Comuni, Province e Regioni costrette a rinviare l'inizio delle lezioni
Disastrosa riapertura delle scuole
Uno studente su tre costretto a rimanere a casa. Aule improvvisate nei teatri, cinema, auditorium, impianti sportivi, tende, oratori e nelle chiese. Dad obbligatoria in caso di contagi e messa in quarantena. Alcuni istituti con alunni e professori positivi subito richiusi. Tre giorni di protesta e manifestazione nazionale a Roma il 26 settembre
Conte e la ministra Azzolina devono dimettersi per manifesta incapacità

Classi pollaio con 28-30 alunni, mancanza di spazi, aule, banchi, dispositivi e presidi medico-sanitari in grado di garantire il distanziamento ed evitare i contagi; decine di migliaia di studenti costretti a rimanere a casa ancora alle prese con la didattica a distanza o a fare lezione nei teatri, cinema, auditorium, impianti sportivi e perfino nelle tende, negli oratori e nelle chiese; il caos creato dalla digitalizzazione delle graduatorie provinciali imposta dalla ministra Azzolina “per semplificare le procedure” ha invece paralizzato gli uffici alle prese con punteggi e classi di concorso sbagliate e relativi ricorsi e ad oggi si contano oltre 200 mila docenti precari (70 mila dei quali vantano oltre 36 mesi di servizio e il diritto acquisito all'assunzione a tempo indeterminato secondo la recente sentenza della Corte di Giustizia Europea) e quasi tutto il personale Ausiliario, tecnico ed amministrativo (Ata) ancora in attesa di essere immessi in ruolo o di ricevere l'incarico annuale per uno degli oltre 120 mila posti e cattedre vacanti; dirigenti scolastici mandati allo sbaraglio, obbligati ad aprire gli istituti e i plessi scolastici interpretando ognuno a modo suo e in mille modi diversi le confuse e contraddittorie linee guide diffuse dal ministero dell'Istruzione e le relative indicazioni impartite dal Comitato tecnico scientifico, non ultima quella sul sovraffollamento dei trasporti pubblici locali aumentato fino all'80% della capienza per mancanza di mezzi e risorse: certificano il totale fallimento della tanto sbandierata “riapertura di tutte le scuole di ogni ordine e grado a settembre in presenza e in sicurezza” promessa da Conte, dalla ministra a 5 Stelle Azzolina e da tutto il governo durante il lookdown e ripetuta fino alla vigilia del 14 settembre col chiaro obiettivo di ridimensionare la disastrosa riapertura delle scuole che tra l'altro non è nemmeno ancora avvenuta in tutto il territorio nazionale visto che 5 Regioni (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania e Puglia) hanno posticipato l'apertura al 24 settembre. In Sardegna si riprende il 22, in Friuli Venezia Giulia il 23, mentre “in Sicilia è stata concessa la libertà a tutte le scuole di ogni ordine e grado, comprese quelle che non sono sede di seggio elettorale, di decidere di posticipare la riapertura al 24” e se necessario anche oltre come è già successo in molti altri comuni, soprattutto al Sud, fra cui spiccano: Torre Annunziata, Trani, Andria, Bitonto, Adelfia, Reggio Calabria, Aprigliano, Castiglione Cosentino, Luzzi, Santo Stefano di Rogliano, Pietrafitta e Diamante dove i sindaci sono stati costretti a posticipare l'inizio delle lezioni al 28 settembre con delle apposite ordinanze tutte motivate dall' “alto rischio di contagi, mancanza di spazi, arredi e personale adeguato”. Per non parlare di Torre del Greco e Castellamare di Stabia che per gli stessi motivi sono stati costretti a rinviare l'apertura addirittura al 1° ottobre.
Paradossale anche la telenovela dei famigerati banchi a rotelle, tra l'altro in pieno contrasto con le norme antisismiche, promessi a milioni dalla ministra Azzolina e dal commissario per l'emergenza Domenico Arcuri per assicurare la distanza di un metro fra le “rime buccali degli alunni”. Ad oggi ne sono stati consegnati poco più di 200 mila a fronte dei 2,4 milioni promessi. Molti dirigenti scolastici, convinti di agevolare il ricambio degli arredi, nelle settimane scorse hanno sgomberato le aule e avviato al macero i vecchi banchi e suppellettili ma ora si ritrovano senza banchi e senza rotelle dal momento che, come è stato costretto ad ammettere lo stesso commissario Arcuri: “le consegne stanno andando un po' a rilento” e si concluderanno forse a fine ottobre. Intanto ha fatto già il giro web ed è apparsa anche su tutti i giornali la foto di una classe elementare di una scuola elementare nel pieno centro di Genova dove in assenza di un qualsiasi appoggio, i bambini, per poter scrivere sono stati costretti a mettersi in ginocchio e a usare le sedie come appoggio a conferma che in Italia oltre l’80% degli istituti non sono a norma. Su 40.000 plessi il 60% (70% in Sicilia) non ha neanche l’agibilità. Solo 5.117 edifici (12%) sono vagamente “antisismici” e appena 9.824 (24%) hanno il certificato di prevenzione incendi (Cpi). Figuriamoci le condizioni igienico-sanitarie!
Non a caso si contano già a decine gli istituti, i circoli e i plessi scolastici costretti a richiudere quasi subito i battenti per diversi casi di positività al Covid registrati tra il personale scolastico e gli studenti.
La verità è che siamo di fronte a un caos totale e un clamoroso fallimento dell'azione di governo e della ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina la quale, come il suonatore del Titanic, mentre la scuola affonda nel caos e rischia di innescare una nuova ondata di contagi, invece di rassegnare subito le dimissioni per manifesta incapacità, continua a sfornare decreti, circolari e ordinanze a dir poco astruse e in oltre sei mesi non è stata capace di indire un solo concorso per l'assunzione di nuovi docenti e personale Ata o di avviare un solo cantiere per l'adeguamento e la messa in sicurezza degli edifici scolastici.
Alle stesse conclusioni dovrebbe arrivare anche il premier Conte il quale a fine giugno raccomandò alla ministra Azzolina che bisognava “muoversi per tempo, la scuola è la priorità del governo e non si può fallire”.
E invece siamo arrivati alla riapertura delle scuole senza alcuna garanzia per la sicurezza e l'incolumità dei ragazzi e con la odiosa e discriminatoria didattica a distanza inclusa nell'offerta formativa di ogni istituto e quindi resa obbligatoria in caso di contagio e messa in quarantena di alunni e professori.
Tutto ciò basta e avanza per certificare il totale fallimento dell'azione di governo.
Un disastro annunciato e più volte denunciato nelle settimane scorse da parte degli stessi studenti, genitori, docenti, personale Ata, sindacati di categoria e confederali, già mobilitati in varie città a cominciare da Milano, Firenze e Napoli, e picchetti di protesta dei precari in lotta davanti ai provveditorati. Pieno successo della tre giorni di proteste svoltasi il 24 e 25 settembre da USB, Unicobas, Cub, Cobas Sardegna e OSA per “curare la scuola” che è culminata in Piazza Del Popolo a Roma con la grande manifestazione nazionale di sabato 26 settembre indetta dal movimento di genitori e insegnanti “Priorità alla scuola”, Flc Cgil, Cisl e Uil, Cobas, Gilda, Snals “contro la scuola dimezzata” e per chiedere pìù risorse per l'istruzione pubblica, la messa in sicurezza di tutti gli edifici, la stabilizzazione di tutti i precari e l'assunzione di nuovo personale per far fronte all'emergenza Covid. (Si legga l'articolo a parte)

30 settembre 2020