascisti ex croci frecciati e hortisti già emigrati all'estero e spediti sul posto, armati, e poi esfiltrati, grazie al supporto economico, organizzativo, logistico e militare della CIA e della NATO in cui allora venne coinvolto anche il golpista monarchico e poi piduista Edgardo Sogno.
Mauro ovviamente finge di non vedere i massacri commessi dai controrivoluzioni ungheresi esaltando invece come “martire della rivoluzione” il rinnegato e golpista Imre Nagy e definendo “massacro criminale sovietico” l'intervento liberatore dell'Armata Rossa.
Anche la trotzkista storica de “il manifesto” , ora esponente di Sinistra italiana, Luciana Castellina non perde occasione per rivendicare orgogliosamente la sua fede antistalinista arrivando al punto di salutare la controrivoluzione ungherese nientedimeno come una “rivolta democratica e riformista”.
Del resto non c'è da aspettarsi niente di diverso da costei che considera da sempre suoi maestri Trotzki, Rosa Luxemburg e Gramsci in alternativa a Lenin e Stalin: fino a dare l'addio alla Rivoluzione d'Ottobre perché a suo dire sarebbe “meglio conquistare la società” riproponendo “ancora una volta quella che Gramsci chiamava la 'conquista delle casematte'” , ovvero quella teoria riformista antesignana della togliattiana “via italiana al socialismo” .
Per denigrare il socialismo e per convincere gli anticapitalisti a desistere dalla loro lotta al capitalismo, gli intellettuali del regime capitalistico, come Simonetta Fiori, non si peritano nemmeno di ricorrere a vecchi e squalificati rottami falso comunisti da salotto come Fausto Bertinotti. Questi su “La Repubblica” di Maurizio Molinari del 17 agosto ha sbracato: “Se per superamento del capitalismo si intende una riedizione del socialismo novecentesco – l'idea di una rivoluzione provvista di un disegno sociale prestabilito e compiuto – credo che questa alternativa non sia proponibile. Quella del XX secolo è una storia finita”.
Ecco perché, compagne e compagni, dobbiamo studiare la verità storica laddove essa venga violata per mettere in cattiva luce, con la menzogna, non solo tutto ciò che riguarda direttamente od indirettamente il socialismo autentico, ma anche il movimento partigiano e antifascista laddove la borghesia italiana non si accontenta di denigrare il socialismo ma cerca anche di riabilitare il più possibile il fascismo di Mussolini.
Stesso discorso vale per la graduale e surrettizia riabilitazione dell'imperialismo fascista italiano basata sull'occultamento dei sui efferati crimini in gran parte commessi in Libia, in Etiopia, in Jugoslavia, in Albania e in Grecia. L'operazione di macroscopica falsificazione storica sulla cosiddetta “questione delle foibe”, imbastita ufficialmente dall'odierno regime neofascista, valga solo come esempio più eclatante. In essa si concentra: sia la riabilitazione del fascismo e del suo imperialismo, sia l'attacco all'antifascismo e all'internazionalismo dei partigiani italiani e jugoslavi, sia l'attacco al socialismo che era l'ideale che ispirava la stragrande maggioranza di quei partigiani.
Diceva Mao: “Dobbiamo sostenere tutto ciò contro cui il nemico combatte, e combattere contro tutto ciò che il nemico sostiene” .(19)
Ebbene, anche in questo caso, è questo il nostro motto!
Con questo spirito di lotta abbiamo respinto la risoluzione dell'europarlamento, anticomunista, provocatoria, menzognera e falsificatrice, votata da PD e Pisapia assieme ai fascisti, alla Lega e a Forza Italia, che equipara il comunismo al nazismo e vieta l'uso dei simboli comunisti, basando il tutto sulla mastodontica e assurda menzogna che a scatenare la seconda guerra mondiale siano stati i governi firmatari del patto di non aggressione del 1939 tra la Germania nazista e l'Unione Sovietica, scagionando da ogni responsabilità i governi di Francia e Gran Bretagna di allora, che con l'appeasement e la Conferenza di Monaco avevano resuscitato e favorito l'espansionismo dell'imperialismo tedesco in funzione antisovietica, per poi invece ritrovarselo contro nel contendersi l'egemonia europea e mondiale.
Solo chi studia la storia sui fatti documentati, e accetta la sua verità obbiettivamente e senza pregiudizi, può sapere quanti e quali furono i vani sforzi del governo sovietico presso quelli francese e britannico per coinvolgerli in un'alleanza politico-militare antinazzista al fine di arginare, fermare e neutralizzare sul nascere, l'espansionismo guerrafondaio dell'imperialismo hitleriano, così da garantire la pace in Europa e nel mondo. Studiando i suoi documenti e i fatti documentati risulta chiaro, inoltre, come quel patto di non aggressione fu un patto di pace e non un'alleanza di guerra, un patto quinquennale tradito proditoriamente dalla Germania nazista nemmeno due anni dopo, con la criminale aggressione di quest'ultima all'Unione Sovietica.
Contro questa vergognosa risoluzione anticomunista dell'Unione Europea imperialista - basata tra l'altro su falsi presupposti - occorre un vasto fronte unito non solo di chi ha a cuore la causa del socialismo e del comunismo, ma anche dei democratici e degli antimperialisti per impedire al governo e al parlamento italiano di attuarla nel nostro Paese tramite la proposta di legge del fascista Cirielli che vuol mettere fuori legge i partiti comunisti.
Il fatto che questa infame proposta di legge sia stata presentata dai fascisti di FdI non deve indurre a prenderla sottogamba, perché anche il PD (e anche il M5S in maniera più contorta) votarono a favore della risoluzione anticomunista europea alla quale Cirielli si è direttamente ispirato. E se il PD non fece muro alla precedente proposta dell'“Ordine del tricolore”, c'è da immaginarsi che lo farà ancor meno con questa, che ha dietro di sé l'aureola stellata dell'Unione europea. In ogni caso è stata aperta una strada che non si sa a cosa potrà portare, visto anche il precedente dell'istituzione “bipartisan” dell'anticomunista e truffaldino “Giorno del ricordo delle foibe e degli esuli giuliano-dalmati” che partì proprio dall'iniziativa di un singolo parlamentare della destra neofascista.
Intanto la proposta di legge Cirielli è stata già assegnata lo scorso 18 marzo alla 1ª Commissione permanente Affari costituzionali della Camera in sede referente, e quindi ha già iniziato il cammino parlamentare, e anche se, data l'emergenza sanitaria, non se ne prevede un'esame a breve, occorre svegliare l'attenzione di tutti gli antifascisti, e in particolare dell'Anpi, e di tutti i sinceri democratici e progressisti affinché sia denunciato e contestato con ogni mezzo e sia ritirato dal parlamento, facendogli fare la stessa fine ingloriosa del precedente disegno di legge che intendeva equiparare i partigiani ai fascisti repubblichini.
