Sostituiti con micro appalti
Poste licenzia 421 autisti
Proteste e manifestazioni dei somministrati licenziati

Poste Italiane ha deciso lo scorso mese di maggio di non rinnovare il contratto di lavoro a 421 autisti in tutta Italia che avevano un contratto in somministrazione fino a 23 mesi ottenuto attraverso le agenzie interinali, e i lavoratori licenziati verranno sostituiti attraverso micro appalti.
Alcuni avevano il contratto a tempo determinato, e in questo caso i dipendenti perderanno definitivamente il loro posto, altri a tempo indeterminato, e in quest'ultimo caso l’agenzia interinale dovrà gestire questi lavoratori al di fuori di Poste Italiane.
Per i lavoratori con contratto a tempo determinato ha pesato fortemente il fatto che l'articolo 1 del decreto legge n. 87 del 12 luglio 2018 (il cosiddetto “decreto dignità” che è stato uno dei primi atti legislativi del primo governo Conte), convertito dalla legge n. 96 del 6 agosto 2018, ha stabilito che i contratti a termine che superano i 12 mesi e per i quali non vengono riportate le causali, ossia le motivazioni che rendono plausibile l’assunzione a termine, diventano automaticamente di durata indeterminata, e ovviamente Poste Italiane ha voluto scongiurare il rischio di ritrovarsi personale stabilizzato a tempo indeterminato.
Così tra settembre e ottobre hanno perduto il posto di lavoro 421 autisti solo ed esclusivamente per il fatto che Poste Italiane intende risparmiare ulteriormente sul “costo del lavoro”, appaltando tale servizio a cooperative i cui lavoratori sono costretti a lavorare per 1.200 o 1.300 euro mensili comprensivi di liquidazione e tredicesima con orari che vanno ben al di là di quelli stabiliti dai contratti, senza che, ovviamente, gli straordinari vengano minimamente pagati.
Felsa Cisl, Nidil Cgil e UilTemp avevano indetto già per il 21 luglio una giornata di sciopero con manifestazioni che si erano svolte davanti alla sede nazionale di Poste Italiane e davanti al Ministero dello Sviluppo Economico, e una nuova agitazione era stata proclamata anche per il 21 settembre, con manifestazioni che si sono svolte in numerose città italiane, ma purtroppo Poste Italiane ha tirato diritto confermando i mancati rinnovi dei contratti e i licenziamenti. A Napoli, in un territorio come la Campania dove la situazione occupazionale è già critica e la perdita di ulteriori posti di lavoro diventa realmente drammatica, c'è stata la manifestazione che ha visto una maggiore affluenza, ma la protesta si è fatta sentire anche a Reggio Calabria, Palermo e Campobasso.
È inaccettabile che Poste Italiane spa, una società formalmente privata ma attualmente controllata per il 64,3% da enti pubblici (il 35% delle azioni è in mano a Cassa Depositi e Prestiti e il 29,3% è detenuto dal Ministero dell'Economia e delle Finanze, ossia dallo Stato) speculi sui contratti a tempo determinato al fine di eludere la normativa che lo stesso Stato ha posto in essere al fine di contrastare il fenomeno del precariato.

14 ottobre 2020