Cosenza
Pestaggio mafioso al giornalista Santagata
Il giornalista di Iacchitè denuncia l'esistenza di una cupola politico-mafiosa al vertice della Calabria
Sit-in di solidarietà davanti alla sede del giornale

 
Martedì 8 settembre a Cosenza, in via Miceli, è stato aggredito a calci e pugni il giornalista Michele Santagata, il quale insieme a Gabriele Carchidi è il fondatore del giornale antimafioso online “Iacchitè”.
I malavitosi hanno aggredito Santagata in riferimento agli articoli pubblicati riguardanti il sindaco di Rende (Cosenza) lo squallido, trasversale e mafioso avvocato Marcello Manna (oggi travestito da “civico”), accusato dalla Procura di Salerno di aver corrotto un giudice per salvare dalla galera il boss Francesco Patitucci della 'ndrina Lanzino-Rua di Cosenza.
Secondo i magistrati salernitani Manna avrebbe corrotto il giudice della corte d'appello di Catanzaro, Marco Petrini, arrestato pochi mesi fa perché vicino alla 'ndrangheta, il quale avrebbe ricevuto in tre occasioni dal sindaco Manna mazzette per ribaltare la sentenza di primo grado di condanna a 30 anni del boss Patitucci per l'uccisione del boss Luca Bruni, avvenuto nel gennaio 2012, assoluzione poi puntualmente avvenuta con una vergognosa sentenza emanata appunto dallo stesso Petrini.
Manna, l'avvocato Luigi Gullo, Petrini e Patitucci sono accusati di corruzione con l'aggravante mafiosa, anche se il Gip di Salerno, Pietro Indinnimeo, sulla vicenda ha respinto l'arresto di Petrini, perché giudicato “inattendibile” nelle sue accuse a Manna di aver ricevuto denaro da lui, cosa particolarmente inquietante (come sostengono su Iacchitè) primo perché non spetta al Gip in termini procedurali prendere questa decisione, secondo perché appare come il tentativo, in seno alla Dda di Salerno, della potente massomafia cosentina di delegittimare Petrini, poiché capace di rivelare ai magistrati una serie infinita di porcherie riguardanti giudici, mafiosi e politicanti borghesi locali.
Petrini e Manna sono accusati dai magistrati salernitani di corruzione e atti contrari ai doveri d'ufficio anche per la vicenda riguardante “l’annullamento di un decreto di sequestro, con conseguente revoca della confisca, nei confronti di Antonino Ioele”.
Il passaggio di denaro tra i due è provato da diverse foto, intercettazioni telefoniche e video risalenti al maggio 2019 e al ritrovamento in casa di Petrini di diverse migliaia di euro in contanti dei quali non è riuscito a dare nessuna giustificazione.
Di fronte alle prove schiaccianti e al clamore crescente suscitato nell'opinione pubblica il boss Patitucci, ormai consapevole del suo ritorno in carcere, con la complicità del sistema di potere criminale cosentino, avrebbe deciso di farla pagare cara al giornale online, particolarmente attento alla vicenda, facendo aggredire Santagata in pieno giorno, nel centro della città, di fronte a decine di testimoni e a pochi metri dalla procura, dai suoi picciotti mafiosi al grido (in dialetto cosentino) di: “togli subito le foto di Manna e non scrivere più niente su Patitucci, altrimenti la prossima volta ti tagliamo la testa”.
La spedizione punitiva è stata anche ripresa dalle telecamere di alcuni negozi limitrofi.
Riguardo a Manna sono note da anni le sue “prodezze” corruttive nei confronti della magistratura, fin da quando arruolava falsi “pentiti” per smontare le accuse contro i mafiosi da lui protetti nell'ambito dell'inchiesta Garden dei primi anni 2000, con la complicità dei magistrati cosentini Serafini e Spagnuolo, responsabili di aver trasformato la procura del capoluogo bruzio in un vero e proprio porto delle nebbie al servizio della borghesia e della 'ndrangheta.
Dopo l'accaduto diverse persone si sono accalcate presso la sede della testata online e il 12 settembre si è tenuta un'importante manifestazione, sempre in via Miceli, alla quale hanno partecipato centinaia di persone provenienti da tutta la provincia cosentina.
Santagata, ferito e visibilmente provato dall'aggressione, ha dichiarato ad alcuni giornalisti: “Noi da quando abbiamo iniziato l’esperienza con il sito abbiamo sempre sostenuto che gran parte della regione Calabria è governata da una cupola 'masso mafiosa', che gestisce la vita pubblica di ognuno di noi in ogni aspetto, sociale culturale ed economico. Le prove di questa cupola sono evidenti ed emergono da letture di fascicoli d’inchieste e ricostruzioni che abbiamo negli anni effettuato”... “Non avere paura è da idioti. Io convivo con la paura perché mi fa stare sveglio e solerte rispetto alla vita di tutti i giorni. Avere paura è anche umano. Subire un’aggressione di quel genere sembra quasi un film, ma poi ti accorgi che è realtà ed è capitato a te. Ma comunque continueremo a raccontarla questa realtà”.
Il collega Carchidi ha poi aggiunto davanti alle telecamere: ''Ci muoviamo in un sistema che è completamente dominato dal malaffare e dalla corruzione, diventa difficilissimo non solo fare informazione ma anche vivere una vita normale..''
Come da sempre denunciato dal PMLI e da “Il Bolscevico” le mafie sono generate dal capitalismo, la loro centrale direttiva e di comando si trova dentro la classe dominante borghese e dentro lo stato ad essa asservito (come dimostra il marciume presente nella magistratura borghese ormai completamente sottomessa all'esecutivo, secondo i piani della P2) e potranno essere liquidate e distrutte solo con il socialismo e la conquista del potere politico da parte del proletariato.
In questo quadro urge rilanciare con forza il fronte unito antimafioso, per la libertà di stampa e d'informazione, lottando contro il governo del dittatore antivirus Conte al servizio del regime capitalista neofascista e della Ue imperialista, contro la giunta regionale borghese, neofascista e filomafiosa di Jole Santelli di FI e delle giunte provinciali e comunali locali espressione dei partiti borghesi e filomafiosi con e senza le stelle.
Occorre creare le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo, basate sulla democrazia diretta, la parità di genere e a carattere permanente: le Assemblee popolari e i Comitati popolari.
Ovviamente dal fronte unito vanno esclusi” la magistratura corrotta e i finti antimafiosi da strapazzo, i quali anche in questa vicenda non hanno perso l'occasione per cercare di rifarsi una verginità, ormai irrimediabilmente perduta.
Il riferimento è a diversi giornalisti calabresi che oggi solidarizzano con Iacchité, ma il cui vero mestiere è quello di servire, al di là delle apparenze, la borghesia, la 'ndrangheta e i politicanti borghesi locali di destra e di “sinistra”, oscurando completamente, anche a livello locale, il PMLI.
Ai coraggiosi giornalisti cosentini Santagata e Carchidi esprimiamo la solidarietà militante e antimafiosa di tutto il PMLI e de “Il Bolscevico”: è prezioso e deve continuare il loro coraggioso lavoro giornalistico e le loro importanti denunce.

21 ottobre 2020