In questo quadro è essenziale l'unità d'azione dei partiti con la bandiera rossa e la falce e martello, affinché tutti insieme, come un sol corpo, lavorino per suscitare questo movimento di protesta per affossare il proposta di legge anticomunista e fascista Cirielli e qualsiasi altro tentativo di attuare in Italia la risoluzione anticomunista, provocatoria, menzognera e falsificatrice del parlamento europeo.
Certo, per controbattere queste falsificazioni storiche che, come abbiamo visto, servono anche a supportare leggi liberticide anticomuniste e fasciste, noi abbiamo poche armi materiali per la difesa della verità storica e, più in generale, per la nostra divulgazione culturale. Non abbiamo né radio, né televisioni, né quotidiani e periodici di larga tiratura per combattere e respingere quotidianamente, ogni minuto, l’influenza della borghesia e dei falsi comunisti al loro servizio.
I pochi mezzi di comunicazione dei quali possiamo disporre sono: "Il Bolscevico", il sito del Partito, i dibattiti pubblici, i manifesti, i volantini, i banchini, i comizi e i comizi volanti.
Ma prima di tutti questi mezzi, i primi mezzi di divulgazione della nostra cultura proletaria, scientifica, della nostra ideologia marxista-leninista, della nostra filosofia materialistica dialettica, oltre che della nostra linea politica di Partito, siamo proprio noi stessi, nel radicarci tra le masse, nei luoghi di lavoro, di studio e di vita, nel partecipare al lavoro sindacale, femminile, giovanile, studentesco, ambientalistico e per i diritti civili, alle organizzazioni di massa e ai comitati di lotta su battaglie locali o nazionali, nella nostra vita pubblica e privata, tramite quello che diciamo e soprattutto corrispondendolo a quello che facciamo, mostrando coerenza tra le nostre parole ed i nostri fatti. Da questa coerenza dipende la fiducia e la credibilità di tutto quello divulghiamo, che propagandiamo.
Oltremodo ciò è fondamentale quando si pratica il fronte unito su obbiettivi comuni, come quello sul fronte anticapitalista rappresentato dal Coordinamento unitario delle Sinistre di Opposizione, una iniziativa inedita, storica, che vede per la prima volta uniti nell'azione diversi partiti e gruppi con la bandiera rossa e la falce e martello. Il PMLI vi partecipa attivamente a tutti i livelli coi suoi militanti che sono chiamati a dare il loro contributo politico ed organizzativo con coerenza, serietà e spirito unitario e propositivo, senza temere le contraddizioni e di essere inizialmente in minoranza su questioni fondamentali come la rivendicazione del socialismo. Noi siamo come Lenin che, come ricordò Stalin, “non temeva in quei casi di mettersi, letteralmente solo, contro tutti, tenendo conto, - come diceva spesso, - che 'la politica dei principi è l'unica politica giusta'” .(20)
Nel fronte unito noi facciamo valere le nostre ragioni applicando il principio di unità-critica-unità insegnatoci da Mao, “ciò vuol dire partire dal desiderio di unità e arrivare, risolvendo le contraddizioni con la critica o la lotta, ad una nuova unità fondata su una base nuova” .(21)
Va da sé che noi potremmo far valere la giustezza delle nostre proposte politiche solo se su di esse siamo preparati, perciò non prima di averle studiate e comprese appieno. Le istanze di base del PMLI, dirette dal compagno Erne Guidi, incaricato dei rapporti con i partiti e i movimenti della sinistra di opposizione, stanno producendo un encomiabile sforzo per elevare la coscienza politica, la piattaforma rivendicativa e la combattività anticapitalistiche e antigovernative delle Sinistre di Opposizione e sono in prima linea nel lavoro con queste forze e con il PRC e Potere al popolo per la raccolta delle firme per l'importante petizione “Riconquistiamo il diritto alla salute”.
Il PMLI ha partecipato alla Assemblea nazionale dei lavoratori combattivi del 12 luglio promossa da SI Cobas tramite i compagni Andrea Cammilli e Franco Panzarella e all'Assemblea nazionale dei lavoratori comunisti del 14 luglio promossa da La Città futura tramite il compagno Franco Panzarella, ed è disponibile a valutare la partecipazione ad altre simili Assemblee organizzate da altre forze, compresi gli autoconvocati. Ma se tutte queste importanti iniziative non sfoceranno in un unico movimento sindacale, ben difficilmente potranno incidere sulle condizioni di vita e di lavoro delle masse lavoratrici e sullo sviluppo della lotta di classe.
Manca la consapevolezza che la realtà politica e sindacale odierna del nostro Paese richiede lo scioglimento di tutti gli attuali sindacati, a cominciare dalla CGIL, dalla CISL e dalla UIL, e la costituzione di un unico sindacato basato sulla democrazia diretta e sul potere sindacale e contrattuale delle Assemblee generali dei lavoratori e dei pensionati. Fare acquisire questa consapevolezza alle lavoratrici e ai lavoratori più avanzati e combattivi è la nostra missione sul nevralgico fronte sindacale.
La linea del Partito va propagandata tra le masse lavoratrici, disoccupate, popolari, femminili, giovanili e studentesche che ci circondano.
“La migliore e più efficace propaganda che possiamo e dobbiamo fare - ci insegna il compagno Scuderi - è quella di stare in mezzo alle masse e di interessarci quotidianamente a fondo e sistematicamente dei loro problemi ed esigenze. L'uso delle tecnologie moderne della comunicazione è utile e necessario anche per noi, ma il contatto diretto con le masse è assolutamente insostituibile e prioritario, non può essere surrogabile dalla tastiera e dalla telecamera. Quando è possibile usiamo pure Youtube e Facebook, ma come supporto, in subordine al nostro lavoro ordinario di propaganda.". (22)
Premesso che noi “privilegiamo il megafono alla tastiera” (23) occorre sottolineare che piattaforme come Facebook o Youtube hanno un approccio d'utenza individuale tale che un militante od un simpatizzante del PMLI per utilizzarle correttamente a scopo politico debba necessariamente avere:
1) una corretta centralizzazione con la propria istanza di Partito;
2) una buona preparazione politica ed ideologia;
3) una ferrea disciplina personale e organizzativa;
4) una buona conoscenza tecnica, in questo caso delle impostazioni e degli strumenti, specie quelli di pubblicazione e di privacy.
Senza che queste condizioni siano soddisfatte è inevitabile scivolare in un utilizzo individualistico, disordinato ed eccessivo dello strumento, commettendo errori, anche gravi, e finendo per danneggiare involontariamente la reputazione del nostro amato Partito, oltre che di se stessi. Queste quattro condizioni, in realtà, valgono per tutti gli strumenti di propaganda che utilizziamo, e nello stesso ordine di importanza.
