Dal Nord al Sud d'Italia
Sciopero nazionale e manifestazioni per la scuola
Studenti, insegnanti, lavoratori Ata, genitori e sindacati uniti nella lotta

Il 26 settembre in Piazza Del Popolo a Roma si è chiusa la tre giorni di protesta che a partire dal 24 settembre ha visto scendere in piazza migliaia di studenti, insegnati, lavoratori Ata, genitori, sindacati di base e di categoria e confederali, tutti uniti nella lotta per difendere e rilanciare la scuola pubblica attraverso un massiccio piano di investimenti.
Lo sciopero nazionale dell’intera giornata del 24 e del 25 settembre di tutto il personale docente ed Ata, a tempo determinato e indeterminato, delle scuole, della ricerca e delle Università in Italia e all’estero è stato proclamato da USB, UNICOBAS, COBAS Scuola Sardegna, CUB Scuola Università e Ricerca con la parola d'ordine "Curiamo la scuola".
La manifestazione nazionale del 26 settembre è stata indetta invece dal movimento “Priorità alla scuola” e appoggiata dalle organizzazioni sindacali Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola Rua, Snals Confsal e Gilda Unams con l'aggiunta all'ultimo tuffo dei Cobas “per riaffermare il ruolo centrale e prioritario della scuola e della conoscenza come condizione di crescita del Paese e per denunciare ritardi e incertezze che accompagnano l’avvio dell’anno scolastico”.
Il movimento studentesco con alla testa i vari Collettivi hanno dato un grosso contributo al successo di queste tre giornate di protesta in tutta Italia. A Roma, nonostante “le forze dell’ordine” abbiano cercati in vari modi di intimidire e ostacolare i concentramenti davanti agli istituti, centinaia di studenti si sono riversati su Viale Trastevere e poi in corteo hanno attraversato il centro città e raggiunto il Pantheon al grido: "La Azzolina non ci riceve?... noi la sfidiamo dalla piazza".
Nonostante la pioggia oltre duemila manifestanti hanno preso parte alla manifestazione in piazza Del Popolo urlando slogan e esibendo striscioni e cartelli contro “la peggiore ministra della scuola” Lucia Azzolina.
Mentre dal palco Francesca Ruocco della Flc Cgil ammonisce: "I supplenti non ci saranno fino a novembre e ad oggi i posti vuoti in cattedra sono ancora 215.000".
Sul palco anche il gruppo rap romano Assalti Frontali, che improvvisano: "Conte Azzolina ci hanno dimenticato, il banco non è ancora arrivato, lo studente non è entrato in classe eppure il popolo paga ancora le tasse".
La tre giorni di proteste della scuole si è aperta con un combattivo presidio in piazza Monte Citorio, limitato a 150 lavoratrici e lavoratori dalle autorizzazioni della Questura. Ma altre decine di manifestazioni e presidi di protesta molto partecipati si sono svolti lungo tutta la Penisola, da Nord al Sud, da Milano a Torino, Genova, Bologna, Firenze, Livorno, Pisa, Catania, Asti e in altri centri minori per denunciare il fallimento totale dell'azione di governo del dittatore antivirus Conte e della ministra a Cinquestelle Azzolina che non sono riusciti a garantire in oltre sei mesi la riapertura delle scuole in sicurezza e in presenza come promesso.
Il nuovo anno scolastico, hanno denunciato a più riprese i manifestanti, si è aperto nel caos e nella totale incertezza sia dal punto di vista didattico che sanitario con classi pollaio di 29-30 alunni e con l'aggravante che in molti casi la famigerata distanza di un metro boccale consente addirittura di avere nelle aule persino più alunni di quanto previsto dalla normativa vigente.
Da parte del governo non c'è stato alcun finanziamento straordinario per l'edilizia scolastica atto a garantire istituti più sicuri e un numero di aule sufficienti a garantire non più di 15 alunni per classe come promesso.
Nonostante la roboante campagna pubblicitaria dei mesi estivi, la ministra Azzolina non è stata in grado di garantire nemmeno una sufficiente fornitura di banchi e DPI come denunciano due liceali in Piazza Del Popolo a Roma secondo cui: “Se con il Recovery Fund ci sono veramente dei soldi da spendere, bisogna cominciare subito dall’edilizia scolastica, e potenziando i mezzi di trasporto, soprattutto nei luoghi di periferia, ma anche in città per limitare il rischio di contagio per noi studenti”.
Per non parlare della gravissima carenza di personale Ata, delle decine di migliaia di cattedre vuote e del vero e proprio esercito di precari alle prese con l'autentico sconquasso provocato dalla pubblicazione delle nuove graduatorie provinciali online per le supplenze zeppe di errori e di relativi ricorsi che da settimane bloccano le nomine. Mentre i concorsi e le relative immissioni in ruolo promesse dalla ministra entro la fine di ottobre rischiano di essere nuovamente bloccati e rimandati alle calende greche.
Non a caso in Piazza Del Popolo a Roma il Coordinamento nazionale precari della scuola ha denunciato che di fatto “è impossibile programmare una didattica adeguata con continui cambi di docenti.. i precari non possono continuare a essere utilizzati come materiale usa e getta, né a vivere nei tribunali, passando da un ricorso all’altro, mentre non si è pensato di sfruttare l’esperienza di chi già da anni insegna in classe, guadagnandosi il diritto al lavoro sul campo, giorno dopo giorno, in luogo di concorsi falliti ancor prima di cominciare”.
Insomma, altro che riapertura in presenza e in sicurezza di tutte le scuole. Anzi, Azzolina, al pari di Conte, ha sfruttato proprio l'emergenza coronavirus per assestare l'ennesimo schiaffo al personale precario con l'adozione del cosiddetto organico Covid che di fatto introduce il caporalato nella scuola con contratti che prevedono la risoluzione automatica del rapporto di lavoro e quindi il licenziamento nel caso in cui dovesse scattare un nuovo lockdown. Mentre per il personale di ruolo la famigerata e dannosa didattica a distanza è stata trasformata in didattica digitale integrata e resa obbligatoria per tutta la durata dell'anno scolastico indipendente dal verificarsi di nuovi lockdown con conseguente aumento dei carichi di lavoro. A ciò si aggiunge anche l'obbligo per tutto il personale di recuperare la riduzione dell'ora di lezione da 60 a 50 minuti imposta dalle linee guida e in pieno contrasto con la normativa del contratto collettivo nazionale di lavoro che di fatto è stato quasi completamente esautorato.
E mentre la preoccupazione per il diffondersi dei contagi continua a crescere all'interno delle scuole con centinaia di aule, interi istituti e decine di scolari e studenti già in quarantena, il 3 ottobre la CSLE (Confederazione Sindacati Lavoratori Europei) ha proclamato una nuova giornata di mobilitazione.

30 settembre 2020