Firmato da regione e Trenitalia senza il minimo coinvolgimento popolare e all'insegna di tagli ed esternalizzazioni
Respingiamo il contratto per il trasporto pubblico ferroviario in Toscana
mobilitarsi per un servizio efficiente, sicuro da un punto di vista sanitario e controllato da manutenzione corrente

Dal corrispondente della Toscana
I trasporti in Toscana in gran parte si basano sul trasporto privato su auto alimentate a benzina o diesel, con tutte le implicazioni che comportano in fatto di inquinamento e pericolosità per i numerosi incidenti stradali, al contrario del trasporto pubblico su ferro e gomma, che secondo noi dovrebbe essere l'asse portante sul quale dovrebbero muoversi i trasporti del futuro, anche a fronte di sviluppo delle tecnologie non inquinanti, le auto private dovrebbero ricoprire un ruolo complementare rispetto al trasporto pubblico.
Ci rendiamo conto che malgrado i passi avanti che si possono fare in questa società, grazie alla mobilitazione dei vari movimenti ambientalisti ad iniziare da quello Fridays for Future, la risoluzione della questione potrà avvenire solo con l'abbattimento della società capitalista che ormai ha fatto il suo tempo, che ha al centro il massimo profitto dei grossi gruppi privati a iniziare dalle case automobilistiche, per fare posto alla società socialista con al centro il rispetto della salute e dell'ambiente.
Come d'altronde nel resto d'Italia in fatto di trasporti pubblici, in questi decenni, i maggiori investimenti sono stati rivolti all'Alta Velocità ferroviaria, un'opera faraonica, dai costi immensi per le casse pubbliche, rivolta a un'utenza ricca e privilegiata, lasciando solo le briciole alla parte del trasporto ferroviario regionale, utilizzato prevalentemente da lavoratori e studenti. Tendenza ulteriormente confermata e accentuata dal decreto semplificazioni.
Questa è la realtà con la quale si scontrano i pendolari toscani, che ogni giorno si barcamenano tra disservizi, alti costi e ritardi dei treni.
Ad inizio anno Regione Toscana, responsabile del trasporto regionale, e Trenitalia Spa, al quale esso è affidato, hanno firmato il “Contratto di servizio per il trasporto pubblico ferroviario di interesse regionale e locale” per gli anni 2019-2034.
Non possiamo fare a meno di una considerazione sul metodo di approvazione del piano fatta dai vertici di regione e Trenitalia senza il minimo coinvolgimento della popolazione e dei pendolari in particolare, che poi sono quelli che usufruiscono del servizio e che lo finanziano in una forma o in un'altra. A nostro avviso certe decisioni e atti devono sancirli le masse riunite in assemblea popolare tramite lo strumento della democrazia diretta.
A sentire le dichiarazioni trionfalistiche degli amministratori sembrerebbe che i treni regionali avranno un futuro roseo, con massicci investimenti, con l'acquisto di cento nuovi treni da qui al 2034, buona parte dei quali entreranno in servizio entro il 2023. Annuncio dato in diretta Rai dal Direttore per la Toscana di Trenitalia Gianluca Scarpellini lo scorso 16 gennaio alla stazione ferroviaria di Borgo San Lorenzo, dove le linee che vi fanno capo sono diventate in questi anni uno dei simboli dello sfascio del trasporto regionale.
Scarpellini, contraddicendo quanto detto pochi mesi prima dall'assessore regionale ai trasporti Ceccarelli, in quota PD, ha promesso il ricambio totale degli attuali treni circolanti sulla linea Faentina, tra cui le ormai vetuste ALN68-63 modelli risalenti agli anni '60 del secolo scorso, con i moderni Hitachi ibridi. Se sarà vera la promessa è tutto da verificare, certo non possiamo scordarci i 31 milioni per elettrificare la Faentina, promessi negli anni '90 come compensazione dei danni dei cantieri TAV in Mugello e mai visti. Lo stesso assessore Ceccarelli anni fa promise il mai avvenuto ricambio totale.