 

I marxisti-leninisti
Il PMLI ha bisogno di militanti che nel proprio campo siano degli esperti. Ma ancor prima di essere esperti occorre che siano rossi! Rossi ed Esperti! Il compagno Mino Pasca, in occasione del 50° Anniversario della fondazione de “Il Bolscevico”, ha rilanciato con forza questa importantissima parola d'ordine del PMLI, affermando che “Essere Rossi significa non perdere mai le 5 fiducie, che sono: fiducia nel marxismo-leninismo-pensiero di Mao, fiducia nel socialismo, nel Partito, nelle masse e in noi stessi. Per non perderle dobbiamo coltivarle, aiutandole a crescere e a irrobustirsi in noi stessi con lo studio e la partecipazione attiva alla lotta di classe, anzitutto sul fronte culturale e ideologico oltreché sui fronti politico ed economico-sociale. Più studiamo e più scopriremo il bisogno dello studio, senza mai sentirci sazi e arrivati. Grazie allo studio, duro, infaticabile, ma anche esaltante, saremo in grado di fronteggiare un nemico di classe che ha al suo servizio le migliori teste d'uovo borghesi” .(24)
Essere Rossi significa anche diventare ed essere dei marxisti-leninisti coerenti e moralmente integri, così come Mao ci ha indicato nelle sue opere e dandoci l'esempio in prima persona. Di quelle indicazioni il PMLI ne ha individuate dieci fondamentali, che ha più volte pubblicato su “Il Bolscevico”, ciascuna delle quali rappresenta un rosso punto di riferimento per ogni membro del PMLI.
Il grande Maestro del proletariato internazionale, con mirabile sintesi e con alti concetti proletari rivoluzionari e marxisti-leninisti, ha indicato le caratteristiche fondamentali che deve avere e coltivare ogni autentico marxista-leninista. Lo stile di lavoro, i rapporti e la lealtà con i compagni, la capacità di assumersi le proprie responsabilità e di portare a compimento i propri incarichi con assoluta abnegazione. Nella nostra azione quotidiana, sotto la guida del Partito e sulla base del posto di combattimento che ci è stato assegnato, ciascuno di noi deve sforzarsi di acquisire interamente le caratteristiche indicateci da Mao, così da fare al meglio la lotta di classe. Mao non si è limitato a uno sterile elenco di qualità che ogni marxista-leninista deve possedere ma ha fornito concreti esempi e soprattutto ha legato in modo inscindibile queste qualità al rapporto con le masse. Le migliori qualità individuali infatti non sono niente se non sono unite all'abbandono di ogni velleità individualista e alla solida unione con le masse. Mao stesso si è sempre definito un allievo delle masse: “Imparare dalle masse insieme con tutti i compagni del Partito, continuare a essere il loro allievo; questo è il mio desiderio.” (25) E ancora: “Bisogna comprendere che i veri eroi sono le masse, mentre noi siamo spesso infantili e ridicoli; se non comprendiamo questo, non potremo acquisire neppure le nozioni più elementari.” (26)
In luogo al marciume dei “valori” borghesi caratterizzati dal carrierismo, dall'edonismo, dall'arrivismo e dall'individualismo Mao indica come deve essere un vero marxista-leninista: “Un comunista deve essere franco, leale e attivo, deve (...) subordinare gli interessi personali a quelli della rivoluzione (…), deve essere pieno di vigore, avere una salda volontà rivoluzionaria, essere animato dallo spirito di non temere le difficoltà e di vincerle con una volontà indomabile, deve sbarazzarsi dell’individualismo, del particolarismo, dell’egualitarismo assoluto e del liberalismo: altrimenti non sarà un comunista degno di questo nome.” (27)
I filosofi, i pensatori e gli economisti borghesi indicano l'interesse personale come il “motore” della società. A questa vomitevole teoria borghese Mao risponde in modo chiaro: “Mai, in nessun momento e in nessuna circostanza, un comunista deve mettere al primo posto i suoi interessi personali; deve invece subordinarli agli interessi della nazione e delle masse. Perciò l’egoismo, la pigrizia sul lavoro, la corruzione, la smania di mettersi in vista e via dicendo sono di quanto più spregevole esista; mentre l’altruismo, l’ardore nel lavoro, la completa dedizione al dovere pubblico e l’assiduo lavoro impongono rispetto.” (28)
Un vero marxista-leninista deve sapere coltivare queste qualità e lavorare su se stesso, con lo studio e l'azione rivoluzionari. La lotta rivoluzionaria non è una gara di velocità ma di resistenza. Solo se sapremo rispecchiare le qualità che Mao ha individuato come essenziali potremo resistere agli attacchi della borghesia e soprattutto alle sue lusinghe che Mao stesso definiva “pallottole ricoperte di zucchero”.(29)
Leale, altruista, sincero, vigoroso e pronto a sacrificarsi per il Partito e la causa. Un marxista-leninista non scansa le fatiche dell'impegno rivoluzionario e i compiti e i lavori rivoluzionari più duri, ma anzi è il primo a mettersi a disposizione del Partito. Come afferma Mao: “Un lavoro duro è come un fardello posto davanti a noi: è una sfida a caricarcelo sulle spalle. Certi fardelli sono leggeri, altri pesanti. Alcuni preferiscono fardelli leggeri a quelli pesanti; prendono i primi e lasciano i secondi agli altri. Questo non è un atteggiamento corretto. Alcuni compagni si comportano diversamente: lasciano le comodità agli altri e si caricano dei fardelli più pesanti; sono i primi ad affrontare le privazioni e gli ultimi a godere delle comodità. Essi sono buoni compagni. Dobbiamo tutti imparare dal loro spirito comunista” .(30)
Mao è sempre stato legato alle masse popolari. Sempre a contatto con gli operai e i contadini, non ha mai cessato un solo istante il confronto con le masse e i soldati. Non a caso ha affermato: “Noi comunisti dobbiamo saperci integrare con le masse. Se i membri del nostro Partito passano tutta la loro vita seduti fra quattro mura e non escono mai ad affrontare il mondo e sfidare la tempesta, di quale utilità saranno per il popolo cinese? Di nessuna utilità, e noi non abbiamo bisogno di gente simile come membri del Partito. Noi comunisti dobbiamo affrontare il mondo e sfidare la tempesta, il grande mondo e la violenta tempesta delle lotte di massa”. (31) Ed ancora: “Noi comunisti siamo come i semi e il popolo è come la terra. Ovunque andiamo, dobbiamo unirci al popolo, mettere radici e fiorire in mezzo al popolo” .(32) E come se non bastasse ha aggiunto: “I comunisti devono essere i più lungimiranti, i più capaci di abnegazione, i più risoluti e i meno prevenuti nel valutare una situazione e devono fare assegnamento sulla maggioranza delle masse e conquistare il loro appoggio” .(33)
Fin dal 1° Congresso nazionale, il PMLI, attraverso lo Statuto, i documenti delle istanze centrali e delle commissioni centrali, gli interventi del compagno Giovanni Scuderi, gli articoli de “Il Bolscevico”, ha dato il massimo rilievo alle dieci indicazioni di Mao sui marxisti-leninisti, spronando i membri del Partito a conformare la loro militanza ad essi.
