Promossi il 24 ottobre dall'Assemblea nazionale delle lavoratrici e dei lavoratori combattivi e con l'adesione del Coordinamento nazionale delle sinistre di opposizione.
Presidi davanti alle sedi di Confindustria
Il PMLI presente attivamente a Milano, Torino e Napoli. La Cellula "Vesuvio Rosso" condanna le "forze dell'ordine" dal manganello facile della ministra Lamorgese.
Il 23 ottobre sciopero nazionale della logistica indetto dai sindacati Si Cobas e Adl Cobas

Giornata di mobilitazione in molte città italiane quella di sabato 24 ottobre. Come deciso dall'Assemblea nazionale delle lavoratrici e dei lavoratori combattivi riunitasi a Bologna il 27 settembre, tutte le organizzazioni sindacali e politiche che riconoscono la necessità di un fronte unico anticapitalista sono state invitate a manifestare sotto le sedi di Confindustria. Si tratta dell'inizio di un percorso che prova a sfidare l’attacco di classe che arriva da governo e padroni che stanno cercando di scaricare i costi della crisi pandemica sui lavoratori e le masse popolari, e che porti in tempi brevi a un vero sciopero generale.
 

Iniziative in 20 città
Le manifestazioni più importanti si sono tenute a Milano, Torino e Napoli, dove ha partecipato anche il PMLI (vedi articoli a parte), e a Piacenza. Iniziative sono state organizzate in molte altre città (in totale 20) come Brescia, Bologna, Roma, Taranto, Palermo e anche in piccoli centri come Viterbo. In alcune realtà, come ad esempio Genova e Mestre, si sono svolte invece delle assemblee territoriali. Nel capoluogo partenopeo la polizia ha caricato violentemente i manifestanti.
Alla giornata di lotta ha aderito il Coordinamento nazionale delle sinistre di opposizione, costituito a Roma a fine 2019, perché “ne condivide le rivendicazioni, a partire dalla riduzione dell'orario di lavoro a parità di paga e dalla patrimoniale sulle grandi ricchezze. Ne condivide l'impianto unitario: cioè la ricerca della più ampia unità d'azione tra tutte le organizzazioni della sinistra di classe, politica e sindacale, fuori da ogni logica autocentrata e settaria. È la stessa impostazione su cui si è mosso il nostro coordinamento nell'ultimo anno”.
Nelle manifestazioni e sit-in tanti striscioni con la scritta “noi la crisi non la paghiamo, la paghino i padroni” a denunciare come “al di là delle chiacchiere e della propaganda, si pensa di destinare la gran parte dei fondi del Recovery Plan alle ristrutturazioni produttive necessarie al capitale per contrastare la crisi in corso dal 2008, a infrastrutture e grandi opere al servizio delle imprese o direttamente nelle tasche dei padroni sotto forma di sgravi e incentivi”. Forti critiche sono state indirizzate alla gestione della ripresa dei contagi, che sta evidenziando come il governo e le amministrazioni locali si trovano a fronteggiare la nuova emergenza con un sistema sanitario disastrato come in primavera e con il personale sanitario senza contratto.
Intanto i padroni, Bonomi e la Confindustria vogliono piena libertà di licenziamento e si sentono talmente forti, si legge nell'appello che invitava alla mobilitazione, “da far saltare i tavoli di trattativa sui rinnovi contrattuali, come dimostra il caso eclatante del CCNL metalmeccanici, con lo scopo dichiarato di ottenere dei contratti-farsa, senza alcun aumento salariale e con l’imposizione di forme sempre più brutali di precarietà e di sfruttamento”.
Quindi tra le richieste principali ci sono quelle del rinnovo immediato di tutti i Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro scaduti, con forti aumenti salariali e forti disincentivi ai contratti precari e a termine, il blocco dei licenziamenti, la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, salario medio garantito a disoccupati e precari e integrazione della Cig al 100%. Altri punti della piattaforma sono: patrimoniale sulle grandi ricchezze per rilanciare la sanità, la scuola pubblica, i trasporti e i servizi sociali, regolarizzazione di tutti i lavoratori immigrati l’abolizione dei decreti sicurezza, che reprimono anche dissenso e conflitto sociale. Il rifiuto della cosiddetta autonomia differenziata, l'annullamento delle spese militari e riconversione di tutta la filiera dell’industria bellica e militare.
Infine, ma non per importanza. La piena tutela della sicurezza sui luoghi di lavoro con nuovi e stringenti protocolli per la prevenzione del contagio da Covid 19, gestiti da comitati e rappresentanti eletti da lavoratori e lavoratrici.
 

Lo sciopero della logistica
Il giorno precedente, venerdì 23 ottobre, un'altra importante iniziativa è stata promossa dai sindacati Si Cobas e Adl Cobas. Si tratta dello sciopero nazionale della logistica, settore in cui le due organizzazioni non confederali sono particolarmente attive e radicate. Il contratto nazionale è scaduto il dicembre scorso e la trattativa si è interrotta dopo l'inizio del Covid.
I padroni, interpretando i decreti governativi a modo loro, hanno comunque lavorato nel settore della logistica mettendo a rischio la vita del personale e negando, nella maggior parte dei casi, la possibilità che si facessero con i due sindacati protocolli più stringenti a difesa della salute dei lavoratori. Nel loro comunicato si denuncia la ristrutturazione dell’apparato produttivo e distributivo con un aumento della disoccupazione e una riorganizzazione del mondo del lavoro che punterà a usare sempre di più il ricatto della crisi da Covid per bloccare ogni richiesta di miglioramenti.
Si Cobas e Adl Cobas intendono dare un segnale forte a tutto il mondo della logistica per far capire che non intendono accettare ricatti in un settore che ha risentito solo in minima parte della crisi, con situazioni che hanno visto anche un incremento della movimentazione. Nonostante il cattivo tempo e la nuova ondata di Covid, i lavoratori hanno risposto con generosità all'appello con decine di manifestazioni e sit-in in molte città o luoghi di lavoro come magazzini e depositi, sopratutto nel Centro-Nord Italia dove sono concentrate le maggiori società del settore.
Queste sono alcune delle richieste avanzate dai due sindacati: titolarità dei Cobas nella contrattazione nazionale, clausola di salvaguardia anche per il personale viaggiante, superamento definitivo della figura del socio lavoratore, estensione generalizzata dei miglioramenti ottenuti in alcuni magazzini, salvaguardia della salute, graduale riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario e maggiorazione del lavoro notturno, ripristino articolo 18 e tutele economiche per eventuali riduzioni di lavoro, calcolare il tempo di impiego come tempo di lavoro cancellando l'attuale discontinuità che limita l'attività dell'autista al suo effettivo compito.
 

28 ottobre 2020