Assemblea generale Filctem CGIL provinciale di Firenze
Richiesto lo sciopero generale di 8 ore con manifestazione a Roma sul tema "Il lavoro prima di tutto"

Venerdì 25 settembre si è svolta l'Assemblea generale della Filctem-Cgil provinciale di Firenze presso la Casa del Popolo di San Bartolo a Cintoia, quartiere fiorentino, con all'ordine del giorno la situazione politico-sindacale e l'approvazione del bilancio consuntivo. Davanti a circa 55 delegate e delegati dei settori chimico, tessile, energia e manifatturiero, e alla presenza di Paolo Bruni (responsabile organizzativo della Filctem regionale), ha aperto i lavori il Segretario provinciale Filctem Luca Barbetti.
Egli, confermando ancora una volta la linea politica e sindacale della maggioranza dirigenziale della Cgil, ha affermato che il risultato delle elezioni regionali in Toscana è stato il frutto "della necessità di confermare un modello di relazioni" (propedeutico certamente all'azione concertativa del sindacato stesso). Sulla questione del referendum costituzionale ha poi ribadito che la CGIL "pur non dando indicazioni di voto si era espressa con preoccupazione per un eventuale indebolimento della democrazia e della rappresentanza... e sulla necessità di correttivi alla legge elettorale vigente", facendo così proprie le parole del segretario PD Zingaretti.
Ha proseguito elencando le rivendicazioni del sindacato in Toscana, rimanendo sempre nell'ambito istituzionale borghese, soffermandosi sulla questione occupazionale. Infine ha esaltato il rinnovo del CCNL (Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro) del settore gomma e plastica che ha portato a un misero aumento di 63 euro in 3 anni e 4 mesi, briciole per i lavoratori.
Tra gli interventi svolti dai funzionari sindacali vi era la richiesta ai delegati e alle RSU di vigilare nei luoghi di lavoro affinché vengano rispettate le norme su salute e sicurezza, con particolare attenzione alle richieste padronali sulla flessibilità dell'orario di lavoro (soprattutto riguardo allo "smart working") non derogando con accordi aziendali a quanto disposto dai CCNL. Tutte raccomandazioni giuste, sia chiaro, ma che scaricano ancora una volta tutto il peso e le responsabilità sulle RSU e che, a ben vedere, sono anche la conseguenza di un'azione cogestionaria della CGIL che da anni ha contribuito a indebolire il fronte dei lavoratori. E che a fronte della pandemia non ha risposto adeguatamente nei confronti del governo Conte.
Il mio intervento è partito da un'analisi del voto regionale (tenuta dell'astensionismo, scarsa rappresentatività di chi è stato eletto presidente di Regione, spesso solo da 1/4 degli aventi diritto) e del voto referendario (ha vinto il SÌ, ma 7 milioni e mezzo di NO sono una buona base per le future battaglie democratiche e antifasciste).
Sulla situazione politica e sindacale ho esordito denunciando la dittatura anti-virus del governo Conte, affermando con forza che si deve uscire dalla logica assistenziale mediante investimenti pubblici, per creare lavoro, che i licenziamenti vanno bloccati in modo permanente e che occorre potenziare gli ammortizzatori sociali in modo che nessun lavoratore sospeso rimanga senza stipendio, concludendo che è dannoso e deleterio per le lavoratrici e i lavoratori un nuovo patto sociale collaborazionista, al quale la CGIL non deve assolutamente abboccare. "Anzi, il sindacato si deve fare promotore di uno sciopero generale di 8 ore con manifestazione a Roma, che abbia come parola d'ordine 'Il lavoro prima di tutto' per rimettere al centro i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori!".
Le conclusioni, tenute da Paolo Bruni, non si sono distaccate da quanto espresso nella relazione introduttiva e, come succede da tempo, non rispondevano correttamente allo svolgimento del dibattito, in particolare verso gli interventi critici. Una sorta di ostracismo che serve alla dirigenza sindacale per portare avanti la propria politica.
Al termine della riunione sono stato avvicinato da due operai/delegati che si sono complimentati per il mio intervento e da una delegata che si è detta felice di aver votato NO al referendum (come so di altri delegati) e che si è impegnata per convincere altri a farlo. Segno questo che nella base vi è un forte sentimento che dà stimoli e convinzione per continuare il lavoro sindacale!
Coi Maestri e il PMLI vinceremo!
 
Andrea, operaio del Mugello (Firenze)

7 ottobre 2020