L'art. 4 dello Statuto stabilisce che: “I membri del Partito devono praticare il marxismo e non il revisionismo, sostenere l'unità e non la scissione, essere sinceri e onesti e non ricorrere agli intrighi e ai complotti, debbono osare andare contro corrente, praticare la critica e l'autocritica, essere modesti e avveduti, condurre una vita semplice e rivoluzionaria, formare una cosa sola col Partito, essere in ogni momento col Partito e del Partito”.
Nelle conclusioni del 1° Congresso nazionale, il compagno Giovanni Scuderi ha sottolineato che “bisogna essere sempre col Partito e del Partito. Essere col Partito significa difendere, osservare e applicare, anche a costo della vita, la sua linea politica proletaria rivoluzionaria e combattere chiunque dall'esterno o dall'interno si oppone alla linea del Partito. Essere del Partito significa mettere al di sopra dei propri interessi personali e familiari gli interessi del Partito, ed essere sempre disponibili alle sue esigenze e fare sempre la sua giusta volontà.
Solo se saremo sempre col Partito e del Partito la nostra vita avrà un carattere marcatamente rivoluzionario e il nostro personale contributo alla rivoluzione socialista sarà efficace ed indelebile nella storia.
Non ci può essere onore più grande per un rivoluzionario di quello di essere membro del Partito, fedele alla sua volontà, ligio alla sua disciplina. Non importa il posto che si occupa a nome del Partito, in alto o in basso, l'importante, compagni, è partecipare alla rivoluzione”.
Della militanza marxista-leninista, ispirata agli insegnamenti di Mao, il Segretario generale del Partito ne ha parlato in tutti i Congressi, compreso l'ultimo, il 5°, che si è tenuto nel dicembre del 2008.
Nel discorso della commemorazione di Mao del 2011 dal titolo “Applichiamo gli insegnamenti di Mao sul Partito del proletariato”, ha rilanciato con forza la concezione della militanza marxista-leninista con queste parole: “Il Partito del proletariato non può esistere e operare efficacemente se non ha un numero sufficiente di militanti che dedicano completamente la loro vita alla causa del Partito, del proletariato e del socialismo. Combattenti rossi di prima linea, preparati ideologicamente e politicamente, coerenti con la concezione marxista-leninista del Partito, ben centralizzati e disciplinati, fortemente legati alle masse, capaci di conquistare la fiducia delle masse del proprio ambiente di lavoro, di studio e di vita, di aiutare le masse a risolvere i loro problemi materiali e immediati, di elevare la loro coscienza politica e di organizzarle, mobilitarle e guidarle nella lotta di classe; capaci di praticare la linea di massa e del fronte unito.
La pratica del fronte unito è fondamentale per legarsi alle masse e per coltivare le alleanze necessarie al successo delle lotte immediate e a quelle a lungo termine. Dobbiamo però stare attenti a non scivolare a destra o a "sinistra". In ogni caso, stando le attuali condizioni del nostro Paese, è escluso che si possano stipulare delle alleanze organiche e stabili con i governi centrale, regionali e locali. Ciò non esclude eventuali convergenze di fatto su specifiche questioni.
Come dice Mao, noi dobbiamo 'Servire il popolo con tutto il cuore e non solo con metà, o due terzi'. Non possiamo perciò lesinare il nostro impegno politico rivoluzionario. Dobbiamo ispirarci alla parola d'ordine del Partito 'Non un minuto vada perso, tutto il tempo venga dedicato alla rivoluzione', compatibilmente alle proprie condizioni di età, di salute, familiare, professionale e di studente.
'Un comunista, indica Mao, deve essere franco, leale e attivo, deve mettere gli interessi della rivoluzione al di sopra della sua stessa vita e subordinare gli interessi personali a quelli della rivoluzione; sempre e ovunque, deve essere fedele ai principi giusti e condurre una lotta instancabile contro ogni idea e azione errata, in modo da consolidare la vita collettiva del Partito e rafforzare i legami tra il Partito e le masse; deve pensare più al Partito e alle masse che agli individui, più agli altri che a se stesso. Solo così può essere considerato un comunista'. Non è facile essere un simile marxista-leninista ma dobbiamo riuscirci, prendendo esempio dalle compagne e dai compagni che già praticano, alcuni da decenni e da sempre, questa militanza marxista-leninista.
Una militanza che non può essere paragonata e eguagliata a nessun'altra militanza e impegno politico e sociale, perché essa è l'attività più grande, più giusta, più utile, più meritoria e più gratificante che possa fare chi vuole dare il massimo contributo al progresso sociale e all'emancipazione del proletariato e dell'intera umanità”.
Alla 4ª Sessione plenaria allargata del 5° Comitato centrale tenutasi il 5 aprile del 2014 il compagno Scuderi ha invitato i membri del CC e dell'Ufficio politico a rappresentare al meglio i caratteri peculiari dei marxisti-leninisti. Queste le sue parole: “Noi dirigenti nazionali del PMLI dobbiamo essere i migliori militanti del PMLI. I primi in tutto: nell'applicazione del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, nella lotta contro il capitalismo e per il socialismo, nella lotta contro il revisionismo, l'individualismo, il frazionismo e il liberalismo, nella lotta contro il riformismo, l'elettoralismo, il parlamentarismo, il governismo, il pacifismo e il legalitarismo, nello studio rivoluzionario, nel sacrificio, nell'esempio, nel finanziare il Partito, nel gioco di squadra, nella disciplina proletaria, nel centralismo democratico, nella critica e nell'autocritica, nello stile di lavoro, nella vigilanza rivoluzionaria” .
Le dieci citazioni di Mao possono essere paragonate a delle vere e proprie “cartine tornasole” che consentono di misurare il livello di coscienza e di coerenza politica di ciascun membro del Partito. Ciascuno di noi deve avere un cuore rosso in cui devono essere scolpite le qualità ideologiche, politiche e pratiche indicateci da Mao.