Le perplessità da parte dei pendolari sono tante, ad esempio rispetto alla veridicità del dato dei 100 nuovi treni, dei quali 86 da qui al 2023, con una media del materiale rotabile che passerà da 16,3 anni del 2019 ai 7,6 anni nei “cinque anni del primo periodo regolatorio”, con una spesa prevista di 912,6 milioni di euro, dei quali 69 a carico della regione e 843,6 in autofinanziamento Trenitalia. Perplessità alimentate anche dai dati sull'utilizzo previsto del treno. In specifico i tassi passeggeri, previsti in epoca pre-covid: fino al 2023 vanno da un 1% del 2020, allo 0,2% per il 2021, fino allo 0,5% sia per il 2022 che per il 2023. Insomma, con tutti questi milioni d'investimenti promessi, nella maggior parte concentrati nel biennio 2022-23, ci si aspetterebbero incrementi ben maggiori, con un'inversione di tendenza e quindi una consistente diminuzione del traffico privato su gomma.
Nella prima parte del contratto si afferma che Trenitalia “per lo svolgimento di singole attività o specifici servizi attinenti al trasporto può avvalersi di altre aziende od operatori”: leggi esternalizzazione a privati in sub-affidamento di interi settori che non corrisponde certo a servizi migliori dal momento che essa mira principalmente ai profitti. Per esempio, Trenitalia in Toscana, come scritto nell'accordo stesso, ha dovuto “riportare in house” il servizio di manutenzione della climatizzazione delle vetture per le scarse performance delle imprese incaricate in precedenza, ottenendo un netto miglioramento del servizio.
Per quanto riguarda le biglietterie leggiamo: “riduzione del perimetro della vendita diretta” con il “progressivo efficientamento dei costi riferiti al reticolo di vendita diretta e un potenziamento dei canali di vendita alternativi”, leggi dismissione delle biglietterie di cui stiamo già vedendo da tempo i risultati con una marea di chiusure, con interi tratti lasciati senza questo servizio basilare di assistenza e supporto ai viaggiatori e anche volano di promozione del trasporto pubblico. Questo aspetto è ripetuto in varie forme diverse volte nel piano come fosse un mantra! Per cui biglietterie self-service, punti di vendita che sono 4.000 in Toscana (cioè esercizi commerciali privati come tabaccherie, edicole, bar), entro 350 metri dalla stazione con tutto il disagio che comporta: un incentivo a prendere l'auto! Se uno si azzarda a fare il biglietto a bordo del treno si becca la maggiorazione, salvo che non vi sia biglietteria self e punto vendita nel raggio dei famosi 350 metri. Insomma, si promettono centinaia di milioni d'investimenti nei prossimi anni e poi si tagliano dei presidi sul territorio come le biglietterie. Come se i tagli fatti fino ad ora non bastassero, nel contratto sono previsti da qui al 2034 ulteriori tagli al settore cosiddetto commerciale per decine di milioni ogni anno. Inspiegabilmente, sulla linea casentinese Stia-Pratovecchio-Arezzo, lunghezza 44 chilometri, il cui servizio trasporti passeggeri e merci lo cura la Società per azioni “Trasporto ferroviario toscano”, di dimensioni molto più ridotte di Trenitalia, sono attive sei biglietterie.
Tagli previsti anche nelle altre voci per centinaia di milioni, dalla spesa per il personale su cui gravano maggiormente, alla manutenzione (anche se questa voce va interpretata col nuovo materiale rotabile previsto, che si desume necessiterà di minore manutenzione), alle pulizie, all'accesso alle infrastrutture, eccetera. Insomma, taglio dei costi, liberismo spinto al massimo livello malgrado gli ampi ricavi come si ammette nel piano “nel periodo 2016-2019 abbiano avuto un notevole incremento ai quali corrisponde anche una crescita meno che proporzionale dei costi operativi al netto dell'accesso dell'infrastruttura”.
