Ora Conte, Di Maio e Salvini se ne lavano le mani
Tridico (M5S) si raddoppia lo stipendio
Mentre l'Inps non paga ancora la cassa integrazione a migliaia e migliaia di lavoratrici e lavoratori
Deve dimettersi

Mentre decine di migliaia di lavoratori non hanno ancora ricevuto un euro di cassa integrazione per i mesi di fermo durante il lookdawn e altri milioni di lavoratori, pensionati e disoccupati sono letteralmente alla fame a causa della spaventosa crisi economica del sistema capitalista aggravata dall'emergenza sanitaria, il presidente a Cinquestelle dell'Inps Pasquale Tridico, grazie a una norma varata dal governo Conte uno e dai suoi vice Salvini e Di Maio, si è visto più che raddoppiare il già lauto stipendio che, a far data dal 1° ottobre, passa da 62 mila a 150 mila euro l’anno a cui vanno aggiunti anche altri 50 mila euro di arretrati a partire dal 22 maggio 2019 giorno in cui Tridico è stato piazzato a capo del Cda dell'Istituto.
Stesso raddoppio di stipendio e stesso trattamento economico è scattato anche per il presidente dell' Inail Franco Bettoni piazzato al vertice dell'Istituto che si occupa di infirtuni sul lavoro l'11 luglio 2019 su proposta dell'allora Ministro del Lavoro Luigi Di Maio.
A ruota crescono anche gli stipendi dei rispettivi vicepresidenti Marialuisa Gnecchi (Inps) in carica dal 24 febbraio 2020 e Paolo Lazzara (Inail) in carica dal 17 febbraio 2020 per i quali si arriva a 40 mila euro l’anno (60 mila nel caso in cui questi non abbiano le deleghe), mentre per i consiglieri di amministrazione il compenso sale a 23 mila euro.
Una vicenda a dir poco scandalosa non solo sul piano politico ed economico ma soprattutto sul piano morale perché l'aumento è stato deciso proprio da chi è arrivato alla guida dal governo promettendo “moralità e trasparenza”.
Alla chetichella, proprio mentre decine di migliaia di di ammalati da Covid-19 esalavano l'ultimo respiro, soli, abbandonati e senza cure e milioni di lavoratori perdevano il lavoro a causa del lookdown, l'attuale ministro del Lavoro Nunzia Catalfo il ministro dell’Economia Gualtieri hanno firmato il decreto interministeriale per dare il via libera all'aumento di stipendio.
Ma il fatto ancora più scandaloso è che l'iter che ha portato allo scandaloso aumento di stipendio di Tridico e Bettoni è stato avviato dal governo Conte 1 e dai suoi vice a Palazzo Chigi Salvini e Di Maio.
Il decreto ratificato da Catalfo e Gualtieri risale infatti a giugno del 2019, appena un mese dopo l'insediamento di Tridico in Via Ciro Il Grande, ed è stato proposto dall'allora ministro del Lavoro Di Maio. Poi la crisi di governo ha ritardato la nomina del CdA e di conseguenza anche l’aumento di stipendio è slittato.
Ecco perché Conte, Salvini e Di Maio che si autoproclamano paladini della lotta alla corruzione e allo spreco di denaro pubblico usati anche come pretesto per tagliare la rappresentanza parlamentare col recente referendum, adesso che sono stati sbugiardati dai fatti preferiscono non commentare e da perfetti vigliacchi tentano di nascondere la mano con quale hanno firmato questo ennesimo scandalo.
Altro che “abbassare i costi della pubblica amministrazione”!
Conte, Di Maio e soprattutto Tridico, “padre” del reddito di cittadinanza, già finito nel mirino per il blocco del sito Inps nel giorno delle prime domande per i bonus 600 euro, per i ritardi nell’erogazione della cassa integrazione per Covid e per il caso delle indennità per le partite Iva chieste da cinque deputati, la devono finire di far finta di cascare dalle nuvole e rassegnare immediatamente le dimissioni.
Per non parlare del duce dei fascisti del XXI Salvini il quale ha avuto anche la faccia tosta consigliare a Tridico di “chiedere scusa e dimettersi”, ma non prima di aver pagato la cassa integrazione a quei lavoratori che ancora la attendono. O del deputato del M5S esperto di politiche del lavoro e innovazione, Clausio Cominardi, che dal suo blog addirittura stigmatizza l'ondata di indignazione pubblica e esprime “tutta la mia solidarietà a Tridico” perché “il suo stipendio è adeguato e prende molto meno di chi lo ha preceduto”. Sic!

14 ottobre 2020