 

Il governo Conte e il socialismo
Complice l'impreparazione preventiva e sanitaria degli Stati borghesi - compresi quelli dei Paesi imperialisti a capitalismo avanzato e più industrializzati – abbiamo assistito alla dolorosissima strage umana causata dalla pandemia del nuovo coronavirus. Un virus diffusosi rapidamente in tutti i Paesi del mondo per contagio umano trasmesso in origine forse da un pipistrello o da un altro animale selvatico, che è partito dalla Cina socialimperialista dove non si è voluto agire in tempo pur di non arrestare l'ascesa espansiva della superpotenza asiatica nella disputa imperialistica del mercato globale, e dove dagli anni '80, con le “riforme” di Deng Xiaoping, la restaurazione del capitalismo e del libero commercio ha legalizzato i mercati “umidi” che nel socialismo, cioè ai tempi di Mao, erano stati vietati a tutela della salute pubblica proprio per l'alto rischio di diffusione di malattie infettive zoonotiche insito in questo tipo di mercato di animali selvatici vivi.
In generale lo “spillover”, o salto di specie dei virus, è causato dalla devastazione della natura, dalla perdita della biodiversità e delle specie, dalla distruzione dell’habitat delle specie selvatiche, dalla deforestazione, dall’inquinamento dell’ambiente, dei mari e dell’aria, dai cambiamenti climatici provocati dal capitalismo e dall’imperialismo.
I governanti dell’imperialismo, che attualmente dominano le sorti del mondo nell'interesse dei massimi profitti delle rispettive borghesie monopolistiche, non hanno fatto nulla per prevenire e per fronteggiare le emergenze sanitarie. Quelli italiani di “centro-destra” e di “centro-sinistra”, compresi i due governi Conte, addirittura hanno distrutto il sistema sanitario nazionale, spezzettandolo, tra l’altro, in venti regni autonomi, a favore della sanità privata. Tanto è vero che negli ultimi trenta anni sono stati dimezzati i posti letto negli ospedali e chiusi i presidi più piccoli distribuiti sul territorio. E pur sapendo, fin dal 5 gennaio, dell’arrivo del coronavirus il governo non si è mosso fino al paziente 1 per far partire la macchina istituzionale per tutelare la salute del popolo italiano. È anche per questo che Conte ed i ministri Speranza, Di Maio, Bonafede, Gualtieri, Lamorgese e Guerini sono indagati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma che, sulla base di diversi esposti e denunce presentate in tutta Italia dal “Comitato Noi Denunceremo” per la gestione dell'emergenza Coronavirus, ha aperto un fascicolo per concorso in reato, epidemia, delitti colposi contro la salute pubblica e omicidio colposo, abuso d'ufficio, attentato contro la Costituzione dello Stato, attentati contro i diritti politici del cittadino.
In ritardo e male si sono mossi anche i governatori di “centro-destra” della Lombardia e del Veneto e del “centro-sinistra” dell’Emilia-Romagna. Solo che in Lombardia, visto il consolidato sistema sanitario privatistico formigoniano e vista la gestione criminale dell'emergenza sanitaria attuata dal governatore leghista Attilio Fontana e dal suo fido assessore forzista Giulio Gallera, abbiamo avuto conseguenze catastrofiche con una ecatombe di quasi 17mila morti ufficialmente dichiarati. Anche perché è inquisito per frode, Fontana deve dimettersi con tutta la sua giunta.
I fatti hanno dimostrato non solo che il sistema sanitario nazionale, salvo le eccellenze degli operatori sanitari, non era assolutamente preparato a fronteggiare una epidemia di questa portata, ma anche che il governo ha tardato troppo a chiudere le aziende non essenziali per non dispiacere alla Confindustria e per salvaguardare i profitti dei padroni. L’ha chiuse, ma in maniera non sufficiente, solo quando le lavoratrici e i lavoratori sono scesi in sciopero per ottenere la tutela della loro salute.
A parte le misure indispensabili, quali stare a casa, il distanziamento fisico, le regole igienico-sanitarie, il comportamento da tenere in caso di sintomi semi-influenzali, non siamo per niente d’accordo sulle altre misure prese dal governo. Soprattutto quelle politiche che, accentrando i poteri al governo e al presidente del consiglio, attraverso i decreti legge e i decreti del presidente del consiglio che costituiscono un pericoloso precedente, e sospendendo di fatto fondamentali diritti costituzionali, hanno determinato la dittatura del governo e personalmente di Conte e lo svuotamento della democrazia e del parlamento borghesi.
Il PMLI è nettamente contrario a questa dittatura antivirus che a fine luglio è stata prorogata fino al 31 ottobre; essa non è conforme allo spirito e ai contenuti della vigente Costituzione della quale, approfittando dello stato di emergenza, possono essere sospesi diritti fondamentali.
In ogni caso per il PMLI il diritto di sciopero e di manifestazione e il funzionamento regolare del parlamento non possono e non debbono essere sospesi qualunque siano le circostanze e il tipo dell’emergenza.
Come abbiamo condannato la richiesta di pieni poteri da parte di Salvini, aspirante duce d’Italia, così condanniamo i pieni poteri voluti dal dittatore antivirus Conte.
Che questa dittatura antivirus non sia un semplice autoritarismo provvisorio “d'emergenza”, ma un banco di prova per un futuro assetto permanente del potere esecutivo, lo si è capito con gli “Stati Generali” di Villa Pamphili, dove Conte si è schierato nettamente con le imprese capitalistiche, e da dove è emerso il disegno confindustriale della “democrazia negoziale”, che altro non è che un nuovo “patto sociale” collaborazionista e neocorporativo tra imprese e governo da una parte e vertici sindacali dall'altra, che mira a far uscire il capitalismo italiano dalla crisi sacrificando gli interessi, i diritti e le conquiste delle masse lavoratrici e popolari. E restringendo ulteriormente il diritto di sciopero e di manifestazione e la democrazia borghese, come si è cominciato a sperimentare durante questa pandemia.
Sfruttando i suoi attuali pieni poteri, Conte non ha perso tempo per facilitare il raggiungimento di enormi profitti capitalistici regalando a cementificatori e padroni il “decreto semplificazioni” da lui definito “la madre di tutte le riforme, indispensabile per modernizzare il Paese e farlo tornare a correre”. Un provvedimento che riprende la stessa logica liberista del “Decreto sblocca cantieri” (detto dai sindacati “sblocca porcate”), varato l'anno scorso dal governo nero Salvini-Di Maio con a capo lo stesso Conte.
Appalti pubblici senza gara per un anno, nominalmente fino al 31 luglio 2021 ma in pratica fino a tutto il 2021; grandi opere affidate a commissari straordinari con ampio potere di deroga alle leggi; procedure super semplificate per la certificazione antimafia e la valutazione di impatto ambientale; sostanziale abolizione del reato di abuso d'ufficio per i funzionari pubblici e limitazione del danno erariale al dolo, cancellando la colpa grave.
