Il regolamento di Dublino rimane in vigore
Il piano Ue sui migranti va respinto
Non obbliga gli Stati membri ad accogliere i migranti salvati in mare, rafforzati i confini esterni, accelerazione dei rimpatri, tutto il peso dell'accoglienza ai Paesi di primo approdo
Aprire e non blindare le frontiere dell'Ue

 
Nel presentare il nuovo piano sui migranti, elaborato in mesi di consultazioni coi ventisette paesi membri, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen lo qualificava lo scorso 23 settembre come "un nuovo inizio per l’Unione europea” e auspicava un accordo politico tra le istituzioni europee affinché sia trovata l'intesa sui principi fondamentali entro la fine dell'anno in modo da adottare il nuovo regolamento entro giugno 2021. Sarà un vero e proprio percorso irto di ostacoli, dai muri piazzati dai governi razzisti e xenofobi del gruppo dei paesi di Visegrad alle richieste di divisione degli oneri dei paesi di frontiera affacciati sul Mediterraneo. Vale per questi ultimi il giudizio del pupillo delle istituzioni europee, il presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte che definiva la proposta della Commissione "un passaggio non trascurabile ma sicuramente non è l'approdo di una politica europea efficace di gestione dei flussi migratori" che deve basarsi sul "principio di solidarietà".
In effetti, per quanto nella presentazione del corposo documento la Commissione faccia largo uso del termine solidarietà, alla fine ne resta molta poca, non sarà vincolante e potrà essere sostituita da un contributo economico. In ogni caso è intesa come una solidarietà tra i paesi imperialisti non coi migranti. Quella dell'Unione europea imperialista resterà una politica per costruire muri e per cacciare i migranti, tanto che rifà appena il trucco al famigerato regolamento di Dublino che resterà in vigore e manterrà tutto il peso dell'accoglienza ai Paesi di primo approdo; non obbliga gli Stati membri a cessare la guerra alle Ong e organizzare il soccorso in mare e ad accogliere i migranti salvati; rafforzerà i confini esterni col potenziamento di Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera.
“Le migrazioni sono un fenomeno complesso e il sistema attuale non funziona”, aveva osservato la von der Leyen ma la soluzione proposta resta tutta nell'ambito del regolamento di Dublino che a un certo momento della rissa dei mesi scorsi tra i governanti imperialisti sulla gestione dei migranti, che comuque arrivano in Europa, sembrava dovesse essere ampiamente modificato, se non smantellato. Il regolamento approvato nel 1990, entrato in vigore ben sette anni dopo, nel 1997, e aggiustato con qualche modifica nel 2003 e nel 2013, definisce le procedure di accoglienza e gestione delle domande d’asilo e nel paragrafo più delicato obbliga il primo paese dell’Unione in cui i migranti e i rifugiati arrivano a piedi o via mare a identificarli e trattenerli per il tempo necessario alla verifica dei requisiti per la richiesta di asilo, l'unica valida per essere accolti. I migranti per le cosiddette cause economiche, che fuggono da fame e povertà, magari causate dai cambiamenti climatici alimentati dai paesi industrializzati, sono respinti. Tutti passano da centri di accoglienza o campi che presentano situazioni tremende fino a quelle emerse a Moria in Grecia e che dovrebbero essere aboliti. Questa situazione non cambia nel progetto della Commissione. E secondo la ong Oxfam, le nuove proposte “rischiano di riprodurre situazioni abominevoli a cui siamo stati testimoni per anni negli hotspot della Grecia, luoghi che dovrebbero selezionare i richiedenti asilo e dove invece, di fatto, intere famiglie vivono in detenzione”.
Occorre aprire e non blindare le frontiere dell'Ue. Perché profughi e migranti che rischiano la vita per arrivare in Europa sono spesso vittime a casa loro dello sfruttamento economico delle multinazionali dei paesi europei, delle guerre scatenate e alimentate dall'imperialismo. In ogni caso non si tratterebbe di una missione impossibile, occorre gestire un flusso sceso ai 140 mila arrivi "irregolari" e le 676mila domande di asilo nel 2019, secondo i dati di Eurostat e della commissaria europea agli Affari Interni, Ylva Johansson. Tutt'altro che quell'invasione paventata da razzisti e xenofobi per i quasi 450 milioni di abitanti dei 27 paesi della Ue.

30 settembre 2020