Un altro esempio è il paragrafo 11 dell'art. 17 dedicato alla politica tariffaria: “Resta fermo che Trenitalia si riserva di non aderire a nuovi progetti di integrazione tariffaria e/o modale, qualora gli stessi risultino economicamente penalizzanti per Trenitalia e la Regione non si impegni formalmente a riconoscere i minori introiti”. Una scelta che non va certo nella direzione del trasporto ferroviario regionale e a favore dei pendolari che prendono più mezzi.
Si pensa più ai profitti che al servizio offerto, questa è la logica capitalista attuata dai politicanti borghesi e c'è il serio rischio che venga applicata la parte che riguarda tagli ed esternalizzazioni e disapplicata quella che prevede il miglioramento del servizio con l'acquisto dei nuovi treni.
Nel piano risalta comunque la sempre inalterata priorità all'Alta velocità ferroviaria, un brutto filo che informa surrettiziamente tutte le centinaia di pagine di cui è composto. Oltre a ribadire la nostra contrarietà a nuove opere TAV, chiediamo per le linee già esistenti e il relativo materiale rotabile già acquisito un utilizzo su linee o treni normali sia nazionali che regionali.
In questi mesi si è aggiunta la pandemia sanitaria, che ha visto lo svuotamento dei treni, per il giusto timore dei pendolari del contagio da Coronavirus. Timore più che giustificato, in quanto i treni erano affollati al massimo e presentavano criticità in fatto di igienizzazione, come denunciato più volte dai pendolari. Un vero “paradiso del contagio”, su cui Regione, Trenitalia, ma anche le amministrazioni comunali, in questi mesi non hanno speso una parola; occorre richiedere da parte loro un impegno straordinario per mettere in sicurezza sanitaria i mezzi pubblici, altrimenti continuerà il ricorso all'auto privata, com'è avvenuto da inizio pandemia. La famosa “ripartenza in modo diverso”, della quale si sono riempiti la bocca i vari politicanti borghesi continuerà ad essere solo uno slogan. Oltre al rischio che il minor utilizzo del treno diventi il pretesto a eventuali tagli futuri del servizio, come già successo nei mesi di piena crisi pandemica.
Nel contratto è ribadito l'utilizzo da parte degli utenti di un numero verde dei trasporti istituito dalla regione Toscana una ventina di anni fa per fare, tra l'altro, reclamo per i vari disservizi al quale l'azienda è tenuta a dare risposta entro 30 giorni, pena l'applicazione di una penale di 50 euro a Trenitalia. Il classico specchietto per allodole che le varie giunte regionali e Trenitalia in questi anni hanno utilizzato per smorzare la rabbia dei pendolari e per evitare la mobilitazione di piazza che è la sola strada dalla quale la popolazione delle varie zone della Toscana possa ottenere dei reali miglioramenti del servizio e non tramite reclami telefonici o attraverso il web, forme di protesta che in tutti questi anni hanno lasciato le cose inalterate.
Per quanto detto finora sul piano trasporti, che non assegna il necessario incremento del ruolo del trasporto regionale rispetto all'Alta velocità, per le esternalizzazioni e i tagli, per le esigue certezze sull'acquisto dei nuovi treni, noi esprimiamo parere contrario e invitiamo la popolazione e i pendolari a respingerlo e a mobilitarsi per un servizio di trasporto efficiente, sicuro da un punto di vista sanitario e controllato da manutenzione corrente, i treni regionali insieme al restante trasporto pubblico, usufruito in maggioranza da lavoratori e studenti devono essere il “baricentro dei trasporti”, coscienti che chi ha ridotto in queste condizioni il trasporto locale, siede ancora sugli scranni sia regionali che nazionali.

14 ottobre 2020