Insomma, si è colta l'occasione dell'emergenza creata dalla pandemia per completare lo smantellamento del codice degli appalti e delle misure che garantivano un minimo di concorrenza e di protezione dalla corruzione e dalle infiltrazioni mafiose nei lavori pubblici, nonché di rispetto dei diritti e della sicurezza dei lavoratori edìli.
Per ricevere i fondi della UE, il governo ha approvato il “Piano nazionale di riforma” sulla cui base si articolerà il cosiddetto “Recovery plan” che recepisce pedissequamente molte delle direttive europee contenute nel Country Report 2020 per l'Italia redatto dalla Commissione europea a febbraio, prima dell'esplosione della pandemia.
Anche analizzando nel dettaglio questo piano di “riforme”, e soprattutto come questo si articolerà in autunno nel “Recovery plan”, si potrà ben capire che esso, come il “Decreto semplificazioni”, il “Decreto rilancio”, gli “Stati generali” e tutti gli altri provvedimenti e iniziative del governo Conte 2, mette sempre al centro non certo gli interessi e il futuro dei lavoratori e delle masse popolari, ma quelli delle imprese e del capitalismo.
Tutti investimenti già teorizzati nel piano liberista di Colao e negli “Stati generali” di Conte e recepiti nel Piano nazionale riforme del governo, andranno ad aumentare il consumo di territorio, le devastazioni ambientali e l'inquinamento e ai lavoratori porteranno solo più sfruttamento e diminuzione dei diritti.
Per il PMLI i fondi europei vanno destinati invece innanzi tutto ai lavoratori disoccupati e licenziati, che vanno sostenuti con un reddito di 1.200 euro mensili, con corsi di formazione e assistenza adeguata per rientrare al lavoro. Contemporaneamente occorre riformare, semplificare e potenziare gli ammortizzatori sociali in modo che nessun lavoratore sospeso debba restare senza stipendio, che deve continuare ad essere pieno fino alla fine della Cig o all'ottenimento di un nuovo lavoro. Quanto agli investimenti, vanno concentrati prioritariamente in tre settori: sanità, scuola e Mezzogiorno. Quest'ultimo in particolare deve essere considerato la priorità tra le priorità nella destinazione dei fondi, il che non passa certo per opere gigantesche quanto divoratrici di soldi e di territorio, buone solo ad ingrassare la speculazione e le mafie, come l'alta velocità ferroviaria e il ponte o tunnel di Messina, ma creando occupazione e sviluppo con la cura e la messa in sicurezza del territorio e delle infrastrutture già esistenti, ammodernando ed estendo la rete ferroviaria a lunga distanza e locale, aumentando gli investimenti pubblici per sviluppare scuola, agricoltura, industria, artigianato, commercio e turismo, e combattendo inflessibilmente la corruzione e le mafie.
Per il Mezzogiorno occorre un grande piano di investimenti pubblici, che porti ad una maggiore presenza di aziende pubbliche al Sud. A cominciare dall'immediata nazionalizzazione dell'ex Ilva di Taranto, che può e deve rinascere come un grande centro siderurgico moderno e all'avanguardia per efficienza, sicurezza e rispetto dell'ambiente.
Che dire poi del Decreto “Agosto”? In linea con quanto appena descritto, esso utilizza il grosso dei 25 miliardi di euro a disposizione per sostenere in maniera diretta e indiretta le imprese, il resto, cioè le briciole, ai disoccupati, alle famiglie rimaste senza reddito da mesi, alla scuola, alla sanità e al Sud. Tutto questo senza ancora uno straccio di piano di investimenti pubblici per uscire dalla logica puramente assistenziale e creare lavoro, la sola via per non continuare a gonfiare il debito pubblico e a scaricare i costi della crisi sulle masse lavoratrici e popolari e sulle generazioni future.
Col decreto “Agosto”, inoltre, il governo Conte garantisce alle imprese: da un lato l'esonero contributivo totale se decidono di non usufruire più della cassa integrazione, dall'altro la fine imminente del blocco dei licenziamenti.
Per il PMLI i licenziamenti vanno invece bloccati permanentemente, non solo fino a fine anno, come invece richiesto dalle segreterie dei sindacati confederali. Per noi la cassa integrazione va utilizzata fin che serve e deve essere a salario pieno.
Ci sono molte manifestazioni in programma, noi le appoggiamo tutte, a cominciare da quelle sulla scuola del 24, 25 e 26 settembre. Le studentesse e gli studenti, ai quali va tutta la nostra solidarietà, hanno il diritto di rientrare a scuola in piena sicurezza.
Appoggiamo anche le manifestazioni del 18 settembre a Milano, Roma e Napoli promosse da CGIL, CISL e UIL. E non abbiamo alcuna difficoltà ad appoggiare qualsiasi altra iniziativa politica o sindacale promossa dai sindacati non confederali. Mentre auspichiamo una manifestazione nazionale contro il governo promossa dal Coordinamento delle sinistre di opposizione, del PRC, di Potere al popolo, del PC e di qualsiasi altra forza con la bandiera rossa e la falce e martello.
Ma ci domandiamo: Perché procedere in ordine sparso, separatamente e per comparti? Non sarebbe meglio e più efficace unificare tutte le proteste e indire uno sciopero generale di 8 ore e con manifestazione a Roma in piazza Montecitorio promossa da tutti i sindacati confederali e non confederali? Ci permettiamo di suggerire la seguente parola d’ordine: Il lavoro prima di tutto.
Nel decreto “Agosto”, ancora una volta, a fare la parte della Cenerentola sono la scuola, la sanità e il Mezzogiorno, che dovrebbero invece stare in cima alla lista delle priorità strategiche per uscire in maniera innovativa e progressista dalla crisi pandemica.
Non siamo sulla stessa barca, come predicano insistentemente Conte e i partiti governativi assieme a papa Francesco. Le barche sono due, quella delle forze del capitalismo e quella delle forze anticapitaliste. L’una e l’altra hanno rematori diversi e destinazioni opposte.
