Prima storica manifestazione sindacale
I militari manifestano per il diritto ad associarsi in sindacati
Lo Stato maggiore della Difesa minaccia provvedimenti disciplinari

Mercoledì 7 ottobre si è tenuta presso Montecitorio la prima storica manifestazione sindacale dei militari italiani.
Centinaia di lavoratori dell'Esercito, della Marina, dell’Aeronautica, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza mobilitati da 10 sigle sindacali sono scesi in piazza per rivendicare il diritto di manifestare anche per i lavoratori “con le stellette”, in difesa dell'art 39 della costituzione e dalla sentenza 120/2018 della corte costituzionale che riconosce il diritto di costituzione di sindacati anche per i militari e per protestare contro il disegno di legge Corda approvato dalla Camera, ma non ancora dal senato che, a detta degli organizzatori: “non rappresenta quello slancio in avanti che il personale militare auspicava, anzi è addirittura un passo indietro rispetto all’attuale sistema interno della rappresentanza militare” perché “non solo non risponde ai principi alla base di quanto stabilito dall’Alta Corte, ma snatura l’essenza di quanto stabilito dalla Corte Europea per i Diritti Umani (C.E.D.U.) e dal Comitato Europeo dei Diritti Sociali (C.E.D.S.).
La mobilitazione di oggi è stata un modo per dire alla politica che noi non solo rivendichiamo il pieno diritto di esistere, ma anche di assolvere alla nostra funzione nella pienezza delle nostre prerogative. Oltre a tutelare l’interesse del personale che rappresentiamo, tuteliamo anche l’interesse di tutti i cittadini italiani muovendoci nella direzione dell’efficientamento delle Forze Armate e dei Corpi di Polizia ad Ordinamento militare”
Il Segretario generale della Libera Rappresentanza dei Militari (LRB), Marco Votano, ha dichiarato: “Siamo orgogliosi per la buona riuscita dell’iniziativa e per gli attestati di stima pervenuti da CGIL, CISL e UIL, le quali hanno voluto essere al nostro fianco non solo a parole. A oltre due anni dalla storica sentenza della Corte Costituzionale, che diede il via libera alla costituzione di sindacati anche per i militari, attendiamo che il Parlamento approvi una norma che sia in grado di recepirne i contenuti. Vogliamo siano riconosciuti, anche alle nostre OO.SS., i diritti: ad adire il giudice del lavoro per dirimere le controversie di carattere sindacale; a poter determinare autonomamente le modalità con cui selezionare le nostre cariche dirigenziali, senza ingerenze da parte dell’Amministrazione; a poter disporre di distacchi adeguati all’incarico che si ricopre, senza limitazioni prive di un reale fondamento giuridico; ad essere rappresentati in funzione della forza sindacalizzata e non della forza effettiva, come qualunque altro sindacato; a poter contrattare l’articolazione del nostro orario di lavoro e la mobilità del personale, in un contesto di contrattazione paritetico rispetto a quello riconosciuto alle Forze di polizia ad ordinamento civile; a poter svolgere un ruolo attivo nell’ambito dei procedimenti disciplinari che investono i nostri iscritti; a poter esercitare le nostre funzioni all’interno dei nostri reparti, usufruendo di spazi idonei messi a disposizione dall’Amministrazione. Questi ed altri aspetti, che sono stati totalmente disattesi dal c.d. disegno di legge Corda, sono gli elementi indispensabili per dare ad un quadro normativo idoneo a rispondere alla domanda di diritti e democrazia, che si leva da tempo ormai immemore dal mondo militare. Non farlo significherebbe dare vita ad un sistema di ‘sindacati gialli’ subalterni all’Amministrazione del tutto assimilabili alle corporazioni fasciste che pensavamo il paese avesse ormai lasciato alle sue spalle ”.
Secondo Francesco Zavattolo, segretario del Sindacato Italiano Lavoratori Finanzieri: “posso dire con certezza che la manifestazione è andata benissimo nonostante le minacce di provvedimenti disciplinari nei confronti di chi ha scelto di manifestare da parte dello Stato maggiore della Difesa ”.
Il riferimento è alla circolare emessa pochi giorni prima dallo Stato maggiore della Difesa che minacciava conseguenze disciplinari nei confronti dei manifestanti, in spregio alla costituzione e alla sentenza della corte, con l'evidente intento, malriuscito, di intimorire i militari in agitazione e privarli di un loro elementare diritto.
Il successo della manifestazione, nonostante le minacce di misure disciplinari, è la prova provata che anche la gran parte dei lavoratori del settore non gradisce affatto la politica e le iniziative legislative della maggioranza che sostiene il governo del dittatore antivirus Conte al servizio del regime capitalista neofascista e rappresenta quindi un colpo durissimo per il governo (aldilà dei “no comment” volti a ridimensionare la vicenda).
In effetti non si era mai visto in piazza così tanto e combattivo personale militare attaccare frontalmente i vertici del regime neofascista e persino lo stato maggiore della difesa, eterodiretto dallo stesso governo, accusando il parlamento e i massimi vertici militari di attività antisindacale e di neocorporativismo fascista.
La qual cosa dimostra anche che lo Stato borghese non è mai un blocco unico, compatto e monolitico ma è fisiologicamente attraversato da contraddizioni interne che finiranno, grazie alla lotta di classe per il socialismo, per contribuire alla sua distruzione; inoltre in ogni settore lavorativo, perfino fra i militari, vi sono sempre una sinistra, un centro e una destra suscettibili di essere influenzate e neutralizzate dal fronte unito e dall'opera del Partito del proletariato, per i diritti, contro il regime neofascista oggi e gradualmente e dialetticamente nella lotta per il socialismo domani.

14 ottobre 2020