Con la tre giorni in una Catania blindata
Il razzista Salvini fomenta la piazza per salvarsi dalla condanna
All'audizione preliminare, respinta la richiesta di archiviazione della difesa e della Procura di Catania. Il processo si allarga a tutto il governo ed a Conte. Un migliaio di antifascisti siciliani in piazza contestano duramente il caporione leghista ma anche PD e 5 Stelle.

 
Come Mussolini muoveva le sue squadracce fasciste, l'aspirante duce d'Italia Matteo Salvini ha chiamato i suoi a raccolta nella tre giorni di Catania dall'1 al 3 ottobre, giorno dell'udienza preliminare del processo che riguarda la vicenda dei 130 migranti sequestrati per quattro giorni, sotto il torrido solleone, sulla nave Gregoretti della Guardia costiera italiana nel luglio 2019.
 
La vicenda Gregoretti
Quello di Salvini è a tutti gli effetti un reato abominevole anche perché, quando la Gregoretti accolse a bordo i migranti, era appena entrato in vigore il decreto sicurezza-bis che esclude espressamente il divieto di ingresso in acque italiane e di sbarco alle navi militari italiane che, in quanto tali, non possono essere considerate un pericolo per la sicurezza nazionale.
La nave inoltre, a differenze della Diciotti – per la quale il leader del Carroccio ha alle porte un altro processo - non è un natante attrezzato per operazioni di soccorso in mare, bensì una semplice nave destinata all'attività di vigilanza da pesca, ed è chiara la sua inadeguatezza a ospitare un così elevato numero di migranti, alcuni in condizioni di salute così precarie da essere immediatamente segnalate al Viminale che quindi aveva l'obbligo di farli sbarcare subito.
Nel caso della Gregoretti poi il coordinamento e la responsabilità primaria dell'intera operazione furono assunti dallo Stato italiano su esplicita richiesta di quello maltese.
 
Salvini mostra i muscoli alla magistratura
Come accennato in apertura, l'arroganza di Salvini è arrivata fino al punto di intimidire in modo provocatorio la magistratura catanese: la Lega al gran completo, deputati e senatori, giornalisti compiacenti come Maria Giovanna Maglie e Vittorio Sgarbi, i pezzi da novanta della Regione Sicilia e la schiera di fedelissimi sostenitori, si sono radunati nella tre giorni di dibattiti e incontri promossa negli spazi della vecchia dogana fino al momento in cui la mattina del 3 ottobre, è entrato in aula.
Lo show xenofobo e razzista è culminato nell'incontro “Stop all'immigrazione clandestina e difesa della sicurezza in Italia: un binomio di libertà”. E infine sabato alle ore 10, in contemporanea con l'udienza preliminare, è andato in scena il patetico presidio “Processate anche me”.
Dunque, un richiamo demagogico alla piazza di destra al quale hanno risposto diversi parlamentari di Forza Italia inviati direttamente alla partecipazione da Silvio Berlusconi – che di processi se ne intende -, e una delegazione di Fratelli d'Italia capeggiata dalla fascista Giorgia Meloni, fresca di nomina a presidente dei conservatori europei.
Tuttavia questo grande dispiego di risorse economiche e mediatiche si è rivelato un fallimento e la cosiddetta “Pontida catanese” non è riuscita a trasformarsi nella piazza aggressiva e vendicativa che Salvini auspicava; Il piazzale del porto, dove è stato allestito il palco con la gigantografia “Processate anche me!” è rimasta ben lontana dal riempirsi della feccia nazionalista e fascista chiamata per l'occasione.
 
La grande piazza antifascista siciliana
Agli striscioni con la scritta “Leghisti not welcome” appesi davanti agli ingressi dell’aeroporto etneo già da diversi giorni e ai già annunciati sit-in e dibattiti organizzati dalla rete Mai con Salvini , da Non una di meno , dalla ong Mediterranea e da alcuni partiti della “sinistra” istituzionale, il 3 mattina in piazza Trento a soli 400 metri dalla Procura nella quale era a processo Salvini e sotto uno stretto e asfissiante controllo poliziesco, circa un migliaio di manifestanti provenienti da tutta la Sicilia, fra i quali Centri Sociali, Cobas, PaP, studenti e studentesse, militanti dell'ANPI e dell'ARCI e una delegazione della cellula catanese del PMLI diretta dal compagno Sesto Schembri, hanno contestato Salvini e tutto ciò che rappresenta con decine di slogan e cartelli (Si legga l'articolo a parte).
Alle "giornate di odio e becera propaganda messe in piedi dai leghisti", hanno dichiarato gli attivisti del comitato Mai con Salvini Sicilia , "vogliamo raccontare una terra, la nostra, che non tollera l'intolleranza, la discriminazione e l'odio contro i più deboli”. I manifestanti hanno anche srotolato un lungo striscione sulla strada con la scritta “La giustizia non la fa un tribunale”, e sono state incendiate alcune bandiere di Lega, 5 Stelle e del PD. “Siamo in piazza contro Matteo Salvini – dicono alcuni dei portavoce del movimento – lo stesso che da anni denigra la Sicilia e la sua popolazione e che oggi tenta disperatamente di attrarre a sé i siciliani, chiedendo di andare a difenderlo in piazza, ma non si faranno ingannare da quattro slogan messi in piedi per tentare di salvarsi la pelle”. Tirato in ballo anche il governo Conte, reo di non aver ancora cancellato i decreti sicurezza.
 
Niente archiviazione per Salvini. L'inchiesta si allarga a tutto il governo.
All'udienza preliminare, dopo la nuova domanda di archiviazione della Procura di Catania analoga a quella della prima fase del procedimento, la difesa di Salvini guidata dalla nera Giulia Bongiorno ha chiesto il non luogo a procedere, oltre ad una eventuale audizione dell'attuale Ministro dell'Interno Luciana Lamorgese al fine di sollecitare un approfondimento probatorio da parte del giudice per accertare se le procedure di sbarco indicate nel capo di imputazione siano le stesse seguite tuttora dal governo Conte.
Mentre non ha raccolto la richiesta di archiviazione della Procura di Catania e di Salvini, il gup di Catania ha disposto un'ulteriore attività istruttoria che prevede, tra l'altro, l'audizione dello stesso Conte e dei ministri Lamorgese, Di Maio e degli ex ministri Trenta e Toninelli, tutti fra il prossimo 20 di novembre, data fissata per la prossima udienza nell'aula bunker del carcere di Bicocca, e il 4 dicembre, oltre all'acquisizione di documenti sugli altri sbarchi avvenuti nello stesso periodo.

7 ottobre 2020