L’emergenza sanitaria non ha annullato né le disuguaglianze sociali e territoriali, che anzi sono aumentate, come hanno dimostrato le prime ribellioni dei senza lavoro e dei senza soldi del Sud d’Italia, né le classi e la lotta di classe. In nessun momento della vita sociale, nemmeno quando c’è una emergenza, foss’anche una guerra imperialista, mai bisogna mettere da parte la lotta di classe. “Anzi – come ha sottolineato il compagno Scuderi nell'editoriale “Coronavirus e l'Italia del futuro” - è proprio in questi momenti che bisogna tracciare una chiara e netta linea di demarcazione tra il proletariato e le masse popolari da una parte e la borghesia e il suo governo dall’altra parte. Perché gli interessi e le esigenze dei primi sono contrapposti a quelli dei secondi. Senza mai dimenticare che il tricolore e l’inno di Mameli rappresentano solo la classe dominante borghese, non la classe operaia e tutti gli sfruttati e gli oppressi della dittatura borghese e del capitalismo.” (34)
Il cosiddetto “Piano di rinascita” che sta attuando il dittatore antivirus Conte per “ridisegnare l'Italia” è un programma funzionale al completamento del regime neofascista ed alla salvaguardia del sistema capitalista. Esso non mira affatto a cambiare il corso delle cose, a far sì che “niente sarà come prima”, ma mira al contrario a salvare la solita vecchia barca del capitalismo dalla bufera mettendo ai remi il proletariato e le masse popolari.
“L’Italia futura che abbiamo in mente noi marxisti-leninisti - ha rimarcato il compagno Scuderi in quell'editoriale - vede invece il dominio del proletariato e del socialismo, la cancellazione di ogni tipo di disuguaglianza e l’inizio della soppressione delle classi che avverrà nel comunismo, la fine della disoccupazione e della povertà, il lavoro per tutti, il benessere del popolo, piena libertà e democrazia per il popolo. In sostanza una nuova economia e un nuovo Stato modellati secondo gli interessi del proletariato e delle masse lavoratrici e in grado di affrontare qualsiasi emergenza, a partire da quella sanitaria”. (35) Dopo il clamoroso fallimento dimostrato dal capitalismo nell'affrontare questa pandemia, dobbiamo non stancarci di creare tutte le condizioni preliminari alla presa del potere politico da parte del proletariato per instaurare il socialismo in Italia.
Alcune di queste condizioni preliminari si determinano oggettivamente e storicamente, indipendentemente dalla nostra volontà; ma le altre, quelle soggettive, dipendono direttamente o indirettamente dall'avanguardia cosciente e organizzata del proletariato italiano, dal Partito politico della classe operaia, dal Partito che ha quale base teorica il marxismo-leninismo-pensiero di Mao a presidio del suo orientamento ideologico, politico, organizzativo e pratico; dunque dal Partito marxista-leninista italiano.
Il cammino è tortuoso, ma l'avvenire è radioso. Osservando da un punto di vista scientifico la prospettiva storica del processo evolutivo dell'umanità, non c'è dubbio, come dice Mao, che “Il sistema socialista finirà col sostituirsi al sistema capitalista; è una legge obiettiva, indipendente dalla volontà dell'uomo. Per quanto i reazionari si sforzino di fermare la ruota della storia, prima o poi la rivoluzione scoppierà e sarà inevitabilmente vittoriosa.” (36)
Nel frattempo, sia ben chiaro, non staremo con le mani in mano ma, seguendo l’esempio che Mao ci ha dato col suo esempio e con la favola di Yu Kung, che decise di spianare con l'aiuto dei figli, le due montagne a colpi di zappa. "‘Che sciocchezza state facendo! Non potrete mai, da soli, spianare due montagne così grandi’ lo derise il ‘vecchio savio’. Ma Yu Kung rispose: ‘Io morrò, ma resteranno i miei figli; moriranno i miei figli, ma resteranno i nipoti, e così le generazioni si susseguiranno all'infinito. Le montagne sono alte, ma non possono diventare ancora più alte; ad ogni colpo di zappa, esse diverranno più basse. Perché non potremmo spianarle?’ Dopo aver così ribattuto l'opinione sbagliata del vecchio savio, Yu Kung continuò il suo lavoro un giorno dopo l'altro, irremovibile nella sua convinzione. Ciò impietosì il Cielo, il quale inviò sulla terra due esseri immortali che portarono via le montagne sulle spalle”. (37) Proseguendo in parafrasi la metafora che Mao ha ricavato da questa antica leggenda cinese possiamo dire che da tempo due grandi montagne opprimono con tutto il loro peso le masse lavoratrici e popolari italiane: la dittatura della borghesia ed il capitalismo.
Il Partito marxista-leninista italiano fin dalla sua fondazione, e nei dieci anni che l'hanno preceduta, sta lavorando alacremente per abbattere queste montagne per spianare la strada al potere politico del proletariato ed al socialismo. Dobbiamo essere perseveranti e lavorare senza tregua, e noi pure commuoveremo il Cielo, e questo Cielo non è altro che il proletariato con tutti gli sfruttati e gli oppressi del nostro Paese. Se si solleveranno per spianare assieme a noi queste montagne, sicuramente vi riusciremo. Proseguiamo quindi instancabilmente coi nostri “colpi di zappa” su tutti i fronti della lotta di classe, compresi quelli ideologico e culturale!
Rivolgiamo un caloroso appello a tutti i sinceri comunisti, ai rivoluzionari e agli anticapitalisti di ambo i sessi e di qualsiasi orientamento sessuale a impugnare la zappa, cioè il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, a unirsi come militanti o simpatizzanti al PMLI per contribuire a spianare le montagne del capitalismo e della dittatura borghese. Chi già conosce il PMLI e il marxismo-leninismo-pensiero di Mao non può aspettare oltre, anche se minorenne, per mettersi a lavorare concretamente per il raggiungimento di questo grande obiettivo strategico.
Fare il tifo per il PMLI e la causa è importante, ma è ancor più importante scendere in campo per portare alla vittoria il proletariato contro la borghesia.
Come ha scritto il 31 marzo il compagno Scuderi “Non c'è cosa più bella, più utile, più rivoluzionaria, più appagante che servire con tutto il cuore il popolo e lavorare per il trionfo della nobile causa del socialismo”. (38)
Al referendum del 20 e 21 settembre propagandiamo con forza l'invito a votare NO al taglio dei parlamentari perché è un taglio alla democrazia e all'elettoralismo borghesi che facilita future manomissioni costituzionali di stampo piduista, e che ha lo stesso scopo che ebbe sotto la dittatura fascista di Mussolini: indebolire ulteriormente le funzioni legislative e di controllo del parlamento per rafforzare l'accentramento di tutti i poteri nelle mani del capo del governo.
Alle elezioni amministrative e regionali cerchiamo di convincere l'elettorato, specie quello di sinistra a delegittimare le istituzioni rappresentative borghesi astenendosi: disertando le urne, annullando la scheda o lasciandola in bianco e al contempo proponiamo a tutti gli anticapitalisti la creazione delle istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo basate sulla democrazia diretta che dirigano e coordinino tutte le lotte a breve, medio e lungo termine di tutti gli sfruttati ed oppressi nei nostri comuni, nelle nostre regioni, e in tutto il nostro Paese!
