La corruzione investe anche i più alti vertici del Vaticano
Becciugate
Il cardinale Becciu dava soldi dell'obolo al fratello. Ennesimo scandalo finanziario investe il Vaticano

Dopo le note vicende riguardanti il palazzo di Sloan Avenue a Londra e di alcuni appartamenti di lusso acquistati nella capitale britannica (vedi “Il Bolscevico” n. 24/2020) finisce nell'occhio del ciclone il cardinale Angelo Becciu, accusato di aver dirottato fondi per 700mila euro dall'obolo di San Pietro e dalla Cei verso imprese legate ai suoi fratelli per il tramite della cooperativa Spes, braccio operativo della Caritas di Ozieri (Sassari), diocesi originaria del cardinale, di cui titolare e rappresentante legale è il fratello Tonino.
Il primo versamento, nel settembre 2013, è stato di 300mila euro per ampliare l’attività e ammodernare il forno.
Il secondo, nel gennaio del 2015, ha destinato alle casse della cooperativa altri 300mila euro dopo un incendio,entrambi i versamenti sembrerebbero provenienti dall’otto per mille.
Nell’aprile 2018 altri 100mila euro a fondo perduto per gli adeguamenti delle strutture per l’accoglienza dei migranti,denaro proveniente dall’Obolo di San Pietro, che all’epoca era sotto il diretto controllo di Becciu.
Giovedì 24 settembre Becciu è stato rimosso dal papa (ufficialmente si è dimesso) dalla carica di prefetto della Congregazione delle cause dei santi e dai diritti connessi al cardinalato, con l'accusa di peculato, per il fatto che lo stesso Becciu si trova ad essere già coinvolto nello scandalo londinese e anche perché avrebbe affidato i lavori di arredamento e restauro in alcune chiese in Angola e a Cuba alla falegnameria di un altro fratello, in più avrebbe sponsorizzato presso alcuni enti ecclesiastici l’acquisto della birra “Pollicina”, prodotta dalla società di un altro fratello ancora(eh la sacra famiglia!), che insegna psicologia all’università pontificia salesiana.
Sulle vicende sta indagando la magistratura vaticana, che ha già ordinato arresti e sequestrato conti di finanzieri e monsignori. Ma più in generale a finire sotto accusa è l'intero, oscuro e scandaloso sistema degli affari e degli investimenti immobiliari all'estero del Vaticano. Secondo un'inchiesta del Financial Times , il principale giornale economico-finanziario del Regno Unito, ammonterebbe complessivamente a 100 milioni di sterline il valore di tre immobili di pregio investito dal Vaticano a Londra. Insomma si tratterebbe di un sistema consolidato, precedente alla gestione Becciu, di investimenti sui mercati internazionali che fanno assomigliare il Vaticano più a una società multinazionale capitalistica alla ricerca delle massime rendite finanziarie piuttosto che quella “Santa Sede” che si dice preoccupata unicamente di testimoniare la verità della sua religione e di curare i mali del mondo.
Becciu si difende e si dice estraneo alle vicende ma nel farlo finisce con l'ammettere di essere colpevole: “Non ho dirottato i soldi. La diocesi di Ozieri ha fatto una richiesta di aiuto per la cooperativa Spes, soprattutto per un forno di giovani disoccupati e la Cei l’ha regolarmente concesso. Dove è il male? Certamente io li avrò raccomandati, ma dove sta il male? (sic!) Tanto più che quello che entra va nel fondo Caritas e quindi è controllato dal vescovo. Successivamente, un incendio distrusse tutto e i giovani chiesero di nuovo un aiuto alla Cei. Tanto più che l’assicurazione che ottennero dopo l’incendio fu una cifra irrisoria, soltanto 30mila euro. Per quanto riguarda i 100mila euro dal fondo destinato alle opere di carità di cui in quanto sostituto potevo disporre mi domando anche qui dove è il male? Stavo destinando degli aiuti a vari enti e mi sono detto una volta tanto potrei aiutare anche la mia diocesi e fu destinato alla Caritas di Ozieri (appunto!).”
Sullo sfondo l'irritazione di Bergoglio per la vicenda proprio mentre il Vaticano ambisce all'inserimento nella ''white list'' dei paesi virtuosi in termini di normative antiriciclaggio da parte degli ispettori di Moneyval (l’organismo del Consiglio d’Europa che valuta gli standard finanziari e antiriciclaggio degli Stati), la qual cosa non ha solo una valenza di facciata, ma come si può intuire può valere milioni e milioni di euro.
Dietro la vicenda del cardinale Becciu la partita a scacchi che il Vaticano sta giocando tra le due superpotenze imperialiste, Usa e Cina, con gli americani che, per bocca di Mike Pompeo alla vigilia del suo viaggio a Roma, hanno pesantemente attaccato il vaticano:
“Due anni fa la Santa Sede ha raggiunto un accordo con il Partito comunista cinese nella speranza di aiutare i cattolici in Cina”, ma “gli abusi sui fedeli sono solo peggiorati”, ha dichiarato Pompeo alla rivista neo-con “First Things”, aggiungendo che, se rinnovasse l’intesa, “il Vaticano metterebbe in pericolo la sua autorità morale”.
Il papa ha però confermato l'intesa con il socialimperialismo cinese, avallata nel 2018 dal cardinale Pietro Parolin, di cui lo stesso Becciu è stato il braccio destro, per porre fine all’esistenza delle due chiese cattoliche cinesi: una “patriottica”, i cui vescovi sono nominati da Pechino ma non riconosciuti dal papa, e l'altra “clandestina”, con vescovi fedeli a Roma. Infatti l'ala filoUsa del clero romano scalpita, mons Viganò ha dichiarato che Bergoglio è troppo ''favorevole ai movimenti Antifa e Black Lives Matter, che stanno mettendo a ferro e a fuoco intere città americane”.
Il papa ha deciso di non incontrare Pompeo direttamente e di non posare in foto con lui per non agevolare la campagna elettorale di Trump.
Ennesimo spaccato del marciume e della corruzione delle alte gerarchie ecclesiastiche e della guerra per bande interna al Vaticano nel quadro delle lotta fra i paesi imperialisti per il dominio del mondo.

7 ottobre 2020