Grecia, sentenza della Corte penale di Atene
“Alba Dorata è un'organizzazione criminale ricalcata sulle strutture di comando naziste”
La polizia carica con lancio di lacrimogeni i 25 mila manifestanti che esultano dopo la sentenza

 
"Abbiamo vinto una battaglia ma il fascismo non si batte così (...) serve lottare" dichiarava Magda Fyssas, la madre del rapper antifascista ucciso in una aggressione premeditata delle squadracce naziste di Alba Dorata, dopo la decisione della Corte penale di Atene che il 7 ottobre definiva quel gruppo “un’organizzazione criminale ricalcata sulle strutture di comando naziste”. Fuori dall'aula del tribunale una folla di manifestanti, oltre 25 mila ma alcune fonti parlano di molti di più, forse 100 mila, esultava per una sentenza importante, così come i manifestanti riuniti in altre città, da Salonicco a Patrasso in una specie di presidio di massa in piazza, un presidio antifascista che aveva accompagnato e vigilato sulle ultime fasi di un lungo iter giudiziario iniziato cinque anni fa.
Il 18 settembre 2013, mentre erano in corso scioperi e manifestazioni quotidiane dei lavoratori pubblici contro i tagli decisi dal governo di unità nazionale di Samaras, una squadraccia di Alba dorata aggrediva a Keratsini, nel distretto occidentale di Atene, il rapper antifascista Pavlos Fyssas, che moriva per le coltellate ricevute. L'organizzazione neonazista era in piena crescita elettorale, nelle elezioni del 17 giugno 2012 aveva preso quasi il 7% dei voti validi e entrava in Parlamento con 18 deputati; nella Grecia in piena crisi economica e sociale e avviata verso la bancarotta raccoglieva momentaneamente consensi a destra con le sue azioni contro i militanti di sinistra e i migranti, accentuate dopo il suo ingresso in parlamento. Dopo l'omicidio del giovane rapper, la risolutezza della madre, dei suoi amici e dei suoi compagni antifascisti nel chiedere giustizia e nel tenere accesi i riflettori sul caso finito nel dimenticatoio dei maggiori organi di informazione, il coraggio di altre vittime a testimoniare e sostenere le accuse a fronte di minacce di rappresaglie ha portato all'avvio di un processo il 20 aprile 2015. Un processo il cui percorso non è stato facilitato, per esempio con l'incarico a tempo pieno di giudici invece oberati da altri casi, neanche nei suoi primi quattro anni durante i quali a Atene ha governato la "sinistra" borghese di Alexis Tsipras. Alla sbarra 69 imputati, tra i quali i 18 ex deputati e alcuni dirigenti della polizia, incriminati per 4 casi: l'assassinio di Fyssas, il pestaggio e il tentato omicidio di alcuni pescatori egiziani, una serie di aggressioni contro militanti sindacali e di sinistra ma soprattutto le attività del gruppo come organizzazione criminale. Per azioni organizzate dal gruppo dirigente e condotte grazie anche all'impunità garantita da una parte della polizia, come nel caso dell'assassinio del rapper quando gli agenti dei servizi presenti sul posto sono intervenuti solo a omicidio avvenuto.
Non hanno perso tempo invece i poliziotti schierati a Atene dal governo del premier Kyriakos Mītsotakīs di Nuova Democrazia, in carica dall'8 luglio 2019, a usare lacrimogeni e un cannone ad acqua contro parte dei manifestanti che il 7 ottobre esultavano dopo la sentenza fuori dell'aula del tribunale dove si era raccolta una folla di antifascisti, di rappresentanti di tutti i maggiori partiti, financo dal partito al governo, di lavoratori e studenti mobilitati dai sindacati e dalle associazioni studentesche dietro cartelli con su scritto "nazisti in carcere".
Il pronunciamento della Corte penale è stato seguito il 14 ottobre dall'annuncio delle condanne all'ergastolo per l'assassino di Fyssas, di 13 anni per aver guidato un'organizzazione criminale il capo di Alba dorata, Nikos Michaloliakos, e altri sei dirigenti, compreso un eurodeputato, che ha lasciato il gruppo nazista greco e si è avvicinato a quello italiano di Roberto Fiore, di cui sarà chiesta la revoca dell'immunità parlamentare.
Nils Muiznieks, direttore europeo di Amnesty international, dichiarava che "l’impatto di questo verdetto, in quello che è stato un processo emblematico contro un partito di estrema destra con una posizione aggressiva contro i migranti e contro i diritti umani, si farà sentire ben oltre i confini della Grecia”. Giusto, magari a partire dall'Italia dove finora il governo Conte ha significativamente ignorato la richiesta dell'Anpi di sciogliere CasaPound, a fronte "dell’incontrovertibile evidenza di un’organizzazione dichiaratamente fascista che fa dell’uso della violenza e dell’intimidazione lo strumento principale di affermazione politica e sociale".

21 ottobre 2020