Studiamo con impegno, allo scopo di praticarlo, il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, e diffondiamolo tra il proletariato e le larghe masse popolari, specie giovanili!
Viva la cultura del proletariato!
Abbasso la cultura della borghesia!
Viva il marxismo-leninismo-pensiero di Mao!
Abbasso il revisionismo e il riformismo!
Uniamoci contro il governo del dittatore antivirus Conte al servizio del regime capitalista neofascista, per conquistare il socialismo e il potere politico del proletariato!
Con Mao per sempre, contro il capitalismo, per il socialismo!
Avanti con forza e fiducia sulla via dell'Ottobre verso l'Italia unita, rossa e socialista!
Coi Maestri e il PMLI vinceremo!
 
 
NOTE 1) Mao, Problemi della guerra e della strategia, 9 novembre 1938, Opere scelte, Casa editrice in lingue estere di Pechino, vol. I, p. 233
2) Mao, Discorso alla Conferenza nazionale del Partito Comunista Cinese sul lavoro di propaganda, 12 marzo 1957, Rivoluzione e costruzione, Einaudi editore, p. 590
3) Mao, Sulla pratica, luglio 1937, Opere scelte, Casa editrice in lingue estere di Pechino, vol. 1, p. 314
4) Mao, Discorso alla seconda sessione plenaria dell'ottavo Comitato centrale del Partito comunista cinese, 15 novembre 1956, Rivoluzione e costruzione, Einaudi editore, p. 454
5) Citato in “Avanziamo lungo la via aperta dalla Rivoluzione socialista d'Ottobre”, articolo delle redazioni di “Quotidiano del popolo”, “Bandiera rossa” e “Quotidiano dell'esercito di liberazione” del 6 novembre 1967
6) Mao, Discorsi, 12-18 febbraio 1967
7) Mao, “Sulla contraddizione”, agosto 1937, Casa editrice in lingue estere di Pechino, p. 362
8) Mao, Discorsi alla Conferenza di Yenan sulla letteratura e l'arte, 23 maggio 1942, Opere scelte, Casa editrice in lingue estere di Pechino, vol. 3, pp. 89-90
9) Mao, Ibidem, p. 90
10) Mao, Sulla pratica, Luglio 1937, Opere scelte, Casa editrice in lingue estere di Pechino, vol. 1, p. 314
11) Giovanni Scuderi, Mao e le due culture, 16 settembre 2001, opuscolo 9, p. 51
12) Mao, Confutare la cosiddetta “Uniformità dell'opinione pubblica”, Rivoluzione e costruzione, Einaudi editore, pp. 201-202
13) Mao, Essere elementi di stimolo per la rivoluzione, 9 ottobre 1957, Rivoluzione e costruzione, Einaudi editore, p. 680
14) Giovanni Scuderi, Discorso del 15 dicembre 1984 in occasione della giornata di studio sulla linea giovanile del PCI e della FGCI
15) Mao, “Il ruolo del Partito Comunista cinese nella guerra nazionale, ottobre 1938, Opere scelte, Casa editrice in lingue estere di Pechino, vol. 2, p. 217
16) Giovanni Scuderi, vedi nota 14
17) Mao, Interventi alle conversazioni sulle questioni della letteratura e dell'arte a Yenan, maggio 1942, Opere scelte, vol. 3, p. 85
18) S.M. Kirov , Articoli e discorsi scelti, 1912-1934”, pp. 609-610 ed. russa, 1939 – citato in “Stalin – Cenni biografici”, Istituto Marx-Engels-Lenin di Mosca, 1949, pubblicato sul n.1/2020 de “Il Bolscevico”
19) Mao, Intervista concessa a tre corrispondenti dell'Agenzia Centrale d'Informazioni e dei giornali “Saotangpao” e “Hsinminpao”, 16 settembre 1939, Opere scelte, Casa editrice lingue estere, p. 282
20) Stalin, Discorso pronunciato ad una serata degli allievi della scuola militare del Cremlino il 28 gennaio 1924
21) Mao, Sulla giusta soluzione delle contraddizioni nel popolo, 27 febbraio 1957, Rivoluzione e costruzione, Einaudi editore, p. 542
22) Giovanni Scuderi, Avanti con forza e fiducia verso l'Italia unita, rossa e socialista, in Rapporto al 5° Congresso nazionale del PMLI, 6-8 dicembre 2008, Documenti, pag. 41
23) Giovanni Scuderi, Ibidem
24) Mino Pasca, Essere Esperti Rossi per onorare il 50° Anniversario della fondazione de “Il Bolscevico”, Relazione alla Riunione allargata della Redazione centrale de “Il Bolscevico” e della Commissione per il lavoro di stampa e propaganda del CC del PMLI
25) Mao, Prefazione e poscritto a “Inchiesta sulle campagne”, marzo 1941, Opere scelte, Casa editrice in lingue estere di Pechino, vol. 3, pp. 9-10
26) Mao, Ibidem
27) Mao, La situazione nell'estate 1957, luglio 1957, in Rivoluzione e costruzione, Einaudi editore, p. 656
28) Mao, Il ruolo del Partito Comunista Cinese nella guerra nazionale, ottobre 1938, Opere scelte, vol. 2, p. 206
29) Mao, Rapporto alla seconda sessione plenaria del VII Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese, 5 marzo 1949, Casa editrice in lingue estere di Pechino, vol. 4, p. 387
30) Mao, Sui negoziati di Chungking, 17 ottobre 1945, Opere scelte, Casa editrice in lingue estere di Pechino, vol. 4, p. 55
31) Mao, Organizziamoci!, 29 novembre 1943, Opere scelte, Casa editrice in lingue estere di Pechino, vol. 3, p. 160
32) Mao, Sui negoziati di Chungking, 17 ottobre 1945, Opere scelte, Casa editrice in lingue estere di Pechino vol. 4, p. 55
33) Mao, I compiti del Partito comunista cinese nel periodo della resistenza contro il Giappone, 3 maggio 1937, Opere scelte, Casa editrice in lingue estere di Pechino, vol. 1, p. 291
34) Giovanni Scuderi, Coronavirus e l’Italia del futuro, Editoriale per il 43° Anniversario della fondazione del PMLI, 2 aprile 2020, “Il Bolscevico” n.12 del 2020
35) Giovanni Scuderi, Ibidem
36) Mao, Intervento alla riunione del Soviet supremo dell'Urss per la celebrazione del 40° Anniversario della Grande rivoluzione socialista d'Ottobre, 6 novembre 1957
37) Mao, Come Yu Kung rimosse le montagne, 11 giugno 1945, Casa editrice in lingue estere di Pechino, vol. 3, p. 284
38) Giovanni Scuderi, vedi nota 34
 

16 settembre 2020