Mentre continuano le proteste dei ciclofattorini contro l'accordo stipulato dal sindacato fascista UGL
Deliveroo minaccia il licenziamento dei rider che non firmano il contratto-pirata

Giovedì 8 ottobre i ciclofattorini d'Italia e di altre 20 nazioni del modo hanno protestato contro quelle che loro stessi definiscono “condizioni miserabili e precarie che le piattaforme digitali gli impongono”. In quella data, e anche il giorno successivo, ci sono state iniziative in decine di città che inevitabilmente hanno messo nel mirino sopratutto il recente accordo firmato dal sindacato UGL con Assodelivery, l'associazione padronale che gestisce le maggiori compagnie di distribuzione di cibo a domicilio.
Queste manifestazioni sono state anche una risposta alle minacce di licenziamento fatte da alcune società ai loro rider se non avessero firmato il contratto pirata sottoscritto dal sindacato fascista. Particolarmente esplicita è stata la britannica Deliveroo, che ha inviato una e-mail intimidatoria ai ciclofattorini per costringerli a dare il loro consenso. “Se non firmerai il nuovo contratto di collaborazione entro il 2 novembre, a partire dal giorno 3 novembre non potrai più consegnare con Deliveroo”. E poi: “Questa e-mail costituisce il preavviso formale della risoluzione del tuo attuale contratto che terminerà il giorno 2 novembre”.
Contro questo ricatto alcune associazioni milanesi di riders hanno aperto anche una battaglia legale. A partire dal fatto che tale accordo non è stato riconosciuto neppure dal Ministero del Lavoro in quanto firmato da un sindacato non rappresentativo. L'associazione “Comma 2 lavoro e dignità” ha intenzione di denunciare Deliveroo alla procura di Milano per estorsione in quanto “Deliveroo sta compiendo un reato perché vuole estorcere ai rider una firma su un contratto che peggiora le condizioni di lavoro con la minaccia di licenziamento, facendo tornare al cottimo”
In ogni caso è la lotta che porta in piazza i lavoratori quella che da i maggiori risultati. Manifestazioni, volantinaggi, sit-in si sono svolti in tutte le maggiori città italiane, messi in campo dai sindacati autorganizzati dei riders e da quelli affiliati a Nidil-Cgil. Riders Union Bologna ha organizzato un presidio nella Piazza Maggiore della città felsinea. “Da anni ci battiamo per un contratto vero che garantisca salute e diritti a tutti i fattorini- si legge nel loro comunicato- Invece qualche giorno fa le grandi piattaforme hanno firmato con Ugl un accordo di comodo che ci toglie anche le poche certezze che avevamo". Ma scioperiamo, "anche come rider di un'economia di piattaforma che ormai ha assunto livelli globali e ovunque replica gli stessi meccanismi di sfruttamento”.
A Torino presidi e volantinaggi in piazza Statuto e in via Livorno, in entrambi i casi davanti al Mc Donald's, organizzati dai Rider Nidil Cgil. Lo stesso sindacato ha organizzato a Firenze una biciclettata per le vie delle città e un presidio in piazza Duomo. Qui Silvia Simoncini, segretaria nazionale Nidil Cgil ha denunciato come si stia “registrando un grande malumore, per l’accordo sottoscritto dall’“Ugl che non li rappresenta, e per le lettere che a scaglioni stanno ricevendo. Vogliamo costruire un’azione sindacale collettiva per affermare diritti e tutele”.
Iniziative di lotta anche nelle piazze di Milano e Palermo. I ciclofattorini non protestano solo contro il contratto firmato da Ugl e i ricatti di Deliveroo, ma anche contro l'introduzione da parte di alcune società del free login, cioè la possibilità per ogni lavoratore di connettersi all'applicazione per ricevere gli ordini in ogni momento della giornata, e la gestione selvaggia dei rapporti di lavoro da parte dei padroni delle piattaforme.

14 ottobre 2020