Mentre le misure governative si rivelano slogan inefficaci
Taranto sprofonda nella disoccupazione
Quella giovanile al 53,7%

Dal corrispondente di Taranto
Taranto è stata una città cardine dell'antichità, fondata dagli spartani divenuta capitale della Magna Grecia. Prima esportatrice al mondo di porpora, cozze e tessuti, ha sempre avuto un ruolo fondamentale, fungendo da porto anche nelle azioni militari. Ma come sappiamo noi tutti, Taranto non è più quella di una volta, non è più il faro del Mediterraneo. Adesso l'antica Taras (il suo nome greco) è il risultato di anni e anni di precariato, disoccupazione, inquinamento. È figlia del capitalismo e del fascismo, di un padronato tracotante che ha smontato mattone dopo mattone tutte le conquiste che i lavoratori avevano conquistato con anni di lotte.
Qui a Taranto i diritti dei lavoratori non vengono mai rispettati, e i sindacati ormai hanno abbandonato la lotta proletaria diventando invece difensori della borghesia, dei padroni.
E la situazione è ancor più grave da quando Giuseppe Conte ha instaurato una dittatura sanitaria, provocando ingenti danni economici, e una crisi che non si vedeva sin dai tempi della seconda guerra mondiale. E a Taranto dove la situazione era già negativa prima, ora è peggiorata notevolmente.
Secondo il “Corriere di Taranto”, la disoccupazione è aumentata del 2,2%, corrispondente a ben 28 mila lavoratori disoccupati in più. E potrebbe notevolemte aggravarsi se non si impediranno i piani della multinazionale Arcelor Mittal, che ha sostituito i banditi Riva nella gestione dell'Ilva e che durante la quarantena ha presentato il nuovo piano industriale che prevede altri 3.200 licenziamenti già nel 2020. Se poi a quest’ultimi si aggiungono i circa 1.800 (di ex Ilva in amministrazione straordinaria) la perdita di posti di lavoro arriva a 5mila.
A dimostrazione del clima antisindacale e dittatoriale instaurato dalla multinazionale indiana in fabbrica si aggiunge il licenziamento di un lavoratore che aveva giustamente denunciato la mancanza di ogni sicurezza sul lavoro per prevenire il contagio da coronavirus.
E questo senza che il premier Conte e il ministro per lo Sviluppo economico Stefano Patuanelli, abbiano nei fatti mosso un dito dispensando solo, da buoni politicanti borghesi, slogan e promesse da marinaio. Nemmeno un muscolo fu mosso, ed è una vergogna per chi ancora crede nella “sinistra” borghese.
Un'altra conseguenza del “lockdown” è stata la chiusura di moltissimi negozi, e il fallimento moltissime piccole imprese familiari, mentre le multinazionali come Amazon ne hanno solo giovato.
I fatti parlano chiaro, la lodatissima “via italiana” contro il covid non ha funzionato, che Conte lo neghi non è una novità, ma sono i fatti che contano e non le parole. Ecco perché noi oggi possiamo vedere a Taranto, secondo le ricerche dell'ISTAT: il 15% degli uomini è disoccupato; il 25% delle donne è disoccupato; il 53,7% dei giovani è disoccupato. Per un totale del quasi 20% dei tarantini.
Dato a dir poco preoccupante contando che, secondo molti istituti di ricerca e di informazione, in futuro sono destinati ad aumentare ancora.
Oltre alla terribile situazione dei proletari, è possibile notare come ancora esista una grande disparità tra uomo e donna nell'ambito lavorativo, salariale e in diritti. Infatti le donne disoccupate sono il 10% in più degli uomini.
Infine, i giovani disoccupati sono il 53,7%, ben più della metà. Desta molta preoccupazione questa enorme percentuale, e lascia intravedere un futuro oscuro per noi giovani. Ci introducono allo sfruttamento sin dai licei, dove con il progetto fascistoide dell'alternanza scuola-lavoro, fanno lavorare nelle fabbriche per 8 ore e a volte di più e senza riposo gli studenti, abituandoli allo sfruttamento e facendoli credere che questa situazione sia normale. Ma normale non è, e non è nemmeno impossibile sconfiggere tutto ciò.
Non è impossibile eliminare lo sfruttamento, il precariato, i licenziamenti, la disoccupazione, le disparità sociali. Tutto ciò è possibile con il socialismo e con il PMLI. Citando il grande compagno Mino Pasca (che a sua volta citò il glorioso Maestro del proletariato internazionale Mao) “Non c'è nulla di impossibile al mondo per chi osa scalare le vette più alte”.

21 ottobre 2020