Mentre al referendum sul taglio dei parlamentari il NO arriva quasi al 27%
A Fucecchio per le regionali il 38,4% degli elettori nega il voto a tutte le 15 liste
Il candidato governatore del PD sorpassato da quello della Lega

Redazione di Fucecchio
Nonostante le previsioni che davano il NO fortemente minoritario sono stati in molti i fucecchiesi che si sono recati alle urne per opporsi al taglio della rappresentanza parlamentare. L'affluenza è stata del 73,2%, alta anche per la concomitanza con le elezioni regionali. In alcuni seggi ci sono state delle contestazioni perché a chi rifiutava una delle due schede alcuni presidenti hanno opposto delle osservazioni non sapendo se la legge permetteva di votare solo per una delle due consultazioni.
Il voto è stato abbastanza omogeneo in tutte e 20 le sezioni comunali, si va comunque da un 20% a un 31% di NO per una media vicina al 27% dei voti validi. Un risultato per il NO tutt'altro che sconfortante visto la disparità delle forze in campo e che la propaganda referendaria è stata sottotono, a parte i banchini e i volantinaggi del PMLI si sono mossi soprattutto l'Anpi e l'Arci di zona. La Cgil alla fine ha lasciato libertà di voto. Più di un elettore su 4 non ha ceduto alla propaganda demagogia e populista, passata soprattutto attraverso i media nazionali, e per molti partiti voltagabbana, anche ipocrita e strumentale atta solo raccogliere consensi.
Un voto che ha contraddetto in buona parte le indicazioni dei partiti parlamentari. Peraltro, una buona parte dei SI è stato indirizzato proprio anche contro chi dava questa indicazione, credendo erroneamente di dare un colpo alla cosiddetta casta e ai privilegi dei parlamentari, anziché alla rappresentatività e al parlamento e alla democrazia borghesi.
Assai più accanita è stata la propaganda per l'elezione del nuovo governatore della Toscana.
A Fucecchio, non più feudo PCI e poi PD ma da tempo in bilico tra “centro-sinistra” e destra, sono arrivati tutti i boss della politica nazionale e regionale: da Salvini (con forfait all'ultimo minuto della Ceccardi) al candidato del PD Eugenio Giani (originario della confinante San Miniato) accompagnato da Renzi e Calenda.
In questo caso il PMLI ha indicato di disertare le urne per votare contro le istituzioni borghesi che fanno gli interessi del capitalismo. Una propaganda generosa che stavolta si è trovata a dover lottare contro il richiamo a “serrare le file per fermare le destre” da una parte e al “dare la spallata per cambiare la Toscana” dall'altra, nonostante la similitudine politica dei programmi dei due candidati.
Questo clima da “battaglia decisiva”, ha senz'altro influito sull'astensionismo, che difatti rispetto alle precedenti regionali del 2015 (dove si registrò il punto massimo di non votanti) cala di oltre il 18%.
Nonostante tutto questo non si può evitare di sottolineare come una fetta consistente, ben il 38% dei fucecchiesi, non ha ceduto a questo richiamo. Scelto da oltre 6.500 persone l'astensionismo rimane di gran lunga il primo “partito” della nostra cittadina.
La candidata leghista Susanna Ceccardi ha superato quello del “centro-sinistra” Giani, con il risultato di 47,7% contro il 43,8% ma solo sui voti validi che se rapportati più correttamente all'intero corpo elettorale ci danno percentuali ben più misere di 29,3% e 27%. Gli altri candidati, dopo Irene Galletti dei 5 Stelle al 3,3% (5,8% sui voti validi) sono tutti sotto l'1%.
Rimescolamento tra le liste rispetto alle regionali di 5 anni fa, diversi i responsi se si guarda alle più recenti europee del 2019. Da rimarcare che, pur di fronte a oltre ottocento voti ai soli presidenti, non c'è stato il voto disgiunto, poiché quelli dei candidati e dei partiti in loro appoggio sono molto simili.
Il PD perde 648 voti rispetto al 2015 (-3,7%) così come nei confronti delle europee dello scorso anno. La Lega dell'aspirante duce Salvini aumenta del 9% rispetto a cinque anni fa, ma subisce la stessa perdita e viene ridimensionata rispetto allo scorso anno. Crescono invece i fascisti del partito della Meloni, che portano Fratelli d'Italia al 7,5%. Forza Italia, apparentata all'UDC, rimane stabile attorno a uno scarso 3%. Poco sopra i 5 Stelle che perdono voti sia rispetto alle regionali (-1,9) che alle europee (-4%).
Per quanto riguarda i partiti con la falce e martello nel loro simbolo, sia il PCI di Alboresi che il PC di Rizzo raccattano percentuali attorno allo 0,5%. Un'ulteriore dimostrazione di come risulti oltremodo inconcludente e fuorviante dirottare e svilire le forze nella lotta parlamentare e istituzionale anziché nella lotta di classe.
 

7 ottobre 2020