Lettere


Mao vero continuatore e interprete del marxismo-leninismo ci dà indicazioni preziosissime, necessarie e attualissime per i marxisti-leninisti di oggi
Come ogni testo pubblicato da "Il Bolscevico" è importante quello di Mao sui marxisti-leninisti, posto in prima pagina nel n. 35, esso ha un'importanza cruciale: si tratta di un'esortazione-indicazione fondamentale del Maestro Mao. È un testo del 1957, anno particolarmente creativo sul piano teorico per Mao, che in quell'anno scrive anche, tra l'altro, "Sulla giusta soluzione delle contraddizioni in senso al popolo" (27 febbraio 1957, discorso all'XI sessione allargata della Conferenza suprema dello Stato, pubblicato dal Comitato centrale del nostro Partito nel 1998, per celebrare il 105° Anniversario della nascita di Mao; si tratta di una delle cinque opere fondamentali marxiste-leniniste necessarie per trasformare il mondo e noi stessi).
Ma vediamo un po' che anno era, questo 1957:
1) prima di tutto l'anno precedente era stato quello della dichiarazione di revisionismo da parte di Krusciov al CC del PCUS, nel quale aveva rinunciato alla lezione di Stalin contro il revisionismo nell'URSS, in Cina, ma anche in tutta Europa. Ciò è chiaramente espresso quando Mao, a metà novembre 1956 parla delle "due spade, l'una è Lenin, l'altra Stalin", di cui la seconda, appunto Stalin è stata abbandonata dai russi, come anche praticamente, Lenin: "Il rapporto di Kruscev al XX Congresso dice che è possibile ottenere il potere politico attraverso la via parlamentare, vale a dire che non è più necessario per gli altri paesi seguire l'esempio della Rivoluzione d'Ottobre. Una volta aperta questa porta, si è praticamente rigettato il Leninismo " (Discorso alla II sessione plenaria dell'VIII Comitato centrale del PCC, 15 novembre 1956).
Ecco il risorgere, nel testo citato sopra, in esergo al n. 35 del nostro giornale, dell'individualismo e del liberalismo, ecco anche la necessità di condannare tali degenerazioni revisionistiche sanzionandole ("dovuti provvedimenti e, nei casi più gravi, sanzioni disciplinari"). Ancora, sempre nel 1957 e a proposito di quanto denunciato sopra, afferma Mao: "Certi si credono sapienti per aver letto qualche libro marxista ma le loro letture non penetrano, non mettono radici nel loro spirito, essi non sanno usarle e i loro sentimenti di classe restano immutati. Altri sono pieni di boria: per poco che abbiano letto, si credono qualcuno e si gonfiano d'orgoglio. Ma quando soffia la tempesta la loro posizione si rivela molto differente da quella degli operai e della maggior parte dei contadini lavoratori; essa è vacillante quanto questa è ferma, equivoca quanto questa è netta " (Intervento alla Conferenza nazionale del Partito comunista cinese sul lavoro di propaganda, 12 marzo 1957). Ecco il rischio che è tale soprattutto (ma non solo) per gli intellettuali: quello di aver capito tutto del marxismo-leninismo, di saperlo applicare in ogni frangente, rivelandosi poi però incapaci di comportarsi coerentemente nella lotta politica. Un rischio che si è rivelato drammaticamente tale quando si tratta di scegliere.
2) Gli anni ‘50 e particolarmente la loro seconda metà era caratterizzata dalla guerra fredda, dalla corsa allo spazio nella quale l'imperialismo Usa si contrapponeva al revisionismo comunque imperialistico dell'Urss kruscioviana e quindi per l'unica realtà realmente rivoluzionaria, la Repubblica Popolare cinese, si poneva il problema di costruire il socialismo su solide basi, come appunto molto ben esemplificato nel citato testo "Sulla giusta soluzione delle contraddizioni in senso al popolo": "Ma questo cosiddetto sistema bipartitico non è che un mezzo per mantenere la dittatura della borghesia e in nessun caso può salvaguardare la libertà dei lavoratori. Infatti, libertà e democrazia esistono solo in concreto, mai in astratto ".
Come si vede, Mao, vero continuatore e interprete del marxismo-leninismo, spiegando come applicare il marxismo-leninismo alla realtà dell'epoca, ci dà indicazioni preziosissime, tanto necessarie quanto attualissime per capire la realtà di oggi.
Eugen Galasso - Firenze
 

Essere antistalinisti significa essere fortemente anticomunisti
Mi sono reso conto che essere antistalinisti significa essere fortemente anticomunisti. Purtroppo io ho una storia di quasi 17 anni di adesione al PRC perché sono stato male consigliato. Continuo a stampare settimanalmente “Il Bolscevico” a partire dai primi di gennaio del 2014.
Giancarlo - Padova
 

Ancora una volta, la chiesa si dimostra essere dalla parte del capitalismo e della borghesia
L'enciclica papale è l'ennesimo tentativo, mal riuscito, di voler dare una spiegazione ai problemi della povertà e della proprietà privata, senza però andare alla radice del problema; il papa auspica una fraternità universale, ma sbaglia bersaglio perché non elimina le classi ma le giustifica pienamente.
Allora in che modo si potrà avere una fraternità universale finché saranno vivi il capitalismo e le classi? Finché si giustificherà la borghesia come essenziale nella società, come si potrà avere l'uguaglianza di tutti? Il problema è che finché ci saranno questi mali nella società, parlo, cioè del capitalismo, della borghesia e della disuguaglianza, mai si raggiungerà la libertà individuale e sociale e, purtroppo, si inculcherà nel popolo che l'idea di Dio servirà a risolvere ogni problema.
Ancora una volta, la chiesa si dimostra essere dalla parte dei potenti e dei più forti, dalla parte del capitalismo e della borghesia. Sono certo che la vera fraternità si possa raggiungere solo seguendo le direttive del comunismo e restituendo ai popoli la libertà che il capitalismo non può certo offrire.
Ema - provincia di Napoli

28 